Il Corriere, La Stampa e i «pericoli» della marijuana

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-07-16

Duecento parlamentari firmano una proposta di legge per la legalizzazione e c’è già chi lancia l’allarme per la salute degli adolescenti. Peccato che la legge consenta il consumo solo agli adulti e che ci sia qualcosina da dire anche sugli “studi scientifici”…

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La recente iniziativa parlamentare volta a legalizzare l’uso e il consumo della Cannabis non ha mancato di suscitare le solite polemiche. Come sempre quando si parla di droga (perché rimane il dato che la marijuana è una droga) il rischio è sempre quello: prendere una posizione netta in base ad un pregiudizio morale. Questo vale sia per i proibizionisti ad oltranza sia per coloro che invece non vedono l’ora di farsi una piantagione in giardino. Come sempre la realtà sta nel mezzo e quindi questo articolo probabilmente non piacerà a chi non è d’accordo con la legalizzazione né a coloro che non vedono l’ora che il Parlamento approvi la legge.

L'intervista a Garattini sulla Stampa di oggi
L’intervista a Garattini sulla Stampa di oggi

COSA C’ENTRANO GLI ADOLESCENTI? NULLA
Sulla Stampa di oggi è stata pubblicata un’intervista a Silvio Garattini, direttore dell’Istituto farmacologico “Mario Negri” di Milano. Per Garattini è sbagliato legalizzare la Cannabis perché è una droga che – spiega – oltre a creare dipendenza può causare seri danni neurologici a chi ne fa uso, soprattutto se a farne uso sono gli adolescenti che sono i soggetti più a rischio. Quello che dice Garattini (che è ripetuto anche in un trafiletto di Remuzzi sul Corriere) è in parte vero, c’è una correlazione (che non prova però la causalità) tra il consumo di marijuana negli adolescenti ed un ritardo nello sviluppo delle funzioni cognitive. Inoltre bisogna anche tenere conto del contesto sociale (e qui le certezze iniziano a sfumare) degli adolescenti che fanno uso di cannabis e metterlo in correlazione con i risultati scolastici. Ma questo è un problema che non riguarda solo la cannabis ma anche l’uso di altre sostanze, perfettamente legali (come ad esempio il consumo di alcolici). Senza scadere in un facile benaltrismo è sufficiente ricordare che la proposta di legge per la regolamentazione del consumo di marijuana prevede che solo a partire dalla maggiore età l’uso possa essere legale (ed in questo senso la legge si allinea a quella sulla vendita di tabacchi e alcolici). Collegare quindi la proposta di legge di liberalizzazione della marijuana con i rischi (dipendenza, problemi cognitivi) derivanti dal consumo di droga durante l’adolescenza è spostare il problema su un terreno favorevole a chi sostiene il proibizionismo ma lontano dalla realtà fattuale della proposta di legge. Si potrebbe naturalmente obiettare che il divieto per i minorenni difficilmente verrebbe applicato (ci sono tanti minori che fumano sigarette e bevono alcolici) e che quindi sarebbe inutile. Al di là che questa obiezione mostra semmai i limiti e i problemi collegati ad un divieto e non la pericolosità della sostanza in questione è sufficiente ricordare che già ora, che la vendita è illegale per tutti, gli adolescenti consumano la marijuana.
fonte: Vox.com
fonte: Vox.com

DISTINGUERE TRA USO ED ABUSO
Riguardo ai rischi per i consumatori di sviluppare disturbi psichici le evidenze scientifiche sono contrastanti, c’è chi dice che il consumo di certe specie di cannabis ad alto contenuto di THC potrebbe causare l’insorgere di turbe psichiche. E chi invece ipotizza che chi ha una certa predisposizione a sviluppare alcuni disturbi mentali abbia una propensione a diventare un consumatore abituale di cannabis. Siamo però nel campo delle ipotesi, e soprattutto nell’accidentato terreno di prendere degli studi parziali ed eleggerli a spiegazione generale di un fenomeno. Quello che invece è certo è che l’abuso di cannabis (così come di tante altre sostanze, lecite o meno) danneggia la salute. Come spiega Jonahtan Caulkins della Carnegie Mellon University, anche a livello puramente logico, ci siano dei problemi di salute collegati all’abuso di cannabis:

At some level, we know that spending more than half of your waking hours intoxicated for years and years on end is not increasing the likelihood that you’ll win a Pulitzer Prize or discover the cure for cancer.

Sembra incredibile ma è così, abusare di una sostanza (di una qualsiasi sostanza) è dannoso per la salute. Non stiamo parlando di overdose (perché andare in overdose di marijuana non è proprio facilissimo) ma di un consumo non moderato. Certo, alcune sostanze hanno una soglia di intossicazione più bassa di altre. Ma è importante, quando si parla di legalizzare la marijuana distinguere tra un consumo consapevole e un abuso sregolato. Inutile per gli anti-proibizionisti negare che la cannabis faccia male. Come è inutile il terrorismo dei fautori del proibizionismo ad oltranza circa gli effetti devastanti di uno spinello ogni tanto.
homer marijuana
LA CANNABIS AD USO TERAPEUTICO
Su quest’ultimo aspetto Garattini (o l’intervistatore) fanno poche distinzioni. Ed invece una distinzione è d’obbligo: quella tra l’uso del Cannabidiolo (CBD) nelle cure palliative (ovvero nella terapia del dolore) e le ricerche riguardanti l’utilizzo della cannabis per la produzione di farmaci. Nel caso dei malati terminali (ma anche di alcuni pazienti cronici) antidolorifici prodotti con la cannabis possono alleviare il dolore, le nausee e la sofferenza in generale. La morfina è molto più nociva sotto questo punto di vista, perché non ricorrere (e finanziare ulteriori studi) ad antidolorifici estratti dalla cannabis? Per quanto riguarda invece la cura delle malattie tramite il CBD ci sono centri di ricerca (ad esempio il CRA di Rovigo) impegnati a verificare se ci siano degli effetti benefici, come spiega Giampaolo Grassi qui. Dire che non ci sono non è la cosa più scientificamente corretta da fare, anche se sei il Direttore del “Mario Negri”. Anche perché è sufficiente leggere questo articolo del National Cancer Institute per scoprire che Garattini non ce la racconta giusta. O meglio lo fa a metà perché non ci sono studi clinici ma test pre-clinici (quindi non sull’uomo) hanno dimostrato che la cannabis ha una certa capacità nel trattamento delle cellule tumorali:

Have any preclinical (laboratory or animal) studies been conducted using Cannabis or cannabinoids?
Preclinical studies of cannabinoids have investigated the following activities:
Antitumor activity
Studies in mice and rats have shown that cannabinoids may inhibit tumor growth by causing cell death, blocking cell growth, and blocking the development of blood vessels needed by tumors to grow. Laboratory and animal studies have shown that cannabinoids may be able to kill cancer cells while protecting normal cells.
A study in mice showed that cannabinoids may protect against inflammation of the colon and may have potential in reducing the risk of colon cancer, and possibly in its treatment.
A laboratory study of delta-9-THC in hepatocellular carcinoma (liver cancer) cells showed that it damaged or killed the cancer cells. The same study of delta-9-THC in mouse models of liver cancer showed that it had antitumor effects. Delta-9-THC has been shown to cause these effects by acting on molecules that may also be found in non-small cell lung cancer cells and breast cancer cells.
A laboratory study of cannabidiol (CBD) in estrogen receptor positive and estrogen receptor negative breast cancer cells showed that it caused cancer cell death while having little effect on normal breast cells. Studies in mouse models of metastatic breast cancer showed that cannabinoids may lessen the growth, number, and spread of tumors.
A laboratory study of cannabidiol (CBD) in human glioma cells showed that when given along with chemotherapy, CBD may make chemotherapy more effective and increase cancer cell death without harming normal cells. Studies in mouse models of cancer showed that CBD together with delta-9-THC may make chemotherapy such as temozolomide more effective

Il che non significa naturalmente che fumare un cannone cura il cancro, ma questo siamo tutti abbastanza adulti da riuscire a comprenderlo. Spero. Invece accomunare in un discorso proibizionista l’uso ricreativo della sostanza all’uso terapeutico rischia, ancora una volta, di fare un cattivo servizio a chi vuole sapere quali sono i rischi e quali sono i benefici, e soprattutto continua ad alimentare la solita vulgata internettiana di Big Pharma che vuole nasconderci le cose.

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