Le prostitute nigeriane che pagano l'affitto del marciapiede

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-08-21

Un canone dai 100 ai 250 euro al mese: la denuncia di Save the Children

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Le ragazze nigeriane che vediamo spesso prostituirsi sulle nostre strade sono costrette a pagare perfino l'”affitto” periodico del marciapiede sul quale si prostituiscono, a un canone che va dai 100 ai 250 euro. E’ quanto denuncia Save the Children nel suo dossier “Piccoli Schiavi Invisibili” pubblicato oggi. Le adolescenti nigeriane, le più coinvolte nel fenomeno della tratta, giungono nel nostro paese prevalentemente via terra, transitando da Niger, Libia e attraversando poi il Mediterraneo. A convincerle con l’abbaglio di grandi guadagni e il sogno di diventare parrucchiere, modelle o lavorare come babysitter o commesse sono spesso un uomo o una donna chiamati “sponsor” o “trolley”, che le accompagnano fino al paese di destinazione oppure ne organizzano i passaggi di paese in paese.
prostitute nigeriane
Il loro sfruttamento inizia prestissimo, sin dal transito in Niger. Raggiunta la Libia vengono rinchiuse in guest house dove sono costrette a prostituirsi per mesi prima della partenza per l’Italia. Qui, per coloro che arrivano via mare, la tappa è solitamente Napoli, dove avviene la compravendita delle ragazze che non hanno già una destinazione prefissata. Per quelle che arrivano in aereo invece la meta è solitamente Torino. Le ragazze vengono quindi consegnate a una sfruttatrice nigeriana in loco, la mamam, che da questo momento in poi gestirà le loro vite, stabilendo quando e dove debbano prostituirsi per ripagare il debito contratto dalle famiglie per il viaggio, una cifra fra 30 e 60 mila euro, che vincola le ragazze a prostituirsi per 3-7 anni e a lavorare a ritmi intensissimi e per pochi euro. Se le ragazze si ribellano è la stessa maman a usare violenza fisica e psicologica nei loro confronti, oppure il suo fidanzato. “Lo sfruttamento e le costrizioni a cui sono sottoposte queste adolescenti sono talmente intense da rendere difficilissima la loro uscita dal circuito della tratta” sottolinea Carlotta Bellini di Save the Children Italia. “E’ necessario rafforzare la rete delle ‘case di fuga’ che sono uno degli strumenti principali del nostro sistema di protezione delle vittime di tratta, stroncare il traffico nei paesi di origine e in Italia intensificare il contrasto all’intero sistema di sfruttamento, anche attraverso le unità di strada. E’ quindi di assoluta necessità l’adozione del Piano Nazionale d’Azione contro la tratta di esseri umani che includa fondi specifici per il supporto ai minori vittime di tratta”.

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