Il mistero Hayat Boumeddiene

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-01-11

Ricercata per l’attentato a Montrouge e per il ruolo nell’assedio al supermarket kosher, secondo alcune fonti era però in Siria dal 2 gennaio. Il passato di controllati dei fratelli Kouachi e quella sentenza: «Poco pericolosi…»

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Le fotografie la ritraggono vestita di un velo nero che copre completamente il corpo tranne gli occhi. Hayat Boumeddiene, la compagna di Amedy Coulibaly che aveva sposato con rito religioso musulmano, è attualmente ricercata dalla polizia francese per aver partecipato alla strage. Ma secondo una fonte della polizia la donna è andata in Turchia il 2 gennaio, e di lì ha passato il confine con la Siria. Ricercata per il suo presunto ruolo nella sparatoria perpetrata da suo compagno a Montrouge (a sud di Parigi, un morto) e un possibile aiuto per la presa di ostaggi nel negozio kosher (quattro morti), era molto probabilmente già in Turchia al momento fatti, secondo una fonte francese contattato da AFP.

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La rete di contatti di Said e Chérif Kouachi e Amedy Coulibaly (Corriere della Sera, 11 gennaio 2015)

IL MISTERO HAYAT BOUMEDDIENE

«È arrivata in Turchia il 2 gennaio, crediamo che si trovasse a Urfa, nel sud est del paese, una settimana più tardi. Ora si trova in Siria», secondo una fonte della sicurezza turca citata sempre da AFP. La spettacolare immagine di lei che punta la balestra, originariamente pubblicata dal quotidiano Le Monde, è in contrasto con quella che ha diffuso la polizia francese, e che mostrauna giovane donna con i capelli castani e la faccia da bambina, interrogata dalla polizia nel 2010 per colpa di Coulibaly. La polizia dice che è probabile che sia “armata e pericoloso”. Hayat Boumeddiene è sospettato di essere complice di Amedy Coulibaly nell’assassinio di un poliziotto giovedi a Montrouge. Questo omicidio era avvenuto mentre le forze di sicurezza francesi continuavano la loro caccia ai due aggressori di Charlie Hebdo, i fratelli Sharif e Said Kouachi, che si sono rivelati collegati a Amedy Coulibaly. La polizia sospetta che sia coinvolta anche nella presa di ostaggi guidata dal suo compagno in ebraico supermercato est di Parigi, nel corso della quale quattro persone sono state uccise. I fratelli Kouachi e Amedy Coulibaly hanno sostenuto la loro appartenenza, rispettivamente, ad al-Qaeda in Yemen e allo Stato islamico.

Spiega il Corriere:

Di origine algerina, sei fratelli, la madre è morta nel 1988, quando aveva sei anni. Avrebbe cambiato leggermente il cognome per farlo suonare più francese, da adolescente ha lasciato la famiglia e ha rivisto il padre solo per presentargli Amedy. La foto diffusa dalla polizia mostrala ragazza di 26 anni con i lunghi capellineri. Nell’album della coppia è quasi sempre coperta dal velo. Come racconta in un interrogatorio del 2010, si considera molto più religiosa del marito anche se è per lui ad aver scelto di votarsi alla fede («mi ha dato molti libri da leggere»). Lascia il lavoro di cassiera, resta in casa. «Non ho neppure partecipato al matrimonio perché l’Islam non obbliga la donna a farlo. È andato mio padre per me. Amedy non è fervente, gli piace divertirsi, non indossa i vestiti tradizionali. Dovrebbe andare a pregare in moschea tutti i venerdì, è già tanto se si presenta ogni tre settimane».
La donna non è mai stata condannata o accusata formalmente. Gli investigatori l’hanno sempre convocata per cercare di ottenere informazioni su Coulibaly, come nell’indagine su lpiano per far evadere Smain Ait Ali Belkacem, in carcere a vita per gli attentati alla metropolitana di Parigi del 1995, organizzati dal Fronte di salvezza islamico algerino. Amedy viene condannato e quando esce di prigione torna a vivere da lei.

Il procuratore di Parigi Francois Molins, ha rivelato venerdì che un collegamento costante esisteva tra Chérif Kouachi e Amedy Coulibaly. La moglie di Kouachi, Izzana Hamyd, è stato arrestata mercoledì dalla polizia. Secondo il procuratore Izzana Hamyd ha “fattopiù di 500 chiamate nel corso dell’anno 2014, con la compagna di Coulibaly.” Amedy Coulibaly e la sua compagna sono stati visti insieme a Parigi giovedì sera, alla vigilia della presa di ostaggi, ha detto sabato una fonte vicina alle indagini. Sono stati visti da testimoni “prendere un taxi”, e “hanno trascorso la notte insieme”, ha assicurato questa fonte. Come sia possibile tutto ciò mentre Hayat era in Turchia è un mistero inspiegabile. La  Boumeddiene aveva accompagnato Amedy Coulibaly quando quest’ultimo era andato da Djamel Beghal, nel sud della Francia, dove il santone dell’Islam radicale era agli arresti domiciliari.
 
SORVEGLIATI, MA CONSIDERATI POCO PERICOLOSI
E Beghal viene considerato il ‘cattivo maestro’ che lega Coulibaly ai fratelli Kouachi, anche loro suoi discepoli.  La donna fu interrogata dalla polizia dopo l’arresto del compagno accusato di aver partecipato al tentativo di evasione di Smain Ait Ali Blekacem, responsabile di una serie di attentati nel 1995. Riguardo agli incontri con Beghal, affermò che “ad Hamza abbiamo rivolto domande sulla religione”. In quell’occasione, Hayat disse di aver l’intenzione di trasferirsi in un paese arabo per studiare l’arabo classico. Marco Imarisio racconta come i tre fossero sorvegliati dalla polizia francese, che però li reputava poco pericolosi:

«Metà jihadista, metà piccolo delinquente». Il tono è di derisione,ma le parole contengono qualche verità, e con il sempre facile esercizio del senno dipoi diventa invece difficile capire come sia stato possibile che la sorveglianza, fisica e telefonica,sui due fratelli Kouachi,autori del massacro a Charlie Hebdo, sia stata del tutto abbandonata a partire dal luglio 2013 per Chérif e dall’inverno seguente per Said, il maggiore.C’erano altre priorità, è la risposta data ieri dal ministero dell’Interno, che spiega come entrambi fossero ormai in apparenza rientrati nella piccola criminalità, dediti a piccoli traffici di droga e al contrabbando. Da allora, solo un breve ritorno di attenzione nei confrontidi Said, nell’estate del 2014, subito declassato a pratica da commissariato di quartiere. Dopo, soltanto dopo che le appare sempre chiaro. L’inchiestasulla rete di reclutamento pariginaper la Siria che nel maggio 2010 mette insieme per la prima volta i nomi di Coulibaly ,detto Doly, a quello dei fratelli Kouachi, legandoli ai pionieri del jihadismo francese, apreanche una finestra su una mutazionein corso senza seguirla fino in fondo, con nomi e localitàche poi diventeranno ricorrenti in questi giorni drammatici.Buttes Charmont è un parco pubblico del XIX arrondissement con vista sulla basilica diMontmartre, diventato sinonimo della banda che nel 2005 tentava di esportare aspiranti jihadisti in Iraq, faccenda chesegnò il debutto al disonore delle cronache di Chérif, condannato a tre anni di detenzione.Nel 2010 diventa anche il ritrovodelle passeggiate serali del più piccolo dei fratelli Kouachi con la taciturna moglie al seguito, accompagnati dal suo nuovo amico, conosciuto in carcere, Amedy Coulibaly, e dalla sua compagna, Hayat Boumeddiene.Gli investigatori li sorvegliano mentre passeggiano e scherzano, rilevano come i maschi non disdegnino qualche spinello, con le donne che camminano sempre due passi indietro agli uomini.

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