Lo strano caso degli autisti ATAC ai seggi a Roma

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-06-05

In 850 saranno impegnati per tre giorni come rappresentanti di lista o scrutatori. A rischio il 30% delle corse: l’azienda prova a limitare i danni vietando le licenze sindacali

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Da oggi fino a martedì una corsa su tre degli autobus dell’Atac si fermerà «causa elezioni». Perché la febbre delle urne ha contagiato gli autisti della municipalizzata: saranno in tutto 850 i permessi retribuiti. In gran parte sono rappresentanti di lista, solo 70 gli scrutatori. Una moda che colpisce anche l’Ama, con 400 spazzini schierati nei seggi. “Da oggi fino a martedì sono possibili disagi sulla rete di trasporto a causa della massiccia adesione di dipendenti – circa 850 – alle operazioni elettorali per le amministrative”, riferisce l’Atac chiarendo che “l’azienda, oltre a sospendere su disposizione del direttore generale Marco Rettighieri i permessi sindacali da 3 al 6 giugno, ha programmato il servizio per minimizzare l’impatto delle consultazioni sulla regolarità. Al tempo stesso, tuttavia, Atac sta monitorando l’andamento del servizio per analizzare le cause di eventuali difficoltà e valutarne la coerenza con il quadro di regole normative e aziendali”.

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Gli autisti ATAC ai seggi a Roma (Il Messaggero, 5 giugno 2016)

Lo strano caso degli autisti ATAC ai seggi a Roma

L’incredibile caso è raccontato oggi con dovizia di particolari dal Messaggero: ci il 10% di corse in meno domani perché oggi ci saranno 850 rappresentanti di lista dall’ATAC (più 400 dall’AMA). Con il permesso retribuito – i maligni in queste ore lo chiamano «riposo» – per assistere allo svolgimento democratico del voto. Il tutto è possibile grazie al fatto che i dipendenti arruolati come rappresentanti di lista (780 su 850) avranno così il dovere di presentarsi ai seggi, ma potranno rimanervi anche per pochi minuti (non c’è un obbligo di presenza per i rappresentanti di seggi) per poi magari andarsene al mare:
 

Basterà farsi vedere ogni tanto, anche di sfuggita. E magari passare la mattinata al mare, se il tempo è buono. Tanto la giornata di lavoro la paga la partecipata del Campidoglio. Della serie «lavorare con trasporto», come recitava un vecchio cartellone affisso sui bus della Capitale.Quello dell’Atac, va detto, è un caso più unico che raro. Per chi lavora nelle Ferrovie dello Stato le regole sono molto più stringenti. Intanto a nessun dipendente «di esercizio» (impegnato quindi come macchinista o comunque a bordo dei vagoni) può essere concessa una licenza per fare lo scrutatore, il segretario o il presidente di seggio. A meno che non si metta in ferie volontariamente, ma tutti i periodi di riposo vengono programmati in anticipo, in modo da evitare che ci siano ripercussioni sul servizio.
L’opposto di quanto avviene in Atac, dove invece la grande fuga (retribuita) verso i seggi causerà disagi enormi ai romani, con una corsa su tre dei bus a rischio cancellazione. Sempre in Ferrovie, gli unici a potersi assentare sono i rappresentanti di lista. La logica è chiara: non si può negare un diritto politico. Ma anche qui c’è una differenza non da poco rispetto alla municipalizzata capitolina: chi va a seguire lo spoglio per conto di un partito, perde la giornata di lavoro. Sempre che, come per gli scrutatori, non si metta in ferie comunicandolo all’azienda con largo anticipo. E guarda caso, il rischio di un taglio in busta paga è sempre bastato per scoraggiare i più a disertare i turni di guida.

 
 

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