L'«idiota» che ha terrorizzato l'Europa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-03-29

Seif el Din Mustafa è l’uomo che ha dirottato un aereo Egyptair a Cipro e ha riportato alla memoria i fantasmi di altri fatti storici. Ma la vicenda deve fare riflettere: nonostante le misure di sicurezza degli aeroporti vengano costantemente aggiornate e ampliate, come ha sintetizzato un ex manager della sicurezza all’aeroporto di Heathrow: «Oggi è possibile dirottare un aereo usando solo le parole»

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Quando le agenzie internazionali di primo mattino hanno cominciato a battere la notizia del dirottamento dell’aereo Egyptair partito da Alessandria e diretto a Il Cairo la notizia è finita rapidamente nelle home page dei giornali di tutto il mondo. E mentre la memoria tornava ai dirottamenti degli anni Settanta la storia della cintura da kamikaze che indossava il dirottatore, poi rivelatasi falsa, aveva fatto pensare al peggio. Tutto sbagliato, invece. La polizia ha poi precisato che la presunta cintura esplosiva era stata ‘assemblata’ con involucri di telefoni cellulari. L’uomo si chiama Seif el Din Mustafa, egiziano. Per il governo cipriota è disturbato mentalmente.

Seif el Din Mustafa: l’«idiota» che ha terrorizzato l’Europa 

I parenti  hanno confermato che l’uomo “non svolgeva alcuna attività terroristica”, né apparteneva ai Fratelli musulmani. I congiunti hanno però rivelato che l’uomo aveva problemi “finanziari” e “chiedeva in prestito denaro ad amici”, come ha scritto il sito egiziano Veto, aggiungendo che gli inquirenti proseguono le indagini e gli interrogatori dei parenti per svelare il motivo del suo gesto. Il sito Youm7 precisa che l’uomo, nato il 23 luglio 1957, ha commesso “16 crimini di contraffazione” anche di assegni, “furto e spaccio di droga”. Aveva anche fondato una compagnia “fasulla” intitolata a suo nome, la ‘Seif ElDin Food Import and Exports’ al fine di “coprire i suoi traffici” ed era stato arrestato tre volte: condannato nel 2010 era evaso durante la rivoluzione egiziana del gennaio 2011, ma si era costituito nel 2014 scontando la pena l’anno scorso. Il dirottatore risiede a Helwan, agglomerato a sud del Cairo, ed era stato cacciato dalla Facoltà di Legge della Beirut Arab University (Bau) di Alessandria. Rimane un mistero l’effettivo movente del dirottamento: l’uomo avrebbe chiesto di poter vedere l’ex moglie, residente in una località non lontana dall’aeroporto, ma secondo altre fonti avrebbe richiesto di incontrare un rappresentante dell’Unione Euroepa, o ancora la liberazione dei prigionieri politici in Egitto. Le persone a bordo – secondo la testimonianza di Samaha – non si sono rese conto del dirottamento: l’equipaggio ha ritirato loro i passaporti e hanno solo notato che l’apparecchio non aveva iniziato la discesa verso il Cairo ma aveva invece guadagnato quota, prima che il comandante li informasse che la destinazione del volo era ora Larnaca; inizialmente come motivo del cambio di aeroporto era stato indicato un problema tecnico all’apparecchio, e solo successivamente i passeggeri sono stati informati del dirottamento in corso. Non vi è chiarezza peraltro neanche sul numero effettivo di passeggeri del volo MS181, dal momento che fonti ufficiali egiziane – dalla compagnia di bandiera al Ministero per l’aviazione civile, passando per l’aeroporto di Alessandria – hanno fornito in diversi momenti cifre differenti: in base all’ultimo elenco fornito dalle autorità del Cairo oltre all’equipaggio si trovavano a bordo 55 passeggeri (21 dei quali stranieri) e un membro della sicurezza della compagnia.

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Ben Innes, passeggero dell’aereo Egyptair, si scatta un selfie con il dirottatore

Gli aeroporti insicuri

A quattro ore dalla fine dell’emergenza c’è da registrare l’ennesima falsa notizia che si è diffusa nell’immediato: ovvero che a dirottare l’aereo fosse un professore di veterinaria egiziano che invece faceva parte dei passeggeri ed è successivamente sceso dall’aereo per trovarsi a dover smentire alla BBC araba di essere un kamikaze. E rimane il grande problema della sicurezza sugli aerei, ricordata oggi dall’ANSA:

Verso la fine degli anni ’70, in seguito all’ondata di dirottamenti compiuti in gran parte da guerriglieri palestinesi, la International Civil Aviation Organization delle Nazioni Unite iniziò a richiedere che prima di imbarcarsi i passeggeri passassero negli aeroporti attraverso i metal detector e le loro valige venissero controllate ai raggi x. Dopo l’attentato al volo della Pan Am precipitato su Lockerbie nel 1988, sono stati introdotti nuovi sistemi per individuare eventuali esplosivi. Dopo gli attacchi dell’11 settembre a New York e Washington, le compagnie aeree hanno inoltre iniziato a chiudere le cabine di pilotaggio dei loro aerei con porte blindate, per impedirvi l’accesso ad eventuali dirottatori. Ma la minaccia ha preso man mano altre forme, come dimostra ad esempio la vicenda del nigeriano Umar Faruk Abdulmutallab, che si era nascosto una bomba nelle mutande per farla detonare su un aereo per Detroit il giorno di Natale del 2009, e che non fu rilevata ai controlli dell’aeroporto di Amsterdam.
La strage fu evitata solo grazie all’intervento di un passeggero dell’aereo che impedì al kamikaze di innescare l’ordigno. E già nel 2001 il britannico Richard Reid tentò di far saltare in aria un aereo sulla rotta Parigi-Miami con dell’esplosivo che aveva nascosto nelle scarpe. Non a caso, ora, prima di raggiungere la sala d’imbarco i passeggeri vengono controllati più volte, comprese le loro scarpe, così come vengono controllati i tubetti del dentifricio, i deodoranti, gel, scatole del trucco, o bottigliette di profumo. Ma nonostante le misure di sicurezza vengano costantemente aggiornate e ampliate, la percezione di molti è che non siano mai abbastanza. E come ha sintetizzato Norman Shanks, un consulente ed ex manager della sicurezza all’aeroporto di Heathrow citato dal New York Times, “oggi è possibile dirottare un aereo usando solo le parole. Quello che serve è solo quest’incertezza“.

“Non è un terrorista, è un idiota”, ha dichiarato un funzionario del ministero degli Esteri egiziano secondo il quotidiano inglese Telegraph. «I terroristi, sono pazzi, non stupidi, lui è stupido», ha rincarato la dose la stessa fonte. Sarà. Ma intanto l’«idiota» ha terrorizzato l’Europa. E bisogna prenderne atto: se anche uno scemo è in grado di farlo, chissà un malintenzionato quanti danni può fare.

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