Per Meloni e Orban conta solo che l’Afghanistan non produca troppi profughi

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2021-08-28

La leader di Fratelli d’Italia incontra il premier ungherese in vacanza in Italia: entrambi pensano che a dover gestire il flusso di migranti dall’Afghanistan debbano essere i Paesi confinanti

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Giorgia Meloni ha incontrato a Roma Viktor Orban, primo ministro ungherese che si trova in Italia per alcuni giorni di vacanza e per partecipare al meeting della rete internazionale dei legislatori cattolici. Tra gli argomenti trattati dai due leader, anche la questione Afghanistan e – soprattutto – i suoi risvolti umanitari. “Abbiamo fatto il punto sulle vicende internazionali di questi giorni – ha scritto in un post su Facebook la leader di Fratelli d’Italia – a partire dall’Afghanistan e dalla necessità di coinvolgere i paesi confinanti nell’accoglienza dei profughi senza gravare ulteriormente sull’Europa”.

Kabul si è fatta teatro di un attentato terroristico rivendicato dall’Isis, è caduta nuovamente nelle mani dei talebani anche grazie a una scelta dell’alleato Trump, che a Doha aveva disposto il ritiro delle truppe Usa indebolendo l’esercito afghano, e tutto ciò che Meloni riesce a esprimere sull’argomento è la solita preoccupazione per i flussi migratori. Per lei, e per il suo omologo ungherese al potere, l’Europa dovrebbe fare affidamento su Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Cina, Pakistan e Iran: questi sono i “paesi confinanti” che dovrebbero accollarsi la gestione di chi scappa per non vivere (o rivivere) sotto il regime talebano. Come se l’occidente non avesse colpe in quanto successo, come se potessimo tutti girarci dall’altra parte, e – soprattutto – come se in realtà non sia già partito un flusso di migranti verso quei paesi da parte di chi sente di non avere più nulla da perdere.

“Meloni e Orbán – spiega una nota diffusa da Fdi – hanno condiviso la necessità che la comunità internazionale si faccia carico di questi rifugiati sostenendone l’accoglienza nei paesi limitrofi, senza gravare ulteriormente sull’Europa, e sulla necessità di vigilare attentamente sulle possibili infiltrazioni terroristiche”. “I corridoi umanitari non sono una soluzione”, aveva dichiarato qualche giorno fa parlando al Meeting di Rimini e invitando a riflettere sulle “conseguenze geopolitiche imprevedibili” che si aprono.

Cosa che lei per prima sembra non aver fatto. Aveva attaccato l’Ue e sul fatto che, parlando “solo di profughi” non stesse facendo altro che “dimostrare la sua debolezza e la sua totale assenza di una politica estera”, ma poi sulla presa di potere dei talebani l’unico argomento sul quale si esprime sono proprio i potenziali migranti.

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