Attualità
L'attacco del Corriere della Sera ai grillini sui vaccini
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2015-10-20
Il più grande attacco a mezzo stampa al MoVimento 5 Stelle portato dall’editorialista del Corriere. L’argomento principe sono i vaccini: «Il mondo che crede a congiure e complotti universali, che ha nel web la sua platea universale, è nemico giurato dei vaccini. Grillo ne è una sorta di pontefice dall’8 settembre del 2007 allorché al Vaffa day lanciò la sua prima invettiva contro queste misure di profilassi dalle malattie infettive»
È l’attacco più virulento a mezzo stampa contro il MoVimento 5 Stelle quello che Paolo Mieli, ex direttore ed oggi editorialista del Corriere della Sera, sferra oggi dalla prima pagina del quotidiano. «Vaccini e falsi complotti: il caso Cinquestelle» è il titolo dell’articolo in cui Mieli comincia rammaricandosi che dal palco di Imola i 5 Stelle non abbiano compiuto una Bad Godesberg contro i cospirazionisti che sono nel DNA del loro movimento.
L’attacco del Corriere della Sera ai grillini sui vaccini
Il riferimento è al congresso dei socialdemocratici tedeschi del 1959 nella piccola città poco distante da Bonn, dove il partito abbandonò l’ideologia marxista per aprirsi la via del governo. Così, dice Mieli, avrebbe dovuto fare il MoVimento per sbarazzarsi dell’«ideologia complottista» che non si addice a chi aspira ad entrare a Palazzo Chigi. La questione che solleva Mieli è relativa ai vaccini e al complottismo “della rete”, che a suo dire vede nel MoVimento 5 Stelle la sua rappresentanza e giustificazione:
Il mondo che crede a congiure e complotti universali, che ha nel web la sua platea universale, è nemico giurato dei vaccini. Grillo ne è una sorta di pontefice dall’8 settembre del 2007 allorché al Vaffa day lanciò la sua prima invettiva contro queste misure di profilassi dalle malattie infettive. Resta agli atti una proposta di legge dei suoi seguaci (il 23 luglio 2013, qualche mese dopo essere entrati in Parlamento) per boicottare i vaccini. La proposta si richiama a «recenti studi» che avrebbero «messo in luce collegamenti tra le vaccinazioni e malattie specifiche quali leucemia, intossicazioni, infiammazioni, immunodepressioni, mutazioni genetiche trasmissibili, malattie tumorali, autismo e allergie». I «recenti studi» non sono mai stati identificati a meno che non ci si riferisse alla gaffe della rivista The Lancet che pubblicò una «ricerca» di Andrew Wakefield tesa a mettere in relazione il vaccino contro il morbillo e l’autismo. Il British Medical Journal dimostrò che l’articolo di Wakefield era inzeppato di prove false e The Lancet fu costretta a ritirarlo. Una vicenda di fine anni Novanta che non consente adesso di parlare di uno «studio» e nemmeno «recente».
Mieli però va oltre. Spiega che i 5 Stelle hanno cavalcato tutte le ideologie complottiste di questi ultimi anni, a partire dalle scie chimiche:
È il caso di un altro cavallo di battaglia dei Cinque Stelle: le «scie chimiche» rilasciate da aerei non meglio identificati. Di Battista e Carlo Sibilia (responsabile Cinque Stelle per l’educazione, per lui lo sbarco degli americani sulla Luna è stato «una farsa») diedero credito alla teoria secondo cui queste misteriose entità aeree avrebbero prodotto nell’aria «irrorazioni» di «lunghi e appiccicosi filamenti che fluttuano nel cielo». Paola Taverna fu più prudente: «Chi può escluderle?», domandò (sull’Espresso). Marco Zullo si impegnò a portare il caso a Bruxelles. Di Maio disse che interrogazioni dello stesso tenore erano state presentate anche da deputati del Pd. Se è per questo il primo a «far esplodere» in Parlamento il caso delle scie chimiche era stato, nel febbraio del 2011, Domenico Scilipoti.
Poi Mieli passa ai Bilderberg, e ricorda di quando l’ex candidato alla presidenza della Repubblica dei grillini avallò una teoria-bufala inventata da un falso testimone sull’omicidio Moro:
Sempre in tema di complotti, bersaglio unanime del movimento è il gruppo Bilderberg responsabile, secondo l’appena citato Sibilia, della strategia della tensione in Italia. Le prove, a suo dire, gliele avrebbe fornite il giudice Ferdinando Imposimato, lo stesso che in un libro ha «dimostrato» il pieno coinvolgimento di Francesco Cossiga e Giulio Andreotti nel rapimento e nell’uccisione di Aldo Moro (anche se poi il pm Luca Palamara si vide costretto a incriminare l’informatore di Imposimato, tale Giovanni Ladu: aveva inventato le «prove»). Monia Benini ha sostenuto che Goldman Sachs e JP Morgan finanziano i matrimoni gay per ottenere una massiccia riduzione della popolazione.
Tutte le fregnacce complottiste dei grillini in Parlamento
E poi passa in rassegna (con molte semplificazioni) tutte le figuracce dei grillini in Parlamento:
Tiziana Ciprini Cicchi ha «dimostrato» che la norma per poter dare al neonato il cognome della madre era riconducibile a un Nuovo Ordine Mondiale intenzionato a «demolire la cultura patriarcale ormai scomoda e pericolosa per il sistema». Davide Bono si è detto convinto che i filmati delle decapitazioni Isis fossero «un falso Usa per giustificare all’opinione pubblica i bombardamenti americani». Di Battista si è detto convinto che le guerre in Africa siano per lo più «combattute per il rifornimento idrico all’industria della carne». Tatiana Basilio ha accusato entità sempre misteriose di aver fatto sparire «prove schiaccianti» dell’esistenza delle sirene. Paolo Bernini godette di una qualche notorietà per aver rivelato a Ballarò che gli americani ci controllano con dei micro chip sottopelle. Qualche volta però nomi e cognomi sono stati fatti. Maurizio Buccarella, ad esempio, ha denunciato Pietro Grasso che disporrebbe sul suo banco di presidente del Senato di un tasto che gli consente di staccare il collegamento video quando c’è la diretta tv così da non far apparire sullo schermo i rappresentanti di Cinque Stelle. E in almeno una occasione il movimento ha avuto l’onestà di fare marcia indietro. È stato nel caso della proposta di legge, primo firmatario Filippo Gallinella, per uno stop all’importazione del grano «saraceno». Quando fu fatto loro osservare che la denominazione della spiga non aveva niente a che fare con l’area di provenienza e che quel grano non veniva da terre islamiche ma pur chiamandosi «saraceno» era prodotto qui in Italia, dissero che si era trattato di un «refuso» e che avrebbero corretto con «grano straniero». Bene così.
Ma il punto di tutto l’editoriale è la posizione del MoVimento sui vaccini, e sulla campagna di disinformazione denunciata dal ministro Lorenzin a proposito dei vaccini:
Quanto a noi, ci accontenteremmo che l’élite più informata dei simpatizzanti grillini si pronunciasse non già per mettere un freno a questa allegra combriccola di buontemponi ma per una radicale revisione limitata ai vaccini.
Ed è difficile dare torto a Mieli quando si ascolta Paola Taverna che blatera di “medicina preventiva” e vaccini, gettando in un gran minestrone i tagli alla sanità e i deliri dei complottisti sulle case farmaceutiche:
Ma forse Mieli non si è reso conto di un fatto puro e semplice. Il complottismo, che tutte le forze politiche hanno cavalcato a periodi alterni (vogliamo parlare dei complotti che vengono raccontati da “testimoni privilegiati ogni volta che un governo Berlusconi è caduto per la sua incapacità? Oppure tutte le volte che il premier Matteo Renzi se l’è presa con i Poteri Forti per non rispondere nel merito a una critica? E Matteo Salvini che parla del Piano Kalergi?) ha due funzioni fondamentali a cui è difficile rinunciare. In primo luogo porta popolarità, e basta leggere tutti i deliri che si scatenano nei commenti di neXt ogni volta che qui si cerca di spiegare che l’acqua calda è acqua calda e non c’è nessuna trama oscura dietro le bolle che si formano quando è ora di buttare la pasta per capire cosa spinge il politico di turno a cavalcarlo. Il secondo è più sottile ma anche più sintetico: anche i complottisti votano. I complotti portano click, voti, applausi, popolarità. E Mieli si sorprende se qualcuno li cavalca?