Attualità

Mille euro per arrivare in Italia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-04-20

La tariffa, scontata, per un viaggio su un barcone dalla Libia. «Mille euro se ti pigi con altri settecento disperati e rischi d’affogare poche miglia in là, il motore guasto, aspettando che qualche nave raccolga l’Sos lanciato dagli scafisti via satellitare. I bambini, bontà criminale, qualche volta pagano meno»

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Mille euro per un viaggio. Questa la tariffa, scontata, per affrontare un viaggio dalle coste della Libia all’Italia come quello che ieri ha portato alla morte di 700 migranti nel canale di Sicilia. Mille euro per un barcone con un migliaio di altri disperati che si butterà in mare sperando di arrivare sulle coste dell’Italia e da lì cominciare una nuova vita. Le tariffe per l’ecatombe di migranti odierna sono queste. Gli effetti li vediamo ormai tutti i giorni.  Nel naufragio di un barcone, di circa 20 metri, sono morte centinaia di persone; le prime stime fatte dalla Guardia Costiera parlavano di 700 persone, ma la testimonianza di un sopravvissuto, portato in elicottero all’ospedale di Catania, parla di 950 persone a bordo.

immigrazione sbarchi 2015

L’infografica del Corriere della Sera sugli sbarchi del 2015


MILLE EURO PER ARRIVARE IN ITALIA
Si tratterebbe della più grave sciagura del mare dal dopoguerra, peggiore anche della strage di Lampedusa (Agrigento) del 3 ottobre 2013, che fece 366 morti e 20 dispersi. I numeri devono ancora essere verificati, ma la Guardia Costiera ha confermato che il barcone che si è capovolto era in grado di portare “diverse centinaia di persone” ed era “sovraccarico di migranti”. Scafisti senza scrupoli – l’Italia ne ha arrestati 976 negli ultimi mesi, ha sottolineato il premier Renzi – avevano portato a termine al di là del Mediterraneo l’ennesimo “affare”, raccogliendo tra i disperati il denaro preteso per la traversata del Canale di Sicilia e avevano riempito di migranti il barcone oltre ogni ragionevole limite. Molti erano stati chiusi nella stiva ed i portelloni, secondo la testimonianza di un sopravvissuto, erano stati bloccati alla partenza. Su ciò tenterà di fare luce l’inchiesta aperta dalla Procura di Catania. Francesco Battistini sul Corriere di oggi racconta come funziona l’odissea del migrante:

Salpare dalla Libia è diventato più facile, arrivare in Italia no. Tra Zuwara e Zawiya, sono lì i porti dell’illusione che spesso diventano le porte dell’aldilà. Le bare naviganti, si vedono anche di giorno: la nostra intelligence ha calcolato che per bloccarle servirebbero quattro fregate, qualche corvetta, un pattugliatore. Hanno abbassato i prezzi,  si dice, e si fanno più check-in: mille euro se ti pigi con altri settecento disperati e rischi d’affogare poche miglia in là, il motore guasto, aspettando che qualche nave raccolga l’Sos lanciato dagli scafisti via satellitare. I bambini,bontà criminale, qualche volta pagano meno. «Negli ultimi sei mesi le barche sono peggiorate e c’è molta più paura», ha denunciato la scorsa settimana una dirigente dell’organizzazione Onu per i migranti, Jo-Lind Roberts: i miliziani d’Alba libica sono impegnati a combattere le truppe del generale Haftar, così basta un po’ di bel tempo e un controllo più blando perché il viaggio in Italia diventi ad alto-rischio-basso-costo. C’erano i tempi di Gheddafi, che bloccava le partenze.
Ma ci sono stati pure questi anni di pattugliamenti, coi guardacoste tripolini della base di Garabulli che almeno ci provavano: 50 km di spiagge controllate, un paio di recuperi al giorno, 5 mila salvataggi… «Da un po’ di settimane non mando più fuori i miei uomini— è stata qualche giorno fa la protesta in tv del comandante, Mohammed Dandi —. Abbiamo mezzi che non potrebbero navigare oltre le 5 miglia e invece vanno fino a 50.  A due dei miei, hanno sparato in mare mentre soccorrevano un gommone. A un altro, sulla porta di casa. Un ufficiale è in ospedale per esaurimento nervoso…». Il comandante sa che così ne moriranno a migliaia, ma che farci? «Viene prima la nostra pelle, della loro».

Ieri, sabato, l’organizzazione che gestisce la tratta ha dato il via libera alla partenza verso l’Italia con un copione anche questo già conosciuto. Il barcone partito dall’Egitto ha caricato i migranti da un porto della Libia, vicino alla città di Zuara.  Secondo quanto ha raccontato il comandante del mercantile i migranti, visto il portacontainer, si sono spostati in massa su una stessa fiancata, quella del lato del mercantile. “Appena ci hanno visto, si sono agitati – ha raccontato il comandante del King Jacob – e il barcone si è capovolto. La nave non ha urtato il barcone”. E’ stata l’ultima beffa: il naufragio in presenza della nave di soccorso. Dal mare sono stati tratti in salvo 28 migranti e uno di loro – un eritreo che si esprime in inglese – ha parlato di circa 700 persone finite in acqua. Ma un sopravvissuto originario del Bangladesh, che è stato portato in elicottero all’ospedale di Catania, ha poi detto alla polizia che a bordo c’erano fino a 950 persone, fra cui 40-50 bambini e circa 200 donne.

da dove vengono gli immigrati

L’infografica del Messaggero sui paesi di provenienza dei migranti (17 aprile 2015)

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