L'inchiesta sul selfie rubato dal computer di Renzi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-10-18

E su un possibile accesso abusivo al suo sistema informatico. La procura di Firenze e la polizia postale al lavoro. Un articolo del Fatto

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Tutto parte da quel selfie da bimbominkia. Pubblicato nella notte tra il 7 e l’8 settembre 2014. Alle 23.31 sul profilo Twitter del presidente del Consiglio Matteo Renzi compare un selfie decisamente poco istituzionale: smorfia, lineamenti rigonfi, sguardo perplesso. Forse un autoscatto involontario. Pochi minuti la foto scompare da Twitter, ma intanto era già stata ritwittata in lungo e in largo.
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L’INCHIESTA SUL SELFIE DI RENZI
In effetti a quanto pare la storia è molto più complicata di così. Scrive oggi il Fatto che su quel selfie, e più in generale su una possibile intrusione negli strumenti informatici del presidente del Consiglio, indaga la procura di Firenze dopo un esposto dello staff del premier. Il reato è il 615 ter del codice penale (accesso abusivo a sistema informatico) ed è punito con tre anni di galera.

A spingere imagistrati ad approfondirei fatti – titolare dell’indagine il sostituto procuratore fiorentino Luca Turco – sarebbe stata la segnalazione di Franco Bellacci, 45 anni, factotum e fidatissimo collaboratore di Renzi, portato a Roma dal boy scout più famoso d’Italia insieme a un altro gruppo di fiorentini. Bellacci, già capo segreteria di Palazzo Vecchio e noto per aver “musicato” gli appuntamenti di Renzi sarebbe l’unica persona, oltre al premier stesso, ad avere le credenziali di accesso ai suoi profili Facebooke Twitter. Il timore quindi è che un hacker sia entrato nel pc del segretario del Pd e abbia avuto accesso alle foto come ad altri dati sensibili,visto che il “selfie” in questione risulterebbe scattato ad agosto e pubblicatosu Twitter da ignoti solo il 7 settembre scatenando ironia, critiche e perfino un velo di mistero.

Un’altra ipotesi, racconta sempre il Fatto nell’articolo a firma di Sara Frangini, è che l’accesso sia stato agli smartphone del premier. Intanto la Polizia Postale ha chiesto a Twitter i dati degli IP da cui è arrivato l’accesso del 7 settembre. In attesa della soluzione del giallo.

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