Attualità

I bordelli dell'ISIS

Giovanni Drogo 30/09/2014

Centinaia di giovani occidentali lasciano le loro case per unirsi alla causa dei jihadisti dell’ISIS in Siria. Alcune gestiscono ritrovi per guerrieri dove le donne non musulmane fatte prigioniere in Iraq lavorano come prostitute

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I combattenti dell’ISIS hanno fretta, non possono aspettare di arrivare in paradiso per godere della compagnia di 72 vergini, quindi quelli del Califfato si sono organizzati e hanno provveduto in vario modo ad assicurare una dolce compagnia ai jihadisti anche durante la loro permanenza in questa valle di lacrime.
 
I BORDELLI DELL’ISIS
Una brigata di jihadiste chiamata Al-Khanssaa starebbe gestendo una serie di bordelli in Siria nella città di Raqqa (una delle prime città ad essere state bombardate dalla coalizione occidentale). Le prostitute, vere e proprie schiave sessuali “al servizio” dei jihadisti sarebbero donne non musulmane fatte prigioniere in Iraq e in altri territori caduti sotto il controllo del Califfato. Il Daily Mail riporta che nelle mani della brigata Al-Khanssaa ci sarebbero quasi tremila donne, molte delle quali della tribù irachena degli Yazidi che verrebbero così punite per il loro comportamento non consono all’interpretazione della shaaria fatta dalle militanti dello Stato Islamico. Alcune ragazze Yazidi che sono riuscite a fuggire da una casa-prigione a Mosul hanno raccontato di essere state stuprate e molti altri ed in generale si sta diffondendo tra i militanti jihadisti il ricorso alla pratica del matrimonio temporaneo per poter consentire agli uomini di avere rapporti con le donne rapite.
 
LE JIHADISTE VENUTE DAL NORD 
Ai vertici della forza di polizia tutta al femminile addetta a far rispettare la legge islamica ci sarebbero alcune jihadiste arrivate in Siria dall’Europa e in particolare dal Regno Unito. Una delle figure chiave pare essere Aqsa Mahmood una ragazza di vent’anni originaria di Glasgow e arrivata in Siria nel novembre scorso.

Aqsa Mahmood (fonte: dailymail.co.uk)

Aqsa Mahmood (fonte: dailymail.co.uk)


Ma sarebbero circa un centinaio le giovani britanniche (tutte tra i 18 e i 24 anni) che in questi mesi hanno lasciato il Regno Unito e sono riapparse nei territori controllati dallo Stato Islamico tra Siria ed Iraq. La Mahmood dopo essere stata identificata tra le terroriste ha sospeso il suo account Twitter (@UmmLayth_) e aperto un blog su tumblr utilizzando lo pseudonimo di Umm Layth. L’identità di Umm Layth è stata rivelata dagli stessi genitori di Aqsa Mahmood che hanno denunciato di come la figlia abbia subito un lavaggio del cervello da parte degli estremisti:

Nel blog in un lungo post spiega le ragioni che hanno spinto lei e le altre ad unirsi alla causa dei jihadisti e a ripudiare la propria famiglia nella speranza di convincere altri giovani ad unire le proprie forze a quelle dell’ISIS.
Una parte del post di Umm Layth

Una parte del post di Umm Layth


Nonostante il suo account sia stato sospeso è ancora possibile trovare tracce online negli account Twitter di altre jihadiste. Ad esempio quello di Umm Waqqas
L'account Twitter di una delle combattenti dell'ISIS

L’account Twitter di una delle combattenti dell’ISIS


Ha postato il 22 agosto una foto in cui è taggata Umm Layth connettendola alla brigata Al-Khanssaa
Umm Layth con altre due componenti della polizia islamica dell'ISIS

Umm Layth con altre due componenti della polizia islamica dell’ISIS


Quello che attira le ragazze che fuggono dall’Europa è la possibilità di poter aiutare i loro “fratelli combattenti”. Una volta arrivate nei territori controllati dal Califfato le donne generalmente sposano un jihadista per avere dei figli, come spiega Louis Caprioli (ex capo dell’intelligence francese) al Guardian:

figli che continueranno a diffondere l’Islam, e se il loro marito dovesse cadere in combattimento verranno trattate con riguardo e rispetto in quanto mogli di un martire.

 
IL VIDEO REPORTAGE
Nel video, girato da una donna, si può vedere la vita delle donne a Raqqa sotto il controllo delle milizie dello Stato Islamico.

Immagine di copertina da NYP

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