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Mafia Capitale 3
neXtQuotidiano 01/07/2016
Il terzo troncone dell’indagine porta 28 avvisi di garanzia: molti figurano già come imputati nel maxiprocesso. Tra i nomi nuovi spiccano quelli dell’ex capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Comunale, D’Ausilio e quello al consiglio regionale del Lazio Vincenzi
La Procura di Roma ha notificato oggi un avviso di conclusioni indagini per 28 persone coinvolte nell’inchiesta Mafia Capitale. Si tratta del terzo troncone dell’indagine. Tra i soggetti raggiunti dal provvedimento e che rischiano un rinvio a giudizio molti già figurano come imputati nel maxiprocesso. Tra i nomi nuovi spiccano quelli dell’ex capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Comunale, Francesco D’Ausilio e l’ex capogruppo al consiglio regionale del Lazio, sempre del Pd, Marco Vincenzi.
Mafia Capitale 3
I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2011 e fine 2014. Tra i reati contestati, a seconda delle posizioni, corruzione, turbativa d’asta, rivelazione di segreto d’ufficio e finanziamento illecito ai partiti. La chiusura indagini riguarda anche Salvatore Buzzi, ras delle cooperative e figura chiave della maxinchiesta, Luca Odevaine, ex componente del tavolo sull’immigrazione e Eugenio Patanè, ex consigliere alla Regione Lazio nella fila del Pd. Sono tre gli episodi contestati all’ex capogruppo pd in consiglio Capitolino D’Ausilio dalla procura di Roma, nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale per fatti risalenti al 2014. D’Ausilio, in concorso con il suo ex capo segreteria Calogero Salvatore Nucera – indagati per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio- “ricevevano la promessa di corresponsione di una porzione della somma di 130 mila euro (almeno 50.000 euro) da parte di Buzzi, per compiere atti contrari ai doveri del proprio ufficio”. Atti -si legge nel documento che chiude le indagini- “consistenti nell’approvazione della liquidazione dei debiti fuori bilancio del comune di Roma Capitale, approvati con delibera capitolina il 30 ottobre 2014”. Ancora, gli stessi due indagati, avrebbero posto “la loro funzione al servizio dei soggetti economici riconducibili al gruppo Buzzi”. In questo caso, si sarebbero attivati per “facilitare sul piano politico istituzionale l’aggiudicazione delle procedure negoziate indette dal Dipartimento Tutela Ambiente del comune di Roma Capitale” in merito ad alcuni lotti da assegnare con tali procedure, ricevendo in cambio “la promessa di corresponsione del 5% del valore economico del 50% dei lotti assegnati” e “la corresponsione della somma in denaro di 12.240 euro”.
Le indagini su D’Ausilio, Patanè e Vincenzi
Il presunto illecito per il quale la procura di Roma indaga su Marco Vincenzi è invece la presentazione di due emendamenti ad una proposta di legge regionale poi effettivamente accolti e “finalizzati a mettere a disposizione direttamente ai Municipi e ai Comuni i fondi erogati dalla Regione (1.200.000 euro)” creando “le premesse per consentire a Buzzi” e alle sue cooperative di “superare le difficoltà per accaparrarsi le risorse economiche”. “Mi è giunta questa mattina la comunicazione di chiusura delle indagini con notifica dell’avviso di garanzia. Ribadisco la mia totale estraneità alla vicenda, sicuro di aver sempre operato nella più assoluta correttezza e nel pieno rispetto della legge come potrò ampiamente dimostrare. Tuttavia, a tutela dell’istituzione regionale e del mio diritto alla difesa, ho deciso di rassegnare le dimissioni da presidente della Commissione bilancio della regione Lazio e di autosospendermi dal Partito Democratico”, dichiara Vincenzi. “Quando cinque mesi fa ho accettato l’incarico, non avevo ricevuta alcuna comunicazione giudiziaria. Oggi che questa condizione è venuta meno, preferisco fare un passo indietro per serietà e rispetto nei confronti dei tanti cittadini – elettori che mi hanno dato la fiducia, del Pd, dei colleghi d’aula e del presidente Zingaretti. Confermo la mia più assoluta fiducia nei confronti della magistratura e sono certo che potrà essere facilmente accertata la correttezza del mio comportamento”.