L'esperto del CNR: alti livelli di THC fanno male al cervello

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-07-22

In attesa della discussione alla Camera sulla proposta di legge per rendere legale il consumo della cannabis un esperto lancia l’allarme sui rischi derivanti da piante con concentrazione di THC troppo elevato

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Il 25 luglio arriverà alla Camera un testo che propone di rendere parzialmente legale la Cannabis. Il disegno di legge a firma di Daniele Farina di Sinistra Italiana, cambiando le regole sulla detenzione della marijuana mira a consentire la possibilità di tenere in casa fino a quindici grammi mentre la quantità che è possibile portare con sé quando si è fuori casa scende a cinque grammi. Non c’è ovviamente alcuna speranza che la legge possa passare alla Camera, figuriamoci al Senato ma in ogni caso la preoccupazione in certi ambienti è alta.

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La legislazione sulla marijuana in Europa (Corriere della Sera, 14 luglio 2016)

Cannabis con alti livelli di THC è più dannosa e crea dipendenza

Radio Vaticana ha quindi intervistato il ricercatore del CNR Vincenzo di Marzo che è tra i massimi esperti degli effetti che può avere l’assunzione di Thc e cannabinoidi sull’organismo. Intervistato da Alessandro Guarasci il ricercatore ha spiegato quello che “chi conosce la strada” ha imparato: ovvero che se la percentuale di Thc rispetto agli altri cannabinoidi è molto elevata gli effetti psicotropi sono molto più alti. Di Marzo ha anche aggiunto che a causa dell’elevata concentrazione di Thc ha la capacità di creare dipendenza e soprattutto aumentano gli effetti negativi

Noi sappiamo che sul mercato ci sono tipologie di cannabis con Thc molto elevato, se non altro questo è quello che ci dicono gli studi e i sequestri. Qual è la tossicità per l’organismo?
Le varietà di cui lei parlava, come per esempio quella che viene conosciuta con il nome di Shank, possono superare anche il 10%, 20% di Thc in relazione al peso, mentre la cannabis tradizionale raramente superava il 2-3% di Thc. Quindi, parliamo di quantità di Thc dieci volte superiore a quelle che si utilizzavano ad esempio negli anni ’60 o ’70. Esistono degli studi condotti sull’uomo che indicano che l’utilizzo continuo, eccessivo, di preparati a base di Thc possono portare ovviamente effetti sulla cognizione, sulla memoria e sulla percezione anche di lunga durata. Poi ci sono anche i cosiddetti cannabinoidi sintetici: bisogna stare particolarmente attenti a questi ultimi perché, ovviamente, si tratta di molecole sintetiche, disegnate per essere potenti sul cosiddetto ricettore del Thc anche cento volte più potenti del Thc stesso. Chiaramente di queste molecole si conosce ancora poco la tossicologia, ma è facile prevederne effetti molto più drammatici rispetto al Thc stesso.
Gli effetti secondo quello che dicono gli studi possono essere più pericolosi su soggetti in fase evolutiva, dunque, sugli adolescenti?
Assolutamente sì, si possono avere dei disturbi anche profondi dello sviluppo neuronale. Questo, ovviamente, ancora una volta si verifica quando si utilizzano dosi molto elevate di Thc. Il Thc come molecola non è un attivatore molto potente dei ricettori degli endocannabinoidi presenti nel cervello, però è chiaro che se si consumano alte dosi di Thc si possono avere degli effetti sullo sviluppo neuronale molto profondi.

Di Marzio non è l’unico a sostenere che il consumo di cannabis è nocivo, ma attenzione parla di cannabis con Thc molto elevato e di preparati sintetici a base di Thc. Altrove, in sintonia con quanto ha detto il ricercatore del CNR c’è chi dice che il consumo di certe specie di cannabis ad alto contenuto di THC potrebbe causare l’insorgere di turbe psichiche. E chi invece ipotizza che chi ha una certa predisposizione a sviluppare alcuni disturbi mentali abbia una propensione a diventare un consumatore abituale di cannabis.Qualche tempo fa anche Silvio Garattini dell’Isituto Mario Negri spiegava che la cannabis è dannosa, soprattutto negli adolescenti. Ed  è in parte vero, c’è una correlazione (che non prova però la causalità) tra il consumo di marijuana negli adolescenti ed un ritardo nello sviluppo delle funzioni cognitive. Inoltre bisogna anche tenere conto del contesto sociale (e qui le certezze iniziano a sfumare) degli adolescenti che fanno uso di cannabis e metterlo in correlazione con i risultati scolastici. Ma questo è un problema che non riguarda solo la cannabis ma anche l’uso di altre sostanze, perfettamente legali (come ad esempio il consumo di alcolici). Senza scadere in un facile benaltrismo è sufficiente ricordare che la proposta di legge per la regolamentazione del consumo di marijuana prevede che solo a partire dalla maggiore età l’uso possa essere legale (ed in questo senso la legge si allinea a quella sulla vendita di tabacchi e alcolici). Collegare quindi la proposta di legge di liberalizzazione della marijuana con i rischi (dipendenza, problemi cognitivi) derivanti dal consumo di droga durante l’adolescenza è spostare il problema su un terreno favorevole a chi sostiene il proibizionismo ma lontano dalla realtà fattuale della proposta di legge. Si potrebbe naturalmente obiettare che il divieto per i minorenni difficilmente verrebbe applicato (ci sono tanti minori che fumano sigarette e bevono alcolici) e che quindi sarebbe inutile. Al di là che questa obiezione mostra semmai i limiti e i problemi collegati ad un divieto e non la pericolosità della sostanza in questione è sufficiente ricordare che già ora, che la vendita è illegale per tutti, gli adolescenti consumano la marijuana.
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Lotta alle mafie, cura del cancro e terapie del dolore, gli altri argomenti a favore della cannabis legale

Ci sono infine altri argomenti utilizzati da chi vuole la legalizzazione della marijuana: c’è chi dice che cura il cancro, ma non è vero perché siamo ancora nella fase degli studi in laboratorio (non sull’uomo) e si parla di Cannabidiolo (CBD) e non di Thc. Un altra tesi vuole che rendere legale la cannabis contribuisca a ridurre il volume d’affari delle organizzazioni criminali. Anche su questo aspetto bisogna invece andare cauti, perché è vero che negli USA è stata registrata una sensibile diminuzione delle importazioni illegali di marijuana, ma è anche vero che la spiegazione potrebbe non essere la legalizzazione della cannabis in alcuni stati. Del resto la produzione domestica, da sola, non è ancora in grado di coprire il fabbisogno. L’unico argomento forte a favore della “marijuana di Stato” è il fatto che prodotti a base di Cannabidiolo vengono usati con successo nelle terapie palliative. Sull’aspetto dell’uso medico della marijuana (anche se non è propriamente marijuana) che è totalmente diverso dal consumo “ricreativo” sarebbe invece opportuno che il legislatore prendesse una posizione chiara e decisa.
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