Attualità
Mario Benotti: il funzionario di Palazzo Chigi nell'indagine Vatileaks
Alessandro D'Amato 07/11/2015
Il nome del capo della segreteria di Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, spunta nell’indagine di Terni sui conti dello IOR e sui postulatori delle cause di canonizzazione insieme a Francesca Chaouqui e Corrado Lanino. Non tutte le carte trafugate sono contenute nei libri pubblicati nei giorni scorsi. Che uso ne è stato fatto?
Mario Benotti, ex responsabile di Rai International, è oggi capo della segreteria del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sandro Gozi. Ma è anche, rivela Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, il terzo indagato nell’inchiesta sul Vatileaks aperta dalla procura di Terni di cui si è saputo dopo gli arresti in Vaticano di Francesca Chaouqui e monsignor Lucio Angel Vallejo Balda. Nell’immagine di copertina – tratta da Dagospia – lo vedete ritratto con Romano Prodi in una cerimonia per la legion d’onore a Gozi che risale al gennaio 2014.
Mario Benotti: il funzionario di Palazzo Chigi nello scandalo Vatileaks
L’inchiesta di Terni coinvolge l’esperta di pubbliche relazioni Francesca Immacolata Chaouqui e suo marito Corrado Lanino – indagati per estorsione e intrusione informatica – ed è partita dallo IOR e dalle cause di beatificazione. Ci sarebbero infatti un centinaio di conti presso l’Istituto per le Opere Religiose ancora cifrati, ovvero che non hanno come intestazione un nome e cognome. Tra questi, ce ne sarebbero alcuni riferibili ai postulatori che istituiscono le cause di beatificazione. Tra i documenti trafugati ci sarebbero proprio quelli che parlano di soldi versati per «pilotare» i fascicoli. Vere e proprie tangenti transitate su quei conti finiti adesso al centro dell’attenzione. Non solo. Le carte ricostruiscono anche i rapporti con i religiosi che hanno il compito di gestire le pratiche, quelle con gli esperti medici chiamati a fornire il loro parere — talvolta decisivo — sui casi esaminati. E adesso si sta cercando di scoprire come siano state utilizzate, quale percorso abbiano fatto in un quadro illecito che non appare ancora ben delineato. Perché sono centinaia i documenti trafugati ma soltanto una minima parte è stata resa pubblica. E la storia sarebbe ancora più grossa. Perché sempre tra i documenti trafugati ci sarebbero dossier sulle vite di uomini della Chiesa, comprendenti anche particolari non propriamente edificanti. Tutti documenti che però non farebbero parte dei documenti utilizzati per i due libri di Fittipaldi e Nuzzi che hanno fatto incazzare il Papa. E i conti secretati dello IOR nasconderebbero anche altri proventi illeciti. Benotti è stato scelto come consulente del sindaco di Firenze Dario Nardella per i rapporti con le confessioni per il dialogo interreligioso, collabora anche con l’Osservatore Romano, è docente a la Sapienza e alla Temple University di Philadelphia e in passato è stato consigliere della banca popolare di Spoleto. Spiega oggi il Corriere:
Perché l’indagine sulla tela tessuta nel corso degli anni coinvolgendo politici, imprenditori, giornalisti, alti prelati dimostra che i rapporti servivano soprattutto a ottenere vantaggi professionali ed economici. Proprio in questo quadro si inserisce Benotti che, questa è l’accusa, sarebbe stato al corrente dell’acquisizione abusiva di alcuni atti grazie alle intrusioni nei sistemi informatici. Le intercettazioni tra i due fanno emergere un legame stretto e l’utilizzo dei documenti e delle informazioni per fare «pressioni» e così avere incarichi e favori.
Il fascicolo di Terni sarà trasmesso a Roma per competenza la prossima settimana, ma numerosi elementi sono già a disposizione della gendarmeria, anche perché sul dissesto della Curia della cittadina umbra, all’epoca guidata da monsignor Vincenzo Paglia, era stata avviata un’inchiesta amministrativa.
Il quotidiano spiega come sarebbe collegato il fatto alla questione dei due libri che hanno fatto incazzare Papa Francesco:
Dopo la nomina alla Cosea, la Commissione referente per lo studio dei problemi economici e amministrativi voluta da papa Francesco, Chaouqui aveva a disposizione i dossier sulla gestione economica e finanziaria della Santa Sede, compresi quelli sullo Ior e sui conti cifrati. Le verifiche svolte finora hanno accertato che non tutte le carte trafugate sono contenute nei libri pubblicati nei giorni scorsi. Che uso ne è stato fatto?
Nella girandola di contatti Chaouqui millantava di aver una soluzione per ogni problema, come quando si è proposta a monsignor Paglia proprio per aiutarlo a risanare i conti della Curia. Con il prelato aveva contatti assidui. Ieri, dopo aver respinto le accuse della magistratura di Terni «perché non ho mai compiuto un’intrusione abusiva in 15 anni di professione», il marito si è detto «pronto a spiegare ogni cosa». E tra le circostanze da chiarire ci sono proprio i rapporti con Benotti, le richieste e gli accordi presi attraverso sua moglie.
L’indagine sullo IOR
Lo Ior (Istituto per le opere di religione) risponde direttamente al papa ed ha un patrimonio di 5 miliardi di euro. Formalmente lo Ior non fa parte della Santa Sede, anche se la sua sede è nella Città del Vaticano ed è stato creato con un chirografo (documento autografo) papale. La distinzione è sottile, ma reale, nel senso che i fondi in esso depositati non sono della Santa Sede, esso ha bilanci propri ed una sua amministrazione. Per la banca vaticana, intanto, si avvia a chiusura l’inchiesta della procura di Roma che ipotizza l’abusiva raccolta di risparmio, abusiva attività bancaria e abusiva attività finanziaria. Gli avvisi di conclusione delle indagini saranno notificati all’ex direttore generale Paolo Cipriani e al suo vice Massimo Tulli: secondo i pm, l’istituto ha operato in Italia per 40 anni, fino al 2011, senza l’autorizzazione della Banca d’Italia. Oltretevere è aperto poi un altro fronte d’inchiesta, rivelato martedì dalla Reuteurs e ieri confermato da Lombardi: l’Ufficio del Promotore di Giustizia, a seguito di un rapporto dell’Autorità di informazione finanziaria (Aif) sta indagando da febbraio su “operazioni di compravendita di titoli e transazioni riconoducibili a Giampietro Nattino”, presidente di Banca Finnat Euramerica Spa, che ieri ha ribadito la propria “massima correttezza”. L’Ufficio, ha riferito il portavoce vaticano, “ha richiesto la collaborazione dell’autorità giudiziaria italiana e svizzera mediante lettere rogatorie inoltrate il 7 agosto 2015. Il sospetto è che il banchiere abbia usato conti dell’Apsa, che amministra il patrimonio della Santa Sede, per transazioni personali con un saldo di oltre due milioni di euro poi spostati in Svizzera.