Maurizio Gasparri a giudizio per gli insulti via Twitter

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-05-25

Il senatore di Forza Italia chiamato davanti al giudizio da Riccardo Puglisi, ricercatore di Pavia, dopo gli insulti sul social network

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Maurizio Gasparri comparirà davanti al giudice di pace per gli insulti via Twitter inviati a Riccardo Puglisi, professore di economia a Pavia. La notizia è pubblicata dal Corriere della Sera, che dice che questo è il “primo processo per un tweet” in Italia. Il processo il 21 settembre vedrà comparire in aula davanti al Giudice di pace pavese Gasparri, citato a giudizio dal vice procuratore onorario Laura Nicolini dopo la querela sporta dall’avvocato Carlo Melzi d’Eril contro il parlamentare di Forza Italia per conto di Riccardo Puglisi, ricercatore di Economia alla facoltà di Scienze Politiche di Pavia e oggi nella direzione nazionale di «Italia Unica», il movimento politico di Corrado Passera.
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MAURIZIO GASPARRI A GIUDIZIO PER GLI INSULTI VIA TWITTER
La storia comincia il 25 agosto 2013, quando parlando di un articolo sulla Trattativa Stato-Mafia Gasparri scrive che Ciampi e Scalfaro sono colpevoli di resa alla mafia. Puglisi replica a un altro tweet di Gasparri su Ciampi (««Quella di Ciampi è una parte sbagliata, affondò la lira e si arrese alla mafia») ironizzando: «mi ricordo quando @gasparripdl prese “mercati interbancari” x “mercati dei Balcani”», scrive Puglisi ricordando quando a suo avviso nel 1996 aveva agganciato a quell’equivoco la presunta matrice di cultura comunista di Prodi. E qui accade il patatrac:

Ed è a questo punto che Gasparri, utilizzando il servizio di messaggeria privata di Twitter, indirizza un messaggio chiuso a Puglisi: «Ignorante presuntuoso fai vomitare». Puglisi lo ritwitta alla comunità e insieme ripropone in un altro tweet l’argomento che aveva scatenatole ire di Gasparri, che via tweet rincara contro Puglisi: «Si ricordi che ha scritto il falso ed è stato querelato». Questo non è vero, come il 21 febbraio 2014 lo stesso Gasparri (difeso dall’avvocato Renato Manzini) spiega in spontanee dichiarazioni, precisando di «aver soprasseduto a denunciare Puglisi per non sovraccaricare uffici giudiziari che hanno ben più gravose incombenze alle quali adempiere»: anzi, «preliminarmente mi scuso per i toni utilizzati nella discussione» con Puglisi, toni che il vicepresidente del Senato addebita«alla concitazione del momento». E da malinteso ingiuriante a mezzo di Twitter si dichiara invece magnanimo ingiuriato sempre tramite Twitter,«da altri soggetti che nonho mai denunciato» benché«da essi abbia ricevuto insulti e minacce di più grave tenore»: e consegna un pacco di stampate di irriferibili messaggi ricevuti sui suoi profili Twitter e Facebook provenienti da firmatari per esteso, da anonimi o da pseudonimi.

A ottobre Puglisi annuncia querela. Ora per l’ingiuria sarà competente il giudice di pace di Padova, che a settembre deciderà. Intanto Gasparri, in un’intervista a firma di Alessandro Trocino, si dice comunque tranquillo ed estraneo:

«Manco me lo ricordo cosa risposi. Fatto sta che mi arrabbiai e minacciai di denunciarlo. Lui se la fece sotto e mi denunciò. Allora io andai in questura a Roma».
E cosa fece?
«Depositai la collezione di insulti e dissi al questore:“Signori, che vogliamo fare?”».
E il questore?
«Si fece una risata».
E ora?
«Ora se è vera questa storia,torno dal nuovo questore. Ma è pazzesco, è una fesseria sesquipedale, son cose ridicole, fanno ridere i polli».
Ammetterà di esagerare ogni tanto su tweet. Hanno scritto di lei che è un«cyberbullo».
«Io replico a chi mi molesta e mi insulta. Ogni tanto ci sta che rispondo. Ma il rapporto è di uno a mille».
Fedez l’ha denunciata.
«E io anche. Lui mi ha chiesto 100 mila euro perché gli ho dato del coniglio. Poi ho digitato i nostri nomi su Google e ho scoperto che mi aveva dato del maiale. Allora gli ho chiesto 500 mila euro».

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