L'indagine sulle presunte firme false del M5S a Bologna

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-10-25

Due anni fa alcuni attivisti del MoVimento hanno presentato un esposto per denunciare alcune presunte irregolarità nella raccolta delle firme a sostegno dei candidati alle Regionali del 2014 in Emilia Romagna. Dopo aver sentito numerosi testimoni i Carabinieri stanno per consegnare il fascicolo delle indagini alla Procura di Bologna

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Sta per esplodere un nuovo caso di firme false e irregolari nel MoVimento 5 Stelle? L’edizione di Bologna di Repubblica racconta di un’indagine dei Carabinieri sulla raccolta firme per le elezioni regionali del 2014. La vicenda per la verità era venuta già alla luce nell’ottobre di due anni fa – poco prima delle elezioni regionali – quando due attivisti di Monzuno, Stefano Adani e Paolo Pasquino depositarono un esposto per denunciare quelle che a loro dire erano le irregolarità compiute dal M5S nella raccolta delle firme per la presentazione delle liste elettorali.

raccolta firme m5s emilia romagna
Massimo Bugani con Luigi Di Maio al Circo Massimo (via Facebook.com)

Tutto è partito dalle denunce di due attivisti pentastellati

Un dossier piuttosto corposo, fatto di racconti, testimonianze dirette e prove circostanziate che secondo i due attivisti del Cinque Stelle dimostrava gli illeciti compiuti durante le fasi di presentazione delle liste. Dopo due anni di indagini sul materiale raccolto ora i Carabinieri sono in procinto di consegnare alla Procura di Bologna un rapporto conclusivo che potrebbe anche dare il via ad un procedimento giudiziario. Quattro gli episodi irregolari inizialmente denunciati, ma non è noto di sapere se nel frattempo dalle indagini dei Carabinieri sono emersi altri casi. Il più eclatante è quello della raccolta firme effettuata durante Italia a 5 Stelle al Circo Massimo a Roma che si svolse il 10 11 e 12 ottobre 2014. In quell’occasione in alcuni banchetti allestiti dagli attivisti dell’Emilia Romagna vennero raccolte le firme per le candidature; firme irregolari dal momento che sono state raccolte al di fuori del territorio di riferimento. Altri tre episodi invece sono locali e riguardano l’assenza del pubblico ufficiale che ha il compito di certificare la veridicità e l’autenticità delle sottoscrizioni: due episodi riportati sono accaduti a Bologna (nel circolo Mazzini, uno dei luoghi deputati alle riunioni degli attivisti, e durante il “Firma Day”) mentre l’ultimo si è verificato durante una campagna di raccolta firme a Vergato, sull’appennino tosco-emiliano. In questi mesi le forze dell’ordine hanno sentito numerosi testimoni ai quali è stato chiesto di riconoscere la propria firma, di indicare dove e quando è stata apposta e soprattutto di confermare se tutta la procedura si è svolta in presenza o meno del certificatore ufficiale. Nel 2014 la notizia di queste irregolarità e dell’esposto “fatto in casa” creò più di qualche malumore all’interno del MoVimento, con Massimo Bugani (uno dei fedelissimi di Grillo) che aveva annunciato di voler querelare i due attivisti che avevano compilato il dossier (ma ai due non è mai arrivato nulla). Bugani infatti era uno dei due certificatori (l’altro doveva essere Marco Piazza) assenti durante la raccolta al Mazzini e quella di qualche giorno dopo al Firma Day.
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Iscrizioni nel registro degli indagati

Ma la faccenda sembrava essersi conclusa lì, i due attivisti non solo non erano stati querelati ma non sono stati nemmeno espulsi dal MoVimento e dopo qualche tempo hanno abbandonato le fila del partito di Beppe Grillo. Ora le indagini sembrano essere arrivate ad un punto di svolta. Nel frattempo Silvia Piccinini, consigliera regionale del MoVimento, dichiara di non essere coinvolta direttamente nella vicenda che – sottolinea – va avanti da due anni e ribadisce la più completa fiducia nei confronti delle persone che hanno collaborato con il M5S durante la campagna elettorale: “l’unica cosa è che abbiamo sicuramente piena fiducia nelle persone che hanno autenticato quelle firme che stanno aspettando tranquillamente di essere ascoltate. Qualcuna è già stata sentita? Credo di no“. Rispetto alle presunte irregolarità la Piccinini aggiunge “vedremo a tempo debito. Adesso non sappiamo ancora nulla“. Racconta il Corriere di Bologna che Piazza davanti ai pubblici ministeri si è difeso parlando di un possibile complotto degli ex:

Dice Piazza ai pm: «Nel novembre 2014 venni a sapere dai giornali di un esposto e chiesi conto a Serena Saetti (storica esponente del Movimento bolognese, ndr) la quale mi confermava che effettivamente c ’era stata una raccolta a Roma per le Regionali ma che non essendo regolari erano state fermate e i moduli cestinati». Ma ai pm Piazza, che non era a Roma, offre ancora un’altra lettura: «Sull’elenco presente a Roma non posso escludere che via sia stata una macchinazione da parte di alcuni ex attivisti e che me l’abbiano sottoposto per la sottoscrizione senza che me ne rendessi conto».
La difesa di Piazza non scarta infine la possibilità che alcune delle sottoscrizioni siano poi state nuovamente raccolte al rientro da Roma, al punto di ritrovo del pullman, e nemmeno che le firme siano erroneamente finite tra i moduli regolari senza che ne sapesse nulla.

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