L’ultima di Fontana: “Meglio in 4 al ristorante che in 24 a casa”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-23

Il Presidente della Regione Lombardia strizza l’occhio ai ristoratori e battezza la teoria della cosiddetta “libertà controllata”

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Ci risiamo. Il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana proprio non resiste a esprimere il proprio pensiero sulle norme di sicurezza Covid, anche a costo di incappare in gaffe e topiche clamorose. L’ultima, solo in ordine di tempo, riguarda i ristoranti e la sua teoria della “libertà controllata”.

“Non c’è nulla di male ad aprire i ristoranti anche la sera, se si rispettano le regole e tutte le linee di condotta. Molto meglio quattro persone che cenano sedute a un tavolo distanziate, che gli assembramenti che abbiamo visto domenica davanti allo stadio di San Siro o la sera fuori dai bar” ha detto in un’intervista a “La Repubblica”.

Quello che ignora il governatore

Tradotto? Inutile chiudere i ristoranti, se poi assistiamo ad assembramenti davanti ai bar o agli stadi, come nel caso del recente derby di Milano. Il che, apparentemente, potrebbe anche apparire sensato. Quello che ignora il governatore “lumbard” è che a) per quanto censurabili e assolutamente non accettabili, gli assembramenti all’aperto sono comunque molto meno pericolosi rispetto a quelli al chiuso, come nel caso dei ristoranti, dove il virus diventa molto più contagioso, soprattutto in inverno e con un ricircolo d’aria minore; b) non è che un atteggiamento sbagliato da parte di qualcuno renda automaticamente leciti e legittimi comportamenti a rischio altrove.

“La gente comincia ad essere esasperata”

“La gente” ha proseguito Fontana “inizia a essere esasperata e poi finisce che magari a tavola a casa si trovano in 24. Meglio dare un po’ di libertà controllata che regole rigide che vengono violate. Lo ripeto da mesi. Rischiamo di essere sempre più vittime del virus. Continuiamo ad inseguirlo invece di cercare di anticiparlo. Ci sono alcuni comportamenti inaccettabili che ormai abbiamo capito che favoriscono il contagio. E giusto porre dei limiti generalizzati su quei comportamenti. Mentre si devono prendere provvedimenti mirati solo per circoscrivere alcuni focolai particolari. La Lombardia ora è in zona gialla e ci sono comunque delle limitazioni. Se esistono altre zone in cui l’andamento del contagio è preoccupante è giusto che si sappia in anticipo ogni settimana cosa si potrà fare”.

La linea di Fontana risulta particolarmente ambigua: da un lato condanna (giustamente) quelle condotte che favoriscono il contagio; dall’altro, non è altrettanto zelante quando si parla di ristoratori, da cui proviene lo zoccolo duro del suo elettorato. La sua tesi, più che quella della “libertà controllata”, appare quella della “facile contrapposizione”. Ovvero: il fatto che al di fuori dei ristoranti non si rispettino le regole, non implica che lo si debba fare anche all’interno. Il rispetto delle norme di sicurezza, semmai, deve valere ed essere fatto rispettare all’aperto e, soprattutto, al chiuso, invece di strizzare l’occhio alla rabbia – comprensibile – di ristoratori e commercianti, in un istinto populista che lo stesso Salvini sta cavalcando anche in queste ore, nonostante sieda al governo.

 

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