“Io, mia figlia down e quel bambino in spiaggia che la definisce brutta e malata”: il racconto di Luca Trapanese

di Chiara Capuani

Pubblicato il 2022-05-24

Assessore al welfare nel comune di Napoli, Trapanese aveva adottato nel 2017 Alba, affetta da sindrome di down, dopo che la piccola era stata rifiutata da ben sette famiglie diverse.

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“È brutta e malata, me l’ha detto mia mamma”. Luca Trapanese, assessore al Welfare del Comune di Napoli, si trovava al mare con sua figlia Alba quando un bimbo, avvicinatosi a loro per giocare, ha rivolto queste terribili parole alla piccola, affetta da sindrome di down. La storia di Alba e del suo super papà è ben nota: Trapanese ha adottato la bimba nel 2017 dopo che lei era stata rifiutata da ben sette famiglie diverse per via della sua condizione.

Trapanese, che ha raccontato la vicenda in un post su Facebook, ha spiegato che stava giocando sulle giostre con Alba quando “si è avvicinato un bimbo e ha cominciato a stare con noi. A giocare con noi. Poi all’improvviso e anche con una certa naturalezza mi ha detto che secondo la sua mamma Alba è malata e anche brutta. Sono rimasto di pietra, non sapevo nemmeno cosa rispondere, perché mia figlia non è malata e la sua disabilità non la invalida dell’essere una bambina felice, oltre ad essere oggettivamente bella. Quel bimbo, grazie alla sua mamma, rappresenta una parte della società ostile alla diversità, indifferente al dolore, incentrato sul raggiungimento di una perfezione che non esiste. Non riesco neanche a dare colpe al bambino e a sua madre. Manca la cultura della disabilità e questo perché non c’è informazione su come relazionarsi con persone che hanno un deficit”.

“Io, mia figlia down e quel bambino in spiaggia che la definisce brutta e malata”: il racconto di Luca Trapanese

Dopo la brutta esperienza, scrive ancora Trapanese, arriva – per fortuna – un messaggio che gli risolleva il morale. “Lunedì pomeriggio mi arriva questa foto di Alba con Arturo, un suo compagno di classe con questo messaggio: “Grazie a te e ad Alba…lei riesce a sfiorargli le mani…e il cuore”. Bisognerebbe iniziare a costruire una società nella quale i figli non vengano visti come una proprietà o augurare che siano i primi ed i migliori. Bisognerebbe iniziare a ragionare sul bene comune, partire dall’idea che sono TUTTI figli nostri, nonostante le diversità, e che ognuno di loro ha diritto alla FELICITÀ e non al primato di “migliore”.

Infine, Trapanese conclude con una riflessione sulla condizione della figlia: “Posso rendere Alba la bambina più abile del mondo, le posso garantire le migliori terapiste,  posso cercare per lei la scuola più preparata, ma se non sarà accolta dalla società come una persona e non come una handicappata il mio lavoro è stato del tutto inutile. Grazie Arturo perché con questa foto mi hai ridato la speranza che avevo perso qualche giorno fa”.

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