La madre di Luana D’Orazio rifiuta il risarcimento di 1,2 milioni di euro per la morte della figlia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-03-27

La 22enne lavorava da meno di un anno nella ditta di lavorazione tessile vicino Pistoia, quando nel maggio 2021 morì incastrata in un macchinario della fabbrica. La madre: “”Ho solo due grandi desideri: che sia fatta giustizia e che non ci siano più morti sul lavoro”.

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Emma Marrazzo, la mamma di Luana D’Orazio – la 22enne morta intrappolata in un macchinario in una fabbrica di Oste di Montemurlo, in provincia di Prato nel maggio del 2021 – ha dichiarato di non voler accettare il risarcimento di 1,2 milioni di euro offerto dalla compagnia assicurativa Unipol.

“Questa storia di denaro sbandierato ai quattro venti come se la morte di mia figlia avesse un prezzo mi fa stare male. Il dolore non si quantifica e non si mercifica e comunque queste cose vanno fatte nelle sedi opportune, perché per me, gettarmele addosso, sono come pugnalate al cuore”, ha dichiarato Marrazzo in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera.

La madre di Luana D’Orazio rifiuta il risarcimento di 1,2 milioni di euro per la morte della figlia

Giovane mamma 22enne, Luana viveva con i suoi genitori e lavorava da meno di un anno nella ditta di lavorazione tessile di Montemurlo, in provincia di Prato. Il 3 maggio del 2021, durante il suo turno di lavoro, rimase incastrata in un orditoio e nonostante l’allarme tempestivo al 118 per lei non vi fu nulla da fare.

“Tra poco più di un mese sarà un anno che piango Luana – ha continuato Marrazzo al Corriere -. E il 7 aprile si aprirà a Prato il processo con i tre imputati. E allora se queste persone vogliono preparare strategie di difesa lo facciano in silenzio senza tormentare me e la mia famiglia. Non si può giocare con la vita di una famiglia colpita duramente da una tragedia. Io sto vivendo un calvario infinito ma il mio dolore non viene rispettato”, ha detto ancora la donna che ha aggiunto: “Ho solo due grandi desideri: che sia fatta giustizia e che non ci siano più morti sul lavoro”.

La famiglia di Luana è rappresentata dall’avvocato Andrea Rubini, a.d. di Gesi Group, società di consulenza dei D’Orazio, che in un’intervista a Fanpage ha definito l’offerta “incongrua”. D’Orazio ha spiegato che “i danni, patrimoniali e non, sono ancora da quantificare. Non riteniamo stabilizzata la situazione, ci riserveremo di approfondire la questione nelle prossime settimane”.

Nell’udienza, fissata per il 7 aprile, compariranno i tre imputati accusati di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele del macchinario a cui lavorava Luana: la titolare dell’azienda Luana Coppini, il marito Daniele Faggi e il tecnico manutentore esterno Mario Cusimano.

 

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