Cultura e scienze
L’Università senza numero chiuso
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-09-04
Accordo tra Cinquestelle e Lega: quiz di sbarramento solo dal secondo anno. Si punta al modello francese
La Stampa racconta oggi in un articolo a firma di Flavia Amabile che il governo Lega-M5S ha in mente di superare il numero chiuso nelle università guardando al cosiddetto modello francese:
Le posizioni non sono lontane. Si parte dal modello francese: ammissione per tutti al primo anno e sbarramento a partire dal secondo, sulla base di esami sostenuti e crediti maturati. È un’ipotesi non nuova in Italia. Il primo governo a lanciarla fu quello di Matteo Renzi con la ministra dell’Istruzione dell’epoca, Stefania Giannini, che provò a farla decollare. Ma a favore del modello francese si erano espressi in precedenza anche molti esponenti del centrodestra. La questione fu poi accantonata: per renderla operativa sarebbe stato necessario avere dei fondi per sostenere l’adeguamento delle università.
Il nodo si ripropone ora con le stesse incognite da affrontare. «Il modello francese è di sicuro la base di partenza della revisione a cui lavoreremo», conferma Francesco D’Uva, capogruppo Cinquestelle alla Camera. Nella scorsa legislatura aveva già affrontato la questione presentando una proposta di legge di cui era primo firmatario. La riforma presente nel provvedimento poneva alcuni requisiti per la selezione a partire dal secondo anno: aver superato un test di accesso alla fine del primo anno basato sulle materie studiate, e avere ottenuto una posizione abbastanza elevata nella graduatoria finale creata tenendo conto del fabbisogno reale del Servizio sanitario nazionale. Chi resta fuori può ottenere dei crediti per frequentare altri corsi di laurea.
C’è però un problema piuttosto cogente. In Francia non è all’inizio del corso, come in Italia, ma il numero chiuso c’è. Alla fine del secondo anno gli studenti lo affrontano. Passa solo il 15-20% degli studenti iscritti. Una percentuale che crea polemiche anche lì.