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L'interpellanza del PD contro i siti della Casaleggio

Alessandro D'Amato 29/06/2016

Il deputato Paolo Coppola chiede “provvedimenti per limitare l’uso da parte di ‘partiti e movimenti’ del clickbait”, ovvero della pratica di utilizzare “lanci” sensazionalistici su Facebook per attirare lettori. Ma quindi adesso Tzé Tzé diventa illegale?

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Sì, avete letto bene. Il Partito Democratico depositerà oggi un’interpellanza al presidente del Consiglio e al ministero per lo Sviluppo Economico allo scopo di chiedere paletti per i siti del MoVimento 5 Stelle e per il blog di Beppe Grillo. Ne parla oggi il Fatto Quotidiano nella rubrica Insider: l’autore dell’interpellanza è il deputato del PD Paolo Coppola, e nello scritto si invocano “provvedimenti per limitare l’uso da parte di ‘partiti e movimenti’ del clickbait”, ovvero della pratica di utilizzare “lanci” sensazionalistici su Facebook per attirare lettori. Un po’ come quello che vedete qui, utilizzato all’epoca da Grillo per ricordare la strage di Capaci e che, proprio per attirare lettori, non avvertiva né nel titolo né nella presentazione nessun riferimento al fatto che la fotografia fosse vecchia, generando così nel lettore distratto l’impressione che il “boato pazzesco, l’esplosione e i morti” ci fossero appena stati, spingendolo così a cliccare sul link.

siti casaleggio pd

Il lancio dell’articolo che ricordava la strage di Capaci

L’interpellanza del PD contro i siti della Casaleggio

Nell’interpellanza di Coppola pubblicata dal Fatto si sostiene che “L’utilizzo del clickbait ha trovato ampia diffusione sul sito web di una nota forza politica(il M5s,ndr) che,attraverso i social network, ne fa ampio uso indirizzando gli utenti della pagina ufficiale Facebook del M5s verso siti web di proprietà personale come quello di Beppe Grillo,e successivamente indirizzati verso siti di proprietà aziendale, a loro volta di proprietà della Casaleggio associati”. Pertanto, si chiede “se non sia necessario adottare quanto prima provvedimenti per regolamentare la materia, e divalutare l’opportunità di limitarne l’utilizzo da parte di partiti, movimenti e rappresentanti istituzionali”.E infine,“quale sia la valutazione del governo sull’utilizzazione del clickbait quale forma di finanziamento dei partiti”. Un’affermazione, quest’ultima, priva di riscontri fattuali visto che non c’è nessuna evidenza che i soldi guadagnati con i siti della Casaleggio finiscano per finanziare il M5S: è invece molto più logico pensare che i ricavi di questi siti facciano parte semmai dei ricavi della Casaleggio. Ma si sa, l’immunità parlamentare permette di dire sciocchezze anche a costo (e rischio zero): una delle tante piccole fortune della politica italiana.


Ma la polemica sui siti della Casaleggio non è certo nuova. Nell’agosto del 2014 persino Repubblica scoprì il clickbaiting della Casaleggio Associati, evidenziando tutto il sistema di propaganda di contenuti messo su dalla Casaleggio e Associati, compresi i vari portali che servono a riempire di contenuti «discutibili» l’internet:

Ebbene, chi indossa gli occhiali colorati di Grillo scopre subito un mondo fantastico. Un mondo nel quale si racconta la lotta del Bene contro il Male, attraverso le mirabolanti avventure di un manipolo di coraggiosi paladini del popolo. Un mondo dove ogni giorno il nemico numero uno — Matteo Renzi, al momento— viene «smascherato»,«svergognato», «sbugiardato»,«sputtanato», «distrutto» e al tramont oviene puntualmente dichiarato«finito». Un mondo nelquale vengono rivelate le notizieche i giornali nascondono e la televisionecensura. Un mondo, insomma,dove non ci si annoia mai,dove gli scoop piovono a grappoli,dove c’è sempre unaverità appena scoperta, unoscandalo appena svelato, un furbacchioneappena stanato per alimentarela giusta rabbia contro lacasta del militante a cinque stelle.

Il quotidiano pubblicò persino i lanci su Facebook di Tze Tze, uno dei siti della Casaleggio:


E chiuse segnalando il modus operandi del web a 5 Stelle:

Ed è proprio sulla viralità, la propagazione a ritmi geometrici,che punta il sito di Casaleggio,«Tze Tze». Affiancando alla politica — nella colonna destra del sito beppegrillo.it — le notizie sulla vita quotidiana, «selezionate da siti rigorosamente solo online» per promuovere finalmente «l’informazione indipendente in Rete».Ma sì, basta con le notizie filtrate dal Potere. Ecco una cascata di scoperte miracolose. Come «i dieci vantaggi di avere il seno piccolo» (il sesto è che «puoi guardare il pavimento»). Oppure «la macchia nera che ha spiazzato gli scienziati» (un banco di acciugheal largo di San Diego). O ancora«l’attività che per le donne è più eccitante del sesso» (acquistare un paio di scarpe).

Adesso il clickbaiting è illegale?

Ma quindi adesso il clickbaiting diventerà illegale? Ma certo che no. L’interpellanza è di competenza del ministero dello Sviluppo perché il deputato PD ritiene che il clickbaiting sia una forma di pubblicità ingannevole, il che è vero ma nulla c’entra con le aree di competenza del ministero, che riguardano la vendita dei prodotti e non la pubblicità di contenuti che abbiano al loro interno la vendita dei prodotti. Di certo è la spia di una guerra sempre più fredda combattuta tra Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle, dopo le querele annunciate nei confronti dei membri del direttorio qualche giorno fa persino da Matteo Renzi. Ma gli effetti poltiici e giuridici di queste iniziative si ridurranno, come spesso accade, a una bolla di sapone. Piuttosto è interessante notare che dopo aver dormito alla grandissima per anni il PD si stia accorgendo di come funziona la costruzione del consenso e la promozione dei contenuti dei propri avversari: di certo succede perché la percezione delle sconfitte subite a Roma e Torino deve avere allarmato il partito in attesa del referendum di ottobre, dove si giocano le sorti del governo Renzi. Come spesso capita, però, se ne sono accorti un po’ tardi. E questo attacco scomposto non potrà che alimentare la sensazione di censura.

Leggi sull’argomento: Beppe Grillo e le critiche per il clickbaiting di Tze Tze

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