Lodo Guenzi: “Solo attraverso la complessità e il confronto possono nascere idee intelligenti” | INTERVISTA

di Sara Manfuso

Pubblicato il 2022-04-20

Lodo Guenzi, frontman de Lo Stato sociale e ora su Rai 3 con Le parole” di Massimo Gramellini, ci parla della sua vita ma anche di problemi sociali e comunicazione

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Lodo Guenzi, nasce a Bologna trentacinque anni fa e sin da ragazzino scopre la necessità di esprimersi attraverso l’arte. Noto al grande pubblico per le sue partecipazioni a Sanremo con “Lo Stato Sociale”, si è fatto conoscere e apprezzare non solo come cantautore ma anche come conduttore del concertone del “1 Maggio”, come attore cinematografico e, ancora, come giudice di “X Factor”. Oggi collabora a “Le parole” di Massimo Gramellini, in onda su Rai3 il sabato sera, dove tiene un suo monologo. Inoltre, gira l’Italia con il suo “Uno spettacolo divertentissimo che non finisce affatto con un suicidio”. Sarà all’Ambra Jovinelli giovedì 21 e venerdì 22.

Lodo Guenzi: “I social sono molto peggio dei bulli che mi hanno dato due schiaffi alle medie”

D. Ciao Lodo, partiamo dalle origini. Tua madre è una giudice che a lungo ha vissuto sotto scorta. Quanto ha condizionato la tua vita e il tuo senso di giustizia questa esperienza?
R. Per fortuna non a lungo ma sì, ha avuto alcuni processi importanti. Porto con me il rifiuto profondo verso ogni forma di giustizialismo, so quanto pesa decidere circa la libertà di qualcuno e quanto questa decisione non possa e non debba essere figlia di un sentimento diffuso di rivalsa, vendetta o espiazione collettiva. Una mia amica avvocatessa l’altra sera mi ha detto una cosa molto semplice: “è chiaro che se qualcuno sapesse qualcosa di diritto saprebbe che sono ovviamente meglio cento colpevoli in libertà che un solo innocente in prigione”. Strano dirlo oggi, momento in cui l’isolamento e la rabbia sociale disegnano un paese con una tale bava alla bocca che temo oggi sceglierebbe di avere la pena di morte. Un paese che mi spaventa e svilisce.

D. Per amore della parità di genere, evitiamo di trascurare papà Alberto che è professore di storia dell’economia. “Io, te e Carlo Marx” uno dei pezzi de “Lo Stato Sociale”. Lodo Guenzi marxista?
R. Di sicuro credo che il mondo cambi solo se agisci per cambiarne i rapporti di forza, che spesso sono economici, invece di agire per cambiare la narrazione degli stessi. Una società, per spiegarmi, in cui sia più urgente eliminare le ragioni economiche per cui le persone che arrivano dal sud del mondo possono essere sfruttate e rese schiave piuttosto che agire unicamente contro le parole discriminatorie, che altro non sono che il prodotto di questi rapporti di forza sbagliati. In principio, per me, non era il verbo, e lo dico da lavoratore delle parole.

D. Bologna del te bambino e Bologna oggi. Cosa è cambiato e cosa chiederesti oggi all’Amministrazione cittadina e regionale?
R. Chiederei di interrompere la lunga e triste stagione degli sgomberi che in questi quindici anni ha toccato occupazioni abitative, centri sociali e realtà alternative che meritano vita, spazio e rispetto. Essere la roccaforte della sinistra suona ironico quando chi non ha i soldi per un tetto viene costantemente sgomberato.

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Foto IPP/Pizzi Paolo 19/10/2021

D. Da cantante de Lo Stato Sociale hai calcato il palco di Sanremo e, insieme alla tua “partner in crime” Ambra Angiolini, quello del Primo Maggio. La festa del lavoro si avvicina, cosa pensi delle politiche attive del lavoro italiane e del reddito di cittadinanza?
R. Mi pare che la situazione disastrosa del lavoro in questo paese sia data per assodata e immutabile, e quindi si lavori attorno al lavoro per pompare manodopera in un mondo con sempre meno diritti. Facciamo lavorare i ragazzi già a scuola, in fabbriche dove muoiono gli adulti, senza pagarli e senza protocolli di sicurezza. Togliamo diritti ai lavoratori per favorire la libertà delle aziende. Insomma, fino a quando agiremo come se la vita umana fosse finalizzata alla produzione e quando cominceremo ad agire pensando che i soldi devono servire per vivere?

D. Compositore, cantante, attore di cinema e teatro. Così tante forme espressive della propria creatività credi che alla lunga rafforzino o indeboliscano il proprio profilo pubblico?
R. Fortunatamente non ci penso. Cerco di vivere un po’ più di una vita e di fare ogni giorno qualcosa che rischio di non saper fare.

D. Ti troviamo il sabato sera in prime time su Rai3 con il tuo speech sulla “parola della settimana” ospite di Massimo Gramellini. In tutto questo gran vociare televisivo, non pensi che molto ospiti farebbero bene a tacere? Di questi giorni la discussione del testo in Commissione di Vigilanza Rai sugli opinionisti e analisti televisivi.
R. Sì capisco, ci sono sessanta milioni di virologi che in un quarto d’ora si sono trasformati in sessanta milioni di esperti di geopolitica. Ma io credo che il tema del dibattito pubblico non sia che non è abbastanza controllato, anzi, ma che è troppo polarizzato. Questa polarizzazione fisiologicamente fa sopravvivere solo le idee più stupide e violente, personalistiche e superficiali. Uno dei grandi problemi dell’occidente è la crisi della libertà d’espressione, crisi della quale dovremmo occuparci noi che viviamo di parole, invece di improvvisarci virologi. E nessuna forma di censura cura una crisi di libertà d’espressione che, per sua natura, o è estrema o non è. Dovremmo lottare per la possibilità di dire cose anche controverse, sbagliate, estreme e offensive per qualcuno senza che questo si riduca a un derby tra avvelenati che chiedono l’uno l’oscuramento dell’altro o squalificano l’interlocutore sul piano personale e non delle idee. Solo attraverso la complessità e il confronto possono nascere delle idee intelligenti, il resto è la tribuna di uomini e donne, e non si cura con nessuna censura.

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Foto IPP/Andrea Oldani

D. Sei molto seguito sui social. Quanto può essere pericolosa per un giovane la dittatura dei Like? Vedi qualche nesso con il bullismo di cui tu stesso sei stato vittima?
R. No, internet è molto peggio della mia classe delle medie. È un posto dove adulti pieni di fragilità e cattive azioni cercano un post in cui si parla di bullismo per sentirsi dalla parte dei buoni mentre invocano quanto di peggio si possa immaginare per punire dei ragazzi che mi hanno tirato due schiaffi che allora avevano dodici anni. Avevo scritto quel post solo per dire a qualcuno che magari mi vede come uno a cui è andata bene che se a undici anni pensi che ti tratteranno male per sempre, non è mica detto. È diventata una gara di buonissimi che danno degli stronzi a degli allora bambini.

D. Giri l’Italia con il tuo spettacolo “Uno spettacolo divertentissimo che non finisce con un suicidio”. Perché questo titolo e cosa c’entra il suicidio?
R. Non posso dirlo perchè è il papà di tutti gli spoiler, ma posso dire che lo spettacolo mantiene le sue due promesse.

D. Un libro e una canzone che raccontano Lodo Guenzi.
R. Lettera da lontano, Jannacci.

 

 

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