Libertà di stampa, l'Italia è la peggiore in Europa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-04-20

L’Italia perde quattro posizioni nella classifica di Reporters sans Frontieres sulla libertà di stampa nel 2016, scendendo dal 73/o posto del 2015 al 77/o (su un totale di 180 Paesi)

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L’Italia perde quattro posizioni nella classifica di Reporters sans Frontieres sulla libertà di stampa nel 2016, scendendo dal 73/o posto del 2015 al 77/o (su un totale di 180 Paesi). Fra i motivi che – secondo l’organizzazione con base in Francia – pesano sul peggioramento, il fatto che “fra i 30 e i 50 giornalisti” sarebbero sotto protezione della polizia per minacce di morte o intimidazioni. Citati anche “procedimenti giudiziari” per i giornalisti che hanno scritto sullo scandalo Vatileaks. L’Europa rimane l’area in cui i media sono più liberi, anche se Rsf nota un indebolimento del suo modello. L’Africa si colloca dietro l’Europa e supera l’America, piagata dalla “violenza crescente contro i giornalisti in America latina””, mentre l’Asia continua ad essere il continente peggio valutato. Il nord dell’Africa e il Medio Oriente sono “la regione del mondo in cui i giornalisti sono sottoposti a difficolta’ di ogni tipo”, per esercitare il proprio lavoro. Dei 180 Paesi valutati, la Finlandia continua ad essere quello in cui le condizioni di lavoro per i giornalisti sono migliori (e’ in cima alla classifica accade dal 2010; seguita da l’Olanda, che guadagna due posti, e la Norvegia, che ha perso la seconda posizione. Russia, Turchia ed Egitto sono rispettivamente al 48esimo, 151esimo e al 159esimo posto. Fanalini di coda Turkmenistan (178esimo), la Corea del Nord (179esima) e l’Eritrea (180esimo). Rsf rileva il miglioramento della Tunisia, che guadagna 30 posizioni e anche l’Ucraina che sale 22 posti grazie alla stabilizzazione del conflitto.
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Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto di Rsf cita esplicitamente le conseguenze giudiziarie per i giornalisti che hanno rivelato informazioni riservate del Vaticano. “In Vaticano, e’ la giustizia che se la prende con la stampa nel contesto dello scandalo Vatileaks e Vatileaks2. E due giornalisti rischiano 8 anni di carcere per aver pubblicato i loro libri che rivelano gli sperperi finanziari della Santa Sede”. In alcuni Paesi in guerra, come Iraq (158), Libia (164) e Yemen (170), esercitare il giornalismo e’ “un atto di coraggio”, si legge ancora. In America Latina, “la violenza istituzionale (in Venezuela, al 139esimo, o in Ecuador, 109), quella del crimine organizzato (come in Honduras, 137), l’impunita’ (Colombia, 134), la corruzione (come in Brasile, 104), e la concentrazione dei media (come in Argentina, 54?) costituiscono i principali ostacoli per la liberta’ di stampa”. In America settentrionale, gli Usa (41esimo posto) accusano gli effetti della cyber-security e il Canada perde 10 posizioni. “Tutti gli indicatori della classificano mostrano un deterioramento. Molte autorita’ pubbliche lavorano per recuperare il controllo dei loro Paesi e temono che il dibattito pubblico sia troppo aperto”, ha commentato Christophe Deloire, segretario generale di Rsf, che denuncia una sorta di “paranoia” contro i mezzi di comunicazione.

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