Chi è il mandante dell'assassinio di Kim Jong Nam?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-02-15

Come in una spy story la morte del fratellastro del dittatore nordcoreano Kim Jong-un è avvolta nel mistero. Mentre la polizia deve ancora determinare le cause della morte dell’uomo, avvenuta lunedì mattina a Kuala Lumpur, le indiscrezioni sui mandanti e sull’identità degli assassini puntano tutte verso Pyongyang

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Kim Jong-nam, il fratellastro più grande del leader nordcoreano Kim Jong-un, è stato ucciso lunedì mattina all’aeroporto di Kuala Lumpur in Malesia. Ad ucciderlo sarebbero state due donne che gli avrebbero somministrato – secondo fonti sudcoreane – un’iniezione letale (la polizia malese invece ha parlato di un misterioso spray tossico). Le due donne sarebbero due agenti della Corea del Nord e i media giapponesi, citando fonti del governo di Tokyo, hanno riferito che le due assassine sarebbero state già uccise a loro volta ma la notizia sarebbe stata smentita dal quotidiano Oriental Daily.
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Chi era Kim Jong-nam e perché era in esilio

Il quarantaseienne fratellastro di Kim Jong-un da tempo era stato costretto in esilio, anche a causa delle sue dichiarazione critiche nei confronti del regime di Pyongyang rilasciate quando era ancora in vita il padre, il caro leader Kim Jong-il. Non è chiaro quando di preciso sia stato esiliato ma molti lo fanno risalire al 2001 in seguito al tentativo di entrare in Giappone con un passaporto cinese falso per “vedere Disneyland”. Dopo quell’episodio Kim Jong-un – che fino ad allora era considerato il delfino di Kim Jong-il – è caduto in disgrazia e pare sia stato allontanato in maniera definitiva dalla Corea del Nord. Non risulta infatti che abbia potuto prendere parte pubblicamente ai funerali del padre nel 2011 ma che in quell’occasione gli sia stata concessa la possibilità di una visita privata. Da allora sembra che Kim Jong-un abbia vissuto tra la Malesia, la Cina e Singapore e lunedì si stava per imbarcare su un aereo diretto a Macao dove abitava e dove già nel 2011 era stato oggetto di un tentativo di omicidio da parte di uomini dei servizi segreti di Pyongyang. Alcuni analisti ritengono che dall’inizio del suo esilio il fratellastro del dittatore nordcoreano vivesse sotto la protezione cinese che vedeva in lui un possibile leader alternativo a Kim Jong-un. Da sempre alleati della Corea del Nord i cinesi negli ultimi tempi avrebbero raffreddato molti i rapporti con il turbolento e bellicoso regime comunista. Prima del suo esilio infatti Kim Jong-nam era considerato uno dei più probabili pretendenti alla successione del caro leader che però gli avrebbe preferito il più allineato fratello minore. Per questo motivo i servizi segreti sudocoreani ritengono che il mandante dell’omicidio sia stato proprio Kim Jong-un (che nel 2013 ha fatto uccidere anche lo zio Jang Song-thaek). La BBC riferisce che anche secondo fonti anonime del governo statunitense la responsabilità dell’assassinio è da addossare all’Ufficio generale di ricognizione, la famigerata intelligence di Pyongyang.
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La caccia agli assassini di Kim Jong-nam

In verità la polizia malese non ha ancora ultimato l’autopsia sul cadavere di Kim Jong-nam e anche la dinamica dell’incidente è ancora poco chiara. C’è chi parla appunto di un’iniezione letale, chi di uno spray e chi ancora di un fazzoletto imbevuto di qualche sostanza tossica. Quello che si sa è che l’uomo è morto prima di arrivare in ospedale. Le autorità malesi inoltre inizialmente avevano parlato della morte di “un cittadino nordcoreano” perché il fratellastro del dittatore viaggiava con un passaporto a nome di “Kim Chol”, nato il 10 June 1970 mentre si ritiene che Kim Jong-nam sia nato il 10 maggio 1971. Nel frattempo continua la caccia agli assassini, la polizia malese ha arrestato una “donna vietnamita” sospettata di essere coinvolta nell’uccisione. A riferire la notizia è l’Oriental Daily, secondo cui la donna, tra i 20 e i 30 anni, è stata individuata grazie alle telecamere di sicurezza dell’aeroporto di Kuala Lumpur. La polizia, inoltre, è alla ricerca di altri quattro uomini e di un’altra donna. Non è chiaro se donna arrestata sia quella filmata dalle telecamere di sorveglianza dell’aeroporto internazionale di Kuala Lumpur con addosso una maglietta bianca con scritto LOL.
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A diffondere le immagini, riprese dai tabloidi britannici, è stata una rete televisiva sudcoreana quindi, di nuovo, non c’è ancora alcuna informazione ufficiale e questo contribuisce a rendere ancora più misteriosa la morte del fratellastro di Kim Jong-un.

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