Opinioni

Ma chi sono quelli che usano l’immagine di Laura Boldrini per farsi un po’ di pubblicità?

Giovanni Drogo 29/11/2019

Chi ci salverà da Laura Boldrini in versione Grande Sorella di Orwell come esempio del Pensiero Unico del buonismo? Manco a dirlo ieri a Milano è stata presentata l’offerta culturale “non conforme”

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Tra ieri e oggi in diverse città italiane (Bologna, Udine, Cuneo, Ivrea, Padova e L’Aquila solo per citarne alcune) sono comparsi alcuni manifesti con il volto in stile Grande Fratello orwelliano di Laura Boldrini con lo slogan: «Pensa come vuoi ma pensa come noi». Sotto il “simbolo” di un fantomatico Ministero della Verità e una frase della Boldrini che ha sempre eccitato i sovranisti e i teorici del grande complotto del piano Kalergi: «i migranti oggi sono l’elemento umano, l’avanguardia di questa globalizzazione e ci offrono uno stile di vita che presto sarà molto diffuso per tutti noi».

L’idea geniale: usare Laura Boldrini per parlare del “pensiero unico”

Nessuna informazione sugli autori dell’attacchinaggio abusivo, il manifesto reca la scritta “stampato in proprio”. È chiaro, vista la diffusione dell’iniziativa su tutto il territorio nazionale, che non si tratta di casi isolati di qualche buontempone ma ci deve essere una qualche forma di organizzazione. Chiunque sia dietro l’iniziativa, è piaciuta parecchio negli ambienti di destra-destra, che oggi gongolano alle reazioni “scomposte” della sinistra che “è andata in tilt”” e che accusa di razzismo gli anonimi autori.

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Responsabile provinciale CasaPound Pavia

Sicuramente non si tratta di un caso di razzismo, non nei confronti dell’ex Presidente della Camera. Non sono insulti alla Boldrini, non ci sono frasi ingiuriose. Non è razzismo. È “solo” un attacco a quella che per qualche strano motivo (perché è donna?) da anni i populisti, i neofascisti, i sovranari e i produttori di fake news hanno eletto come bersaglio principale di insulti e bufale. Laura Boldrini rappresenta per molti il paradigma del “buonismo immigrazionista”, è un dato di fatto.

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Autrice de “Il Primato Nazionale”

Certo, fa un po’ sorridere la vigliaccheria – così la definisce in un Tweet la Boldrini – di chi non ha nemmeno il coraggio di firmarsi. Ma non si può pretendere troppo. L’unica cosa che sfugge alla comprensione è come mai proprio ora. Laura Boldrini non è mai stata al governo, la frase citata risale al 2014, al momento non è in corso alcuna discussione parlamentare sullo ius soli o sullo ius culturae. Quale motivo può aver mai spinto “ignoti” a dedicarsi tanta passione, fatica e sprezzo del pericolo ad un’attività come quella di attaccare manifesti per attaccare la Boldrini?

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D’accordo, c’è chi pensa che viviamo nell’epoca del “pensiero unico” e che «il cittadino che va imbrigliato in un gigantesco dispositivo disciplinare 

[notare la citazione foucaultiana NdR]che ne regoli le abitudini, le azioni, il modo di vivere, mangiare, divertirsi, fare sesso, parlare, pensare, persino provare emozioni. Il sistema non ha nulla che non va, sei tu che sei sbagliato». L’unico antidoto, scrivevano sul Primato Nazionale proprio un paio di giorni fa, è il pensiero non conforme. Insomma verrebbe quasi da dire che per qualcuno la Boldrini vuole farvi pensare tutti come pensa lei, cosa non vera visto che non risulta che lo abbia mai detto o fatto, e per salvarvi dovete esercitarvi a forme di pensiero alternative a quello boldriniano (che non ci sembra sia proprio quello che va per la maggiore in Italia negli ultimi anni).

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Il pensiero unico non ci vuole far vedere e parlare!11

E se quegli anonimi autori del manifesto avessero deciso di «lanciare una frecciata a coloro che si ritengono gli unici detentori di una sorta di verità assoluta e per questo insindacabile» perché farlo proprio ieri? Che si sia trattata della solita campagna “shock” per far parlare un po’ di sé e veicolare certe idee e proposte culturaliSembra quasi una coincidenza che ieri a Milano sia stata presentata la nuova campagna abbonamenti del Primato Nazionale il periodico “vittima della censura” (di chi?). In fondo il situazionismo è sempre stato uno degli elementi distintivi della propaganda e della comunicazione di CasaPound. In un articolo del Guardian (qui la traduzione) viene citata questa frase di Simone Di Stefano: «eravamo dei situazionisti che cercavano di svegliare le persone, artisti bohémien basati su modelli come Obey Giant

[Shepard Fairey]e Banksy». Il dubbio viene, le certezze non ci sono però. Del resto, a parte qualche manifesto attaccato abusivamente non ci sono insulti, non ci sono frasi ingiuriose, solo l’ennesimo caso in cui qualcuno ha usato Laura Boldrini per dare una versione alternativa (o non conforme?) dei fatti. Che sarà mai. Magari un giorno verranno allo scoperto, chissà.

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