Fatti
Lo schianto di Liberi e Uguali
Giovanni Drogo 05/03/2018
Supera di pochissimo il 3% la formazione di sinistra guidata da Pietro Grasso che puntava alla doppia cifra. Tutti i big della coalizione, da D’Alema a Boldrini sono stati sconfitti nei rispettivi collegi uninominali
La misura della sconfitta di Liberi e Uguali, la coalizione che riunisce Possibile, MDP e Sinistra Italiana, la dà il risultato del collegio uninominale di Palermo Resuttana-San Lorenzo dove Pietro Grasso ha conquistato la bellezza di 11.580 voti pari al 5,8%. Stanislao Di Piazza detto Steni, candidato del MoVimento 5 Stelle, ha preso il 43,6% con 87.301 voti. Ma nel resto del Paese le cose vanno ancora peggio. E la sconfitta di Liberi e Uguali è pressoché totale in ogni collegio.
Liberi e Uguali supera (di poco) la soglia minima del 3%
Alla Camera LEU si ferma appena sopra la soglia minima del 3%. Con poco meno di diecimila sezioni che ancora devono chiudere lo scrutinio dei voti Liberi e Uguali si attesta al 3,37% al proporzionale (3,44% all’uninominale) mentre al Senato le cose vanno leggermente peggio, con il 3,3%. Stefano Fassina (Sinistra Italiana) a Radio Anch’io ha parlato di risultato “decisamente deludente” spiegando che “non siamo stati sufficientemente discontinui rispetto agli ultimi quattro anni. Il problema non è solo Renzi, noi ci siamo proposti come pre-renziani o anti-renziani, ma non con un profilo autonomo”.
Lo stesso Fassina non è riuscito a fare meglio, nel collegio uninominale 10 di Roma, quartiere Gianicolense, il consigliere comunale di SI ha conquistato appena settemila voti (pari al 5,39%). Ma nel complesso tutti i Big di LEU non sono riusciti a fare il risultato nei rispettivi collegi uninominali.
Vasco Errani a Bologna è stato decisamente asfaltato dal “compagno” Pierferdinando Casini che ha fatto il pieno di voti nella ex roccaforte rossa del Partito Comunista. LEU è arrivata, come sempre in tutti i collegi, al quarto posto dopo M5S e centrodestra. Peggio ancora ha fatto Massimo D’Alema che nel collegio uninominale di Nardò, in Puglia, ha preso appena il 3,9% (per la cronaca a vincere è stata la pentastellata Barbara Lezzi). Anche Laura Boldrini a Milano è quarta con appena il 4,55%.
Già pronta l’analisi della sconfitta
Già dopo i primi exit poll Nico Stumpo parlava ieri sera di “Dati al di sotto delle aspettative” ma faceva sapere che non sarebbe stata la fine di Liberi e Uguali. Questa mattina il veneziano Davide Zoggia parlava di “risultato devastante” annunciando l’inizio di un percorso di riflessione per capire “da dove ripartire” anche se un risultato così “fa male”.
Del resto prima del voto quelli di LEU erano accreditati dai sondaggi di un consenso variabile tra il 5% e il 7%. Che sarebbe stato un risultato accettabile, in linea con quelli ottenuti dei partiti “a sinistra del PD” come ad esempio SEL alle politiche del 2013.
Evidentemente la fusione delle anime della sinistra in chiave anti-Renzi (sia Possibile che MDP sono formati in larga parte da fuoriusciti del Partito Democratico) non ha funzionato. Anche perché fino a qualche mese fa alcuni importanti esponenti di Liberi e Uguali erano parte del gruppo dirigente del PD e hanno votato le stesse leggi che ha votato il gruppo parlamentare del partito di Renzi. Insomma un elettore evidentemente non aveva molti motivi per votare per LEU. Volendo proprio votare in chiave “anti-Renzi” c’era solo l’imbarazzo della scelta con evidente preferenza per il MoVimento 5 Stelle.