Mario Draghi ha già spaccato il centrodestra

di Giorgio Saracino

Pubblicato il 2021-02-05

Via libera di Forza Italia, nì” di Salvini, “no” della Meloni

article-post

Alla fine è successo: Mario Draghi, senza far nulla ma solo con il suo nome, ha creato una spaccatura all’interno del centrodestra. Basti pensare che nell’ultimo anno e mezzo hanno fatto sempre fronte comune contro il Conte II e che sono saliti al Colle tutti assieme per le consultazioni con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella prima che il Capo dello Stato desse al presidente della Camera il mandato esplorativo. E basti pensare che ora invece hanno deciso di incontrare Mario Draghi separati, perché – dice il leader della Lega Matteo Salvini – “è meglio che ognuno dica liberamente quello che ha in testa”. Tradotto: “abbiamo idee troppo diverse per portare una linea comune”. Quindi oggi incontreranno il premier incaricato prima le delegazioni minori, poi Fratelli d’Italia e Forza Italia. Domattina sarà invece la volta della Lega. Ma non c’è solo una spaccatura all’interno della coalizione, anche i partiti al loro interno hanno anime diverse: chi pro e chi contro l’ex numero uno della BCE.

silvio berlusconi

Forza Italia 

Se si vuole cercare un altro indizio per certificare che una frattura ci sia stata, basta passare alla lente di ingrandimento il messaggio che avrebbe voluto dare Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, con un ritorno nella Capitale (aveva assicurato che ci sarebbe stato, salvo poi chiamare Draghi e comunicare di non poter andare forse per motivi di salute), per incontrare il premier incaricato, che lui stesso stima profondamente: “Va nella direzione che abbiamo indicato da settimane”, avrebbe detto ai suoi. Ma se Berlusconi si sarebbe voluto scomodare un motivo c’è. Anzi, più di uno. Il primo è quello più immediato: Forza Italia c’è, e c’è il suo presidente. Come a dire: “Quando le cose si fanno serie, riprendo il posto che mi spetta”. Il secondo: da giorni si vociferava una probabile spaccatura all’interno di Forza Italia, con la vicepresidente della Camera Mara Carfagna pronta a lasciare il partito qualora non avesse sostenuto Draghi. E con lei anche un rappresentanza importante, aperta al dialogo con Giovanni Toti e Gaetano Quagliariello. Berlusconi non può permettersi scissioni, anche se il suo numero 2 ha così sdrammatizzato le motivazioni dell’arrivo del presidente: “Fu lui a indicarlo come governatore alla Banca centrale europea, tra loro c’è un’antica conoscenza e assonanza sulle politiche economiche seguite quando era alla guida della Bce”.

governo draghi lega partito democratico

Lega 

La Lega è un grande punto interrogativo. Da una parte c’è l’anima del partito sovranista e populista, dall’altra invece quella imprenditoriale (maggiormente del Nord), che vede in Mario Draghi la possibilità di rilancio economico e una personalità tanto forte da portare le proprie richieste in Europa (area sostenuta dal numero 2 Giancarlo Giorgetti). Combattuto tra questi due estremi, il leader della Lega temporeggia e prende tempo, dicendo che vuole prima parlare con Draghi. Insomma, se Salvini dice “no” al premier incaricato rischia di perdere tutti quei potenziali elettori che vedevano in lui un sostenitore degli interessi imprenditoriali, se invece decide di dire “sì”, volterebbe le spalle a quelli che hanno sempre fatto della battaglia ai potenti, ai banchieri e agli europeisti, la loro guerra politica. E dove andrebbero a finire questi ipotetici voti? Facile: in Fratelli d’Italia, da Giorgia Meloni, che invece a Mario Draghi ha detto di no fin da subito.

meloni blocco navale embargo libia jebreal - 1

Fratelli d’Italia 

Giorgia Meloni, pochi minuti dopo che il Capo dello Stato ha fatto il nome di Draghi, ha urlato sui social: “Sarò chiara, non c’è alcuna possibilità di una partecipazione o di un sostegno da parte di Fdi. Continuiamo a lottare per tenere il centrodestra unito”. Questa battaglia per rimanere incollati non è andata a buon fine proprio perché di idee diverse. Dopo gli incontri dei giorni scorsi tra i rappresentanti della coalizione era arrivata a dire che al massimo – se fosse stata linea comune – si sarebbe astenuta. Altrimenti ognuno per la sua strada. E così – buon per lei – sarà. Perché rischia di essere la vincitrice di questa partita a tre, rastrellando ciò che i suoi (ex?) alleati stanno lasciando indietro.

Potrebbe interessarti anche