Il Messaggero in difesa di Caltagirone e contro La Gabbia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-06-14

Il costruttore si arrabbia per un servizio della trasmissione di Paragone, poi tolto dal sito. E replica sul suo quotidiano

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Il Messaggero si schiera in difesa di Caltagirone. Il quotidiano pubblica oggi un comunicato dell’editore che parla del servizio della Gabbia andato in onda il 3 giugno con le interviste a Giovanni Caudo e Paolo Berdini:

«In riferimento a quanto apparso nel servizio Caltagirone & C: chi comanda davvero a Roma a cura di Manuele Bonaccorsi andato in onda durante la trasmissione La Gabbia, e per evitare strumentalizzazioni elettorali sul delicato tema delle Olimpiadi a Roma, il Gruppo Caltagirone,che vuole rimanere estraneo alla contesa elettorale, ritiene doveroso precisare quanto segue: Nessuna società del Gruppo possiede terreni a Tor Vergata né in quel quadrante di Roma. I terreni di cui si parla nel servizio sono di proprietà pubblica (Università Tor Vergata).
La società Vianini Lavori del Gruppo Caltagirone, insieme ad altre 9 imprese di costruzioni (e quindi senza alcuna esclusiva),è concessionaria dei lavori per l’Università. Ciò a seguito di gara europea vinta nel lontano 1987. La quota di Vianini Lavori nel Raggruppamento Temporaneo di Imprese è di circa il 33%. Il Gruppo Caltagirone ha quindi incaricato i propri avvocati di procedere giudizialmente nei confronti del conduttore del programma Gianluigi Paragone, dell’autore del servizio Manuele Bonaccorsi, del Dott. Giovanni Caudo e del Dott. Paolo Berdini per le affermazioni gravemente distorsive della verità e lesive della propria onorabilità».

Il servizio della Gabbia è stato nel frattempo tolto dal sito ufficiale del programma, ma è possibile ancora trovarlo su Youtube:

Già che c’è, il quotidiano schiera anche il direttore Virman Cusenza:

Nelle contese elettorali esistono dei limiti, ma l’imperante malcostume ormai tende a travalicare qualsiasi regola e minimo comune denominatore di civiltà. Coinvolgendo in scontri di natura squisitamente propagandistica soggetti esterni a questo tipo di contesto. Finiscono così nel mirino imprenditori e situazioni, coinvolti solo per calcolo e speculazione politica. Il risultato è una plateale falsificazione della realtà che costringe chi è estraneo alla competizione elettorale a ricorrere alle vie legali almeno per tutelarsi. L’urbanista Paolo Berdini nella sua eloquente intervista a La Gabbia afferma tra l’altro che «inventiamo le Olimpia di per recuperare a Tor Vergata una struttura che è già costata 400 milioni». Ma l’intervistato non si pone la più ovvia delle domande.
E cioè perché da oltre sei anni si sia interrotto il finanziamento necessario a completare quel progetto. E, soprattutto, perché in Italia sia diventato normale lasciare a metà le opere senza il necessario completamento atteso dai cittadini. Un ragionamento contro logica. Anziché suscitare la sacrosanta indignazione per l’ennesima incompiuta di questo Paese, scarica sulle imprese – che, quando non sono di amici, di questo meccanismo sono vittime – responsabilità tutte politiche maturate nei decenni precedenti. Così, anziché trasformare un evento come gli eventuali Giochi di Roma 2024 in una grande occasione di sviluppo, che sani le ferite del malgoverno della Capitale e ridia speranza a una citt che ormai ne ha poca, la cultura del sospetto e della demonizzazione dell’avversario che ci si è scelti perché non addomesticabile, ostacola la possibilità di risalita. Dando una macroscopica prova di autolesionismo. Unica merce che a Roma non scarseggia mai sul bancone dei sottoprodotti.

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