La nuova vita di Michele Dal Forno, il rider sfregiato un anno fa per aver difeso una ragazzina

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-03-31

A un anno dall’aggressione che gli causò uno sfregio al volto, Michele Dal Forno, rider di Verona, è tornato a sorridere grazie alla chirurgia finanziata da una raccolta fondi

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Circa un anno fa, il 17 aprile del 2021, Michele Dal Forno stava lavorando come rider per una pizzeria di Verona: di rientro da una consegna si era imbattuto in due ragazzi che stavano avendo un litigio con una ragazzina, e provando a difendere la vittima era stato sfregiato da una coltellata al volto. “La lama mi staccò parte del naso per poi salire lungo la guancia sinistra, fin quasi all’orecchio. In ospedale servirono una cinquantina di punti di sutura”, ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera. Oggi, grazie a diversi interventi, ha un “nuovo volto”. L’ultima operazione l’ha sostenuta due settimane fa: “È stata la più dolorosa – racconta – attraverso un’incisione all’addome i medici sono riusciti ad aspirare del grasso che poi mi hanno iniettato nella guancia in modo da ripristinarne la simmetria. I primi mesi dovevo massaggiare la cicatrice per renderla più morbida, e trattarla con creme al silicone. A dicembre, finalmente, ho potuto sottopormi al primo trattamento con il laser: ricordo la delusione nello scoprire che non c’erano stati grossi miglioramenti. Poi, a febbraio, un nuovo intervento e stavolta la cicatrice è quasi scomparsa”.

La nuova vita di Michele Dal Forno, il rider sfregiato un anno fa per aver difeso una ragazzina

Per finanziare le spese per gli interventi e la riabilitazione, il titolare della pizzeria presso la quale Michele lavorava come rider aveva fatto partire una raccolta fondi che in pochi giorni arrivò a superare quota 100mila euro. “Pensavo che lo sfregio non sarebbe andato via – ha confessato – e che avrei dovuto conviverci per sempre, ma ora va meglio”. Il suo aggressore, un ragazzino di 16 anni, ha lasciato il carcere minorile da qualche mese ed è tornato libero con un provvedimento di “messa alla prova”. “Ci sono altre ferite – conclude Michele – con le quali dovrò continuare a fare i conti: non è facile vivere con la consapevolezza che dietro ogni situazione, ogni persona, può nascondersi un pericolo”.

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