L’ipotesi della “droga dello stupro” in una perizia sul caso Ciro Grillo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-11-02

Una perizia di parte, “redatta nell’interesse della ragazza”, paventa l’utilizzo di GHB (o GBL) nei cocktail per stordire la vittima

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Si tratta di una teoria, ma forse sarà difficilmente dimostrabile. Sta di fatto che all’accusa contro Ciro Grillo e i suoi amici rischia di aggiungersi un nuovo tassello. Non solo quella di violenza sessuale nei confronti di una 21enne, ma anche quella di utilizzo di “droga dello stupro” per stordire la vittima prima di consumare ripetuti rapporti sessuali con lei. Questo è quanto emerge da una perizia – “redatta nell’interesse della ragazza” – effettuata dal professor Enrico Marinelli in vista della prima udienza del processo dopo la richiesta di rinvio a giudizio per il figlio dell’ex comico e dei suoi tre amici Vittorio Lauria, Edoardo Capitta e Francesco Corsiglia. Tutti sono accusati di violenza sessuale di gruppo.

Ciro Grillo, la perizia di parte e l’ipotesi dell’uso della droga dello stupro

Secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, nel testo della perizia di parte è scritto:

“In linea puramente teorica non è possibile escludere l’uso di sostanze di questo tipo, prima o in associazione con l’alcol”.

Si parla, di fatto, di GHB o GBL. Le due sostanze sono definite “droga dello stupro” e inibiscono le persone che la ingeriscono. Si tratta di sostanza incolore e inodore e, per questo motivo, secondo il perito potrebbe essere stata utilizzata prima della violenza sessuale consumata sulla giovane. Il condizionale è d’obbligo, per molti motivi. Quello più evidente è rappresentato dalla difficoltà di dimostrare questa teoria. Innanzitutto per il tempo trascorso dall’evento denunciato dalla ragazza (era il 17 luglio del 2019), perché adesso, anche effettuando analisi approfondite, il suo corpo avrebbe smaltito qualsiasi tipo di sostanza assunta. E lo spiega lo stesso Marinelli nella sua perizia:

“Questo fenomeno è associabile anche all’uso delle cosiddette droghe da stupro. Hanno effetti simili all’alcool ma più rapidi, tanto che si dileguano nell’arco di 1-3 ore e sono rilevabili nei liquidi biologici per poche ore. In linea puramente teorica non è possibile escludere l’uso di sostanze di questo tipo prima e in associazione con l’alcool”.

Questa ipotesi, occorre sottolinearlo, non è mai entrata a far parte delle indagini condotte dalla Procura di Tempio Pausania. E questa perizia è frutto di una ricostruzione “plausibile” che parte dal racconto della vittima. La giovane, infatti, ha spiegato – fin dall’inizio – di “esser stata costretta” a bere da una bottiglia un cocktail a base di vodka e Lemonsoda. E, proprio in quel frangente, potrebbe esser stata utilizzata la cosiddetta “droga dello stupro”.

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