Il ritorno in fretta e furia di Draghi a Roma per sedare la maggioranza in fibrillazione su Ius Scholae e cannabis

di Enzo Boldi

Pubblicato il 2022-06-30

Il Presidente del Consiglio ha lasciato in vertice Nato in anticipo. In sua assenza, infatti, è scoppiato il pandemonio nella maggioranza

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Mario Draghi ha lasciato il vertice Nato di Madrid con un giorno di anticipo. Aveva lasciato Roma per andare in Spagna e partecipare a una serie di incontri fondamentali per il futuro del Patto Atlantico, con sullo sfondo la guerra in Ucraina. Appena varcato il confine, però, il pandemonio si è abbattuto sulla capitale. Da una parte il caso Conte-Grillo (concluso con una telefonata chiarificatrice tra il Presidente del Consiglio e il capo politico del MoVimento 5 Stelle), dall’altro l’alzata di testa della Lega sui passaggi parlamentari in merito alle proposte di legge sullo Ius Scholae e sulla cannabis legale. Soprattutto questo secondo scossone sta mettendo a rischio la tenuta del governo, con Salvini che – dopo la batosta elettorale e referendaria – che torna a minacciare l’esecutivo.

Mario Draghi lascia il vertice Nato per colpa delle tensioni nella maggioranza

Il caso della presunta richiesta di Draghi a Grillo affinché rimuovesse Conte dal suo incarico è stata solamente una cornice che si è esaurita in una pagina di gossip poi smentita (sia dal garante M5S che dal capo del governo). Il vero problema, quello che ha costretto il Presidente del Consiglio ad abbandonare il vertice Nato in anticipo, è rappresentato dal centrodestra. Perché Salvini sta provando a riabilitarsi agli occhi degli elettori tornando a cavalcare vecchie battaglie tanto in voga qualche anno fa: la cittadinanza a chi conclude un ciclo scolastico in Italia (anche se non nato nel nostro Paese, oppure nato qui ma con genitori stranieri) e la legalizzazione della cannabis. E oggi, intervistato dal Corriere della Sera, il leader della Lega ha dichiarato:

“Questa iniziativa di Pd e 5 Stelle (legalizzazione cannabis, ndr), unita alla cittadinanza facile per gli immigrati, è un grave attacco al governo e crea una spaccatura drammatica fra le forze che sostengono Draghi. Mentre alla Camera la sinistra ha deciso di imboccare questa strada pericolosissima, in commissione al Senato noi abbiamo approvato l’equo compenso atteso dagli ordini professionali”.

Il senatore e segretario del Carroccio, però, dimentica che le due iniziative su Ius Scholae e cannabis legale non sono state presentate “dal governo”, ma dai partiti. Funziona così, infatti, una Repubblica Parlamentare. Quindi non si può parlare di attacco al governo vista l’indipendenza di Camera e Senato nella presentazione delle proposte di legge.

Insomma, il caos e la “minaccia al governo” ha una paternità ben diversa rispetto a quella indicata da Matteo Salvini. E oggi Mario Draghi proverà, ancora una volta, a mettere un punto a queste tensioni avviate non appena varcato il confine per recarsi in Spagna. Anche perché la strategia della Lega (e non solo, visto che anche Forza Italia sta seguendo la scia del Carroccio, ovviamente insieme a Fratelli d’Italia che ha provato a far cancellare dal calendario le discussioni su Ius Scholae e cannabis) è stata ben descritta da Emanuele Fiano:

“È successo che la destra parlamentare ha perso troppi ballottaggi e troppe competizioni rispetto alle previsioni, e Verona, e Parma, e Lodi, e Monza, e Padova, e Alessandria e e Riccione, e Cuneo e Catanzaro, e Piacenza e Crema e potrei continuare, ma fare i conti veramente con le ragioni di queste sconfitte, con l’andamento sopratutto della Lega e di Forza Italia, sarebbe troppo pesante, e affrontare la vera competizione con il buono stato di salute di Fratelli d’Italia troppo rischioso. E allora, meglio deviare l’attenzione, meglio montare la panna della possibile crisi di governo, meglio alzare la tensione e far cambiare i titoli dei giornali, perché ci si scordi di quei risultati e meglio trovare un nemico da additare, meglio ancora se debole socialmente come soggetto, come sono i bambini stranieri che studiano nel nostro paese…e che fino ai 18 anni non hanno possibilità di essere uguali, nei diritti, ai loro compagni di banco italiani”.

Strategie già usate in passato, da quando per il Carroccio è iniziato un lento deperimento elettorale. Dopo ogni sconfitta (piccola o grande) è immediatamente iniziato quel percorso per cercare di spostare l’attenzione su altri temi in grado di solleticare le pance del pubblico. Ma, al giorno d’oggi, i risultati non si vedono.

(foto IPP/UnioneEuropea)

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