Cultura e scienze

COVID-19: il nome ufficiale di 2019-nCov

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-12

L’annuncio è stato dato ieri durante una conferenza stampa a Ginevra. La scelta del nome definirà uno standard per tutte le future epidemie di coronavirus che evita riferimenti geografici o etnici in modo da impedire l’uso di termini inaccurati e stigmatizzanti

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato che il nuovo coronavirus noto fino a questo momento come Coronavirus 2019-nCoV si chiamerà COVID-19. Il Direttore Generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha spiegato le ragioni della scelta durante una conferenza stampa ieri a Ginevra: «Abbiamo dovuto trovare un nome che non si riferisse a una posizione geografica, a un animale,o ad un individuo o un gruppo di persone. Un nome che sia anche pronunciabile e correlato alla malattia».

Perché l’OMS ha scelto il nome ufficiale del nuovo coronavirus

Nelle scorse settimane infatti il nuovo coronavirus 2019-nCoV dal nome abbastanza impronunciabile era stato definito impropriamente e in maniera non ufficiale da alcune fonti di informazione come “il coronavirus di Wuhan” oppure “il coronavirus cinese“. Una scelta giornalistica che si basava principalmente sulla localizzazione geografica dei primi focolai epidemici ma che rischiava di essere irrispettosa e discriminatoria nei confronti dei cittadini di Wuhan e della popolazione cinese. Esistono invece delle precise linee guida, stabilite dall’OMS in accordo con la FAO e l’Organizzazione mondiale della sanità animale (OIE) che stabiliscono i criteri per la scelta del nome.

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Come ha detto il Direttore dell’OMS scegliere un nome ufficiale «è importante per impedire l’uso di altri sostantivi che possono essere inaccurati o stigmatizzanti». Ma c’è un’altra ragione per cui è importante “dare” un nome al nuovo coronavirus, la scelta del nome «stabilisce un formato standard da utilizzare per qualsiasi futura epidemia di coronavirus». In buona sostanza in futuro i nuovi focolai epidemici di coronavirus dovrebbero avere un nome smile, legato all’anno di comparsa del virus, e non più nomi come SARS o MERS.

Cosa sappiamo di COVID-19

Nel frattempo i dati ufficiali parlano, per la Cina, di oltre 42mila persone contagiate da COVID-19 con oltre mille decessi (1017 morti, in base ai dati ufficiali). Al di fuori della Cina invece i casi confermati sono 394, distribuiti in 24 paesi (41 in Europa tra cui 3 in Italia) con un decesso nelle Filippine. Per COVID-19 non esiste un vaccino e non esiste attualmente nemmeno una cura specifica. Al momento infatti non ci sono terapie consigliate dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per il nuovo coronavirus, e nelle linee guida sull’assistenza ai pazienti sono indicate solo terapie di supporto anche se su alcuni pazienti si stanno però utilizzando alcuni farmaci già in uso o in sperimentazione per altre patologie. Al momento però i dati e i risultati non consentono di parlare di una cura per COVID-19.

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Fonte: il Messaggero

Nei giorni scorsi sono stati diffusi i risultati di uno studio tedesco secondo i quali il coronavirus sarebbe in grado di sopravvivere sulle superfici – quindi al di fuori del corpo umano – fino a 9 giorni. Secondo il direttore del Dipartimento malattie Infettive dell’ISS Gianni Rezza lo studio non deve creare allarme perché «questo studio, ancora da dimostrare e condotto su altri coronavirus e non su quello cinese, non fa la differenza sul contenimento precoce dell’epidemia. Da quello che sappiamo rispetto alle precedenti malattie infettive respiratorie, Mers e Sars, infatti, il nuovo coronavirus si trasmette molto più velocemente e la via di trasmissione da temere è soprattutto quella respiratoria, non quella da superfici contaminate. Va comunque sempre ricordata l’importanza di una corretta igiene delle superfici e delle mani. Anche l’uso di detergenti a base di alcol sono sufficienti a uccidere il virus».

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Il numero di casi di COVID-19 confermati in Europa al 11/02/2020

Per la pulizia delle superfici l’ISS consiglia di utilizzare  disinfettanti contenenti alcol (etanolo) al 75% oppure disinfettanti a base di cloro all’1%.  Per quanto riguarda il periodo di incubazione invece alcuni studi condotti dall’ECDC  delimitano il periodo tra 2 e 12 giorni, lasciando i 14 giorni come limite massimo di precauzione. Ha destato molta preoccupazione anche l’eventualità che anche pazienti asintomatici (ovvero che non hanno alcun sintomo dell’infezione) siano in grado di trasmettere COVID-19. Secondo l’OMS  la trasmissione del virus da persone infette ma ancora asintomatiche è una possibilità ma si tratta di casi rari al punto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità non considera la trasmissione da casi asintomatici uno dei motori principali della trasmissione di COVID-19.

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