La lettera della figlia del partigiano citato da Ugo Mattei: “Paragone inaccettabile e offensivo”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-01-12

In una lettera inviata a La Stampa, la figlia di Giovanni Pesce – partigiano citato da Ugo Mattei nella lotta contro il “fascismo” del Green Pass – se la prende con il giurista dell’Università di Torino

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Lo scorso 9 gennaio, in occasione di una manifestazione in piazza a Torino per lanciare il “Comitato di Liberazione nazionale”, il giurista “no green pass” Ugo Mattei, professore dell’Università di Torino, si è paragonato ai “colleghi maestri e professori universitari che nel 1931 rifiutarono il giuramento al fascismo”. L’ennesimo paragone tra la pandemia e la Seconda Guerra Mondiale, accolto con sdegno dall’ateneo che ha diramato un comunicato per dissociarsi. Nel suo discorso, Mattei ha citato anche Giovanni Pesce, partigiano e politico italiano che venne esiliato a Ventotene dopo aver combattuto nelle Brigate Internazionali durante la guerra civile spagnola. La figlia di Pesce ha deciso di appellarsi direttamente a Mattei, con una lettera inviata a La Stampa. “Egregio Professor Mattei – ha scritto – ho ascoltato il suo comizio a Torino. Desidero fare due precisazioni. La prima riguarda i fatti storici. Durante il comizio, lei ha citato, per ben tre volte, una presunta polemica tra mio padre e il giornalista Concetto Pettinato in relazione agli storici scioperi del marzo 1943. La citazione è errata per due motivi. Il primo è che mio padre nel marzo del 1943 era al confino a Ventotene (insieme, tra gli altri, a Umberto Terracini, Giuseppe Di Vittorio, Eugenio Curiel, Girolamo Li Causi), condannato per la sua partecipazione alla guerra di Spagna, e quindi non aveva alcuna possibilità di polemizzare o di intrattenersi con il giornalista seguace di Mussolini. Inoltre, lo stesso Pettinato all’epoca era in Svizzera (ci si era trasferito dopo l’espulsione dalla Francia), da dove rientrò in Italia soltanto dopo l’8 settembre 1943 e fu nominato direttore de La Stampa nel novembre dello stesso anno”.

La lettera della figlia del partigiano citato da Ugo Mattei: “Paragone inaccettabile e offensivo”

La seconda osservazione della figlia di Pesce è invece “di merito”. “Non è accettabile, neppure lontanamente e da nessun punto di vista, alcun paragone tra i protagonisti della lotta di liberazione dal nazifascismo e l’attuale movimento di contestazione alla politica italiana di questi due anni nel contrasto alla pandemia. Certamente, molti problemi per la democrazia del giorno d’oggi sono stati messi in luce dalla crisi pandemica (e molti altri, assai probabilmente, verranno fuori in futuro). Ma è storicamente, politicamente, culturalmente, e per quanto riguarda la memoria di mio padre, personalmente offensivo sentire paragonare la sua vita, la sua politica e la sua lotta per la libertà alle prospettive conclamate di un movimento scomposto, confuso e facilmente strumentalizzabile”. “Spero – conclude – che non vorrà mai più associare il nome di mio padre alle idee del movimento da lei guidato”.

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