L’assessore leghista insultato (dai leghisti) per aver omaggiato Gino Strada

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-08-23

Marcato aveva ricordato Gino Strada, i leghisti lo hanno sommerso di offese. Lui però non rivede le sue posizioni e respinge l’atteggiamento dei suoi elettori

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Roberto Marcato, assessore allo Sviluppo Economico della Regione Veneto, è stato offeso per aver ricordato Gino Strada. Il suo post risale a prima di Ferragosto, giorno in cui ci lasciava uno dei protagonisti della scena italiana di inizio 21esimo secolo.

Un segnale se ancora servisse che alle volte ci si dimentica i meriti e si antepongono le folli ideologie ai fatti.  Marcato, meritevole assessore della giunta Zaia, ha mantenuto dritto il timone, prima di segnare come un solco la differenza tra le due correnti all’interno del Carroccio: la sua, quella veneta, e quella di Salvini, dei Durigon

L’assessore leghista insultato (dai leghisti) per aver omaggiato Gino Strada: la risposta

Trovo intollerabile la mancanza di pietà cristiana di fronte alla morte di una persona – ha risposto – Trovo intollerabile la violenza di alcuni commenti a questo post. Trovo intollerabile che si debba avere pietà solo per chi la pensa come noi“. L’assessore leghista ha spiegato sulle colonne de il Corriere la sua visione del partito e i suoi ideali, in parte ben diversi da quelli che oggi porta avanti Salvini nel testa a testa con Meloni e Fratelli d’Italia: “Io mi sono iscritto alla Lega nel 1992 perché era autonomista, nordista o meglio venetista, e antifascista“, ha raccontato.

Secondo l’assessore, quello della Lega di destra “è un cortocircuito tutto italiano“, dettato probabilmente dalle “posizioni nette, giustissime, sulla sicurezza e l’immigrazione” prese dal Carroccio. “Ma che c’entriamo noi col fascismo, il centralismo, il culto di Roma, il nazionalismo? Assolutamente nulla“, ha messo in chiaro Marcato. “Noi siamo alternativi alla proposta politica di Fdi, se uno ha certe idee, meglio vada lì o cerchi altri lidi, nella Lega non c’è posto“. E sulle parole di Durigon, che nell’immediato aveva definito un “colpo di sole“, ha puntualizzato ancora: “Un partito dal consenso vasto come la Lega deve tenere insieme tante sensibilità, anche con un dibattito interno vivace, ma Mussolini, quello no“.

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