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La lettera di Marco Bianchi alla madre di Willy Monteiro: “Non siamo stati io e mio fratello”
neXtQuotidiano 29/06/2022
Dal carcere di Viterbo, Marco Bianchi scrive una lettera nella quale si rivolge alla madre di Willy Monteiro Duarte a pochi giorni dalla sentenza di primo grado
“Ho toccato il fondo. Ecco la vostra soddisfazione. È una cosa che non auguro a nessuno, la sensazione di essere da soli, al buio. Sono andato giù, ma oggi ho deciso di rialzarmi e combattere per la verità e per la vita”. La lettera, lunghissima, che Marco Bianchi scrive all’Adnkronos dal carcere di Viterbo dove è recluso con l’accusa di aver ucciso Willy Monteiro Duarte insieme a suo fratello Gabriele e agli amici Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, è rivolta al pubblico “influenzato”, a suo dire, fin dall’inizio dalla descrizione che di loro è stata fatta dai media e che, sottolinea più volte, avrebbe guidato l’iter processuale. Per lui e suo fratello il pubblico ministero ha chiesto l’ergastolo, per gli altri due 24 anni di reclusione. In vista della sentenza, attesa per il prossimo 4 luglio in Corte d’Assise a Frosinone, Marco Bianchi parla, accusa i giornalisti e si rivolge alla madre del ragazzo massacrato di botte la notte tra il 5 e 6 settembre 2020 a Colleferro.
La lettera di Marco Bianchi alla madre di Willy Monteiro: “Non siamo stati io e mio fratello”
“Io e Gabriele siamo ragazzi di cuore, sinceri – scrive in stampatello e in un italiano incerto – Tutte quelle cattiverie che hanno detto contro di noi non sono vere, sono state solo bugie su bugie per farci toccare il fondo. Siamo stati descritti sin dall’inizio, senza conoscere gli atti del processo, come mostri e assassini. Dai giornali e dai social è stata usata una nostra foto per dimostrare che eravamo due ragazzi che pensavano solo a fare la bella vita”. Un attacco poi ai giornalisti: “I problemi li abbiamo avuti a causa dei giornalisti che hanno perso il controllo, raccontando falsità su falsità. Posso capire che è il vostro lavoro – incalza Marco Bianchi, riferendosi genericamente ai giornalisti – ma almeno siate umani e umili nel dire la verità, perché tutti siamo figli, tutti siamo genitori e disgrazie come questa possono accadere a chiunque. Solo che qui, oltre alla disgrazia, c’é anche la beffa che il colpevole non si è preso le proprie responsabilità. Ancora con il sangue sulle scarpe, se ne sta tranquillo in casa sua” scrive riferendosi a Belleggia, unico imputato ad oggi ai domiciliari.
“La verità verrà fuori”
Si rivolge poi alla madre di Willy: “Signora mia – si legge – ogni volta che ho la possibilità di guardarla, vedo il dolore e l’odio che può provare per chi le ha portato via suo figlio. È lo stesso sentimento che leggo negli occhi di mia madre, che è morta dentro e prova rancore per il vero colpevole, il bugiardo che ha rinchiuso i suoi figli in carcere al suo posto, per un crimine che non hanno commesso. Signora, io la guarderei come guardo mia madre. Se io e mio fratello fossimo gli artefici della morte di suo figlio, mai ci saremmo permessi di sostenere il suo sguardo come abbiamo fatto durante il processo, di guardarla come se guardassimo nostra madre. Non ci saremo mai permessi di negare le nostre responsabilità per tornare liberi: io, personalmente, mi sarei sentito sporco e infame”. “Ecco ciò che siamo, signora mia, in 25 anni di vita abbiamo sempre avuto le idee chiare. Non ci siamo mai drogati, siamo stati sempre lucidi per non commettere sciocchezze, per non rovinarci la vita. Spero al più presto che si scopra la verità – continua nella lettera – per poter avere la meritata soddisfazione di poter dire a suo figlio di averlo difeso, di aver assicurato i responsabili della sua morte alla giustizia. Ma non siamo noi. Confido nella giustizia, la verità verrà fuori. C’è chi ha la coscienza sporca. E non siamo io e mio fratello”. Nessun commento da parte di Armando Monteiro, padre di Willy: “Per adesso lasciamo le cose come stanno e non commentiamo. Il prossimo lunedì ci sarà la sentenza, confidiamo nella giustizia”.