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In 300 a Milano per il video del rapper Neima Ezza: “Se arrivano gli sbirri nessuno scappa” | VIDEO

neXtQuotidiano 11/04/2021

Sono arrivati prima i carabinieri, poi i poliziotti antisommossa. I ragazzi si sono inizialmente messi in fuga, ma poi hanno lanciato oggetti contro le forze dell’ordine

Lui si chiama Amine Ezzaroui (in arte Neima Ezza), ed è un rapper italo-marocchino di 19 anni della periferia milanese, cresciuto nel quartiere di San Siro. E loro, tutti e trecento i ragazzi che appaiono nel video postato sulla pagina Instagram di Welcome to Favelas, sono ragazzi tra i 16 e i 20 anni che si sono radunati in piazza Selinunte sabato pomeriggio dopo un passaparola sui social: “Domani video, San Siro, ore 16, piazza Selinunte”. E così è stato, in barba a tutte le misure e le restrizioni anticontagio che sono in vigore ormai da mesi. Un evento che non poteva certo passare inosservato agli occhi di quanti vivono nell’isolato di quel quartiere. Tanto che molti cittadini della zona, assistendo alla scena (peraltro le ragazze e i ragazzi saltavano sulle macchine per realizzare questo video), hanno segnalato quanto stesse accadendo alle forze dell’ordine, facendo squillare ripetutamente il centralino del 112.

Nel giro di pochi minuti sul luogo sono giunte le forze dell’ordine. Prima è arrivata un’auto dei carabinieri, poi – visto che si trattava di centinaia di persone lì per girare il video di Neima Ezza – sono stati chiesti i rinforzi, e sono arrivati i colleghi della polizia in assetto antisommossa: caschi, scudi e manganelli. Tanto che, anche se il grido era: “Raga, se arrivano gli sbirri nessuno scappa”, loro sono immediatamente scappati tutti. Ma non per andarsene, ma per rintanarsi in una via vicina, e organizzare la contromossa. E da lì hanno lanciato pietre, bastoni e bottiglie: “Andatevene!”, “fuori dalle nostre zone”, hanno gridato verso gli agenti. La polizia ha risposto con i lacrimogeni, mettendo (ora veramente) in fuga i tutti i ragazzi. Nessuno è rimasto ferito, ma ora sono in corso le indagini della questura per verificare chi siano i responsabili di questo raduno, e – ovviamente – per cercare di capire tramite i video e alcune videocamere di sorveglianza, chi abbia lanciato gli oggetti verso le forze dell’ordine.

 

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