I due mariti che hanno ucciso le loro mogli malate di Alzheimer

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-12-27

Due casi analoghi nel giro di poche ore. Il primo in provincia di Terni, l’altro in Abruzzo

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Due casi analoghi, non per modalità ma per effetto. Due storia parallele che arrivano da due luoghi distanti. Il primo ad Amelia (in Umbria, in provincia di Terni), il secondo a Casalbordino (in Abruzzo, in provincia di Chieti). In entrambi i casi il finale, purtroppo, è stato lo stesso con i due mariti che uccidono le rispettive mogli malate di Alzheimer. L’omicidio in terra umbra è avvenuto nel giorni di Natale, utilizzando un’arma da fuoco; quello in terra abruzzese, invece, è avvenuto qualche ora dopo a Santo Stefano, con il corpo gettato nelle acque gelide di un fiume.

Mariti uccidono mogli malate di Alzheimer, due casi in poche ore

La prima vicenda, come detto, risale al pomeriggio del giorno di Natale, quando Roberto Pacifici, un uomo di ottanta anni (medico in pensione) ha rivolto la sua pistola (regolarmente detenuta) contro sua moglie (l’ex insegnante Emanuela Rompietti, anch’ella 80enne) uccidendola. Un dramma che, secondo le prime ricostruzione degli inquirenti, è stato dettato dalla malattia della donna che da anni era malata di Alzheimer (non è chiaro se il comportamento dell’uomo fosse stato in risposta a una richiesta della sua consorte). Poi l’uomo avrebbe anche tentato il suicidio, rivolgendo quella stessa arma contro di lui, ma il figlio 45enne sarebbe intervenuto per fermarlo. Poi la confessione ai Carabinieri e alla pm che segue questo caso di cronaca nera ad Amelia. E il suo arresto.

Ma questa storia parallela dei due mariti uccidono mogli malate di Alzheimer è proseguita qualche centinaia di chilometri più a Est. A Casalbordino, in provincia di Chieti. Perché lì, solo qualche ora dopo il caso analogo di Amelia, un altro uomo – Angelo Bernardone, operaio metalmeccanico di 74 anni in pensione – ha ucciso la propria moglie – la 72enne Maria Rita Conese – che era affetta della stessa malattia della donna umbra. Nessun colpo di pistola, ma – come riportato dal quotidiano La Stampa – lanciandola da un ponte altro dieci metri nelle gelide acque del fiume Osento. Prima di costituirsi dicendo: “Basta, non ce la facevo più”.

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