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La risposta di Laura Boldrini alle accuse del Fatto sui soldi alla colf
neXtQuotidiano 24/03/2021
Ieri Laura Boldrini aveva spiegato avrebbe replicato in merito alle accuse del Fatto. Oggi la sua risposta è stata pubblicata dal quotidiano
Qual è la risposta di Laura Boldrini alle accuse del Fatto? Ieri la Dem aveva anticipato a Adnkronos che avrebbe replicato in merito all’articolo di Selvaggia Lucarelli aveva riportato la versione di due donne, le sue ex colf e assistente parlamentare, a proposito delle mansioni svolte e delle somme pagate per i loro servizi. “Ho visto, purtroppo; e sto preparando una nota ufficiale per rispondere a una ricostruzione dei fatti che non risponde alla realtà delle cose e per replicare”. Oggi la riposta della deputata è stata pubblicata dal quotidiano.
La risposta di Laura Boldrini alle accuse del Fatto sui soldi alla colf
Ecco quanto scrive la Boldrini:
In riferimento a quanto pubblicato ieri sul vostro giornale in un articolo a firma di Selvaggia Lucarelli, dal titolo “Maltrattate e mal pagate. Donne contro la Boldrini”, vorrei avanzare le seguenti precisazioni. Riguardo la mia ex collaboratrice domestica, Lilia, stiamo trovando un accordo per formalizzare la chiusura del rapporto di lavoro, purtroppo con un ritardo da me non voluto ma causato da una difficoltà oggettiva a contattare la persona del Caf referente della vicenda. Il punto è che ci sono delle discrepanze da verificare sui saldi finali del Tfr da me già versato per ogni anno di lavoro. Dunque è in corso una verifica, che sta terminando, da parte della mia commercialista e del Caf. Questi raffronti si rendono abitualmente necessari quando si conclude un rapporto di lavoro regolare, com’è stato quello tra Lilia e me. Per quanto riguarda la mia collaboratrice alla Camera, Roberta, la cui retribuzione corrispondeva a criteri stabiliti dall’amministrazione della Camera, devo dire che ha svolto un buon lavoro in anni intensi e complessi, sempre manifestandomi la volontà di voler far parte della mia squadra, nonostante le difficoltà logistiche che doveva affrontare ogni settimana, venendo da Lodi, e che io stessa fin dall’inizio le avevo fatto presente. Per questo sono rimasta stupita e dispiaciuta nel leggere quanto da lei dichiarato, visto il rapporto che si era sviluppato con lei. Alla luce di quanto spiegato, penso sia comprensibile l’amarezza provata anche nel leggere il titolo che mi indicava come una persona che maltratta e mal paga le donne
“Sono davvero dispiaciuta: si tratta di due collaboratrici valide, in ambiti ovviamente totalmente diversi – sottolineava Boldrini a Adnkronos – E mi aspettavo da loro che, se ritenevano che ci fosse con me qualche problema, me ne parlassero direttamente e non tramite un giornale, tutte due insieme poi… Mi pare che abbiano fatto ricorso a un metodo quanto meno improprio, che lascio agli altri giudicare e commentare”. Selvaggia Lucarelli risponde alla replica della deputata spiegando che per Lilia “Il rapporto di lavoro con la colf è terminato 10 mesi fa,
risulta dunque poco realistico che in tutto questo tempo non sia stato possibile contattare il commercialista
del Caf e che la ex collaboratrice domestica si sia dovuta rivolgere a un avvocato, sebbene la si stesse cercando da quasi un anno”. Sulla collaboratrice invece la giornalista spiega che a suo avviso Boldrini le avrebbe potuto almeno dare il rimborso spese.
Ma cosa aveva scritto il Fatto Quotidiano con Selvaggia Lucarelli? Vediamo: “A maggio dello scorso anno ho dovuto dare le dimissioni perché la signora, dopo tanti anni in cui avevo lavorato dal lunedì al venerdì, mi chiedeva di lavorare meno ore, ma anche il sabato. E io ho famiglia, dovevo partire da Nettuno e andare a casa sua a Roma, per tre ore di lavoro. Io sono andata al patronato, ho fatto fare da loro i calcoli. La sua commercialista mi ha detto che mi contattava e invece è sparita. Alla fine, tramite l’avvocato messo a disposizione dal patronato, ora siamo in contatto, mi faranno sapere. Io comunque la signora non l’ho mai più sentita, non la volevo disturbare. Mi dispiace perché non sono tanti soldi, circa 3.000 euro, forse è rimasta male che non abbia accettato di andare il sabato. Io ero dispiaciuta”. A parlare con il Fatto Quotidiano è Lilia, una collaboratrice domestica moldava. La signora in questione, per la quale la domestica lavorava, è per l’appunto Laura Boldrini, l’ex presidente della Camera che ha sempre impostato la sua politica sulla difesa delle donne, delle minoranze, degli stranieri, dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici più fragili.
Ma Lilia non sarebbe stata l’unica ad aver avuto problemi di lavoro con la Boldrini, sempre secondo quanto scrive il Fatto. Anche Roberta, la sua ex collaboratrice parlamentare racconta al quotidiano diretto da Travaglio di mansioni che esulavano dai propri compiti contrattuali. “Ho lavorato due anni e mezzo con la Boldrini – riferisce – posso dire che ho tre figli, partivo il martedì alle 4.30 da Lodi per Roma, lavoravo per tre giorni 12 ore al giorno, dalla mattina presto alle nove di sera. Per il resto lavoravo da casa, vacanze comprese. Guadagnavo 1.200 / 1.300 euro al mese, da questo stipendio dovevo togliere costi di alloggio e dei treni da Lodi. Ero assunta come collaboratrice parlamentare e pagata quindi dalla politica per agevolare il lavoro di un parlamentare, ma il mio ruolo era anche pagare gli stipendi alla colf, andarle a ritirare le giacche dal sarto, prenotare il parrucchiere. Praticamente facevo anche il suo assistente personale, che è un altro lavoro e non dovuto. Dovevo comprarle trucchi o pantaloni. Lei ha una casa a Roma, quando rimaneva sfitta io portavo pure gente a vedere l’appartamento o chiamavo le agenzie immobiliari”.
“A maggio, finito il lockdown – prosegue Roberta – ho chiesto di rimanere in smart working anche perché ho tre figli, di cui uno che si era ammalato seriamente che doveva essere operato. Di treni poi ce n’erano pochi e costosissimi. Lei mi ha risposto che durante il lockdown con lo smart working avevo risparmiato. A un certo punto parte del suo staff aveva pensato di fare una colletta per pagarmi i treni. Ho dato le dimissioni sfinita. Chiede di essere eletta perché dice che la sua politica tutela le donne e poi chi lavora con lei non si sente tutelata. Io mi sentivo senza più autostima. Tutti i giorni scrive post sui bonus baby-sitter o sui migranti in mare, poi però c’erano situazioni non belle in ufficio. O capricci assurdi, in piena notte magari chiamava urlando. Poi magari non ti parlava per due giorni. Io credo che ritenga un privilegio lavorare con lei, questo è il problema. Chiarisco però che alcuni dipendenti li tratta bene, specie chi la adula o chi si occupa della comunicazione, perché quello è il ramo che le interessa di più”