Lisa Bosia Mirra: la deputata che aiuta i migranti condannata

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-04-13

Lisa Bosia Mirra, consigliera socialista del Gran Consiglio del Canton Ticino è stata condannata per aver aiutato gruppi di migranti ad entrare in Svizzera. Il magistrato non ha riconosciuto le attenuanti umanitarie e la consigliera annuncia ricorso

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Lisa Bosia Mirra è una deputata del Gran Consiglio del Canton Ticino, premiata assieme al parroco di Rebbio Don Giusto della Valle per il suo impegno a sostegno dei profughi alla frontiera Como-Chiasso con il premio svizzero per i Diritti Umani “Alpes Ouvertes” creato dall’abate dei rifugiati Cornelius Koch. L’impegno umanitario della consigliera socialista, all’insegna di un Ticino aperto e solidale, però le è costato caro perché oggi nei suoi confronti è stato emanato un decreto d’accusa (in sostanza un decreto penale di condanna) per violazione della Legge federale sugli stranieri.

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Lisa Bosia Mirra alla Civil March per Aleppo

Di cosa è accusata Lisa Bosia Mirra

La condanna giunge in seguito ad un lavoro d’indagine iniziato nel settembre del 2016 quando la Bosia Mirra venne fermata alla frontiera Svizzera assieme ad un 53enne di Berna con l’accusa di aver “collaborato all’entrata illegale in Svizzera di cittadini stranieri sprovvisti dei documenti necessari di legittimazione”. La consigliera ticinese stava infatti accompagnando in Svizzera quattro migranti africani ed in seguito alle indagini è stato appurato che non era la prima volta che accadeva perché tra l’agosto e il settembre 2016 Lisa Bosia Mirra ha compiuto nove di questi viaggi. Bosia Mirra si era difesa spiegando di aver agito per motivi esclusivamente umanitari ma evidentemente questo non è stato ritenuto sufficiente per i magistrati svizzeri che l’hanno condannata alla pena pecuniaria di 80 franchi al giorno senza prendere in considerazione l’attenuante umanitaria. Pena sospesa, spiega il Ministero pubblico svizzero, condizionalmente per un periodo di prova di due anni. Lisa Bosia Mirra è anche presidentessa dell’associazione Firdaus che si occupa di raccogliere fondi da destinarsi all’aiuto di migranti in stato di necessità ed è da tempo impegnata nella distribuzione di pasti caldi i migranti che attendevano in stazione a Como ed è particolarmente attiva nella difesa dei diritti dei minori non accompagnati che si trovano bloccati all’interno dei centri d’accoglienza e che rappresentano una delle categorie più fragili. Ad esempio La Bosia Mirra ha aiutato i migranti a preparare i documenti per inoltrare la domanda di richiesta d’asilo in Svizzera. E proprio alla drammatica situazione di Como aveva fatto riferimento nel suo discorso pronunciato all’atto della consegna del premio “Alpes Ouvertes”:

Ciò che si è verificato a Como questa estate è stato un fenomeno eccezionale ma del tutto prevedibile. La chiusura del Brennero e di Ventimiglia hanno concentrato a Como le speranze di chi, sbarcato da poco, aveva l’assoluta necessità di raggiungere i propri parenti al più presto. Necessità scritta sulla pelle segnata dai mesi di tortura nelle carceri libiche. Chi ha vissuto l’emergenza a Como ha visto con i propri occhi le conseguenze della brutalità della politica Europea prima ancora che degli aguzzini libici.

Tramite il suo avvocato la Mirra ha annunciato che farà ricorso contro la decisione e quindi dovrà affrontare un processo. In un’intervista radiofonica a Radio3i la consigliera – che attualmente si trova a Belgrado per monitorare la situazione dell’accoglienza dei migranti – si è detta “sconcertata” perché “la Procura non ha accettato il memoriale di difesa, e quindi si è andati abbastanza diretti verso una condanna senza tener conto di nessuna attenuante”. Secondo la Bosia Mirra “questo lascia presagire che c’è un clima politico delicato che riguarda il tema dei migranti, oltre che un aspetto puramente di giustizia”. In caso di condanna in via definitiva la deputata socialista ha detto che non si dimetterà dal Gran Consiglio, a meno che non glielo chieda il partito: “Io ho comunque la certezza assoluta di poter contare sui miei elettori. Loro sapevano benissimo di cosa mi sarei occupata. Poi, come detto, degli aspetti più istituzionali valuteremo nelle sedi più opportune e nel partito”.

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