Striscia e la vecchia storia dell’insulto sessista di Nicola Lagioia a Melissa Panarello

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-05-19

Una frase di venti anni fa è tornata alla ribalta alla vigilia dell’inizio del Salone del Libro di Torino. Ma la stessa scrittrice aveva già ricevuto le scuse e si era confrontata con lo scrittore

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Ci sono parole che sono pesanti come macigni che giustamente devono essere condannate e criticate. E questo è accaduto già 20 anni fa, quando Nicola Lagioia utilizzò epiteti sessisti riferendosi a Melissa Panarello, all’epoca una giovane scrittrice in rampa di lancio dopo la pubblicazione del suo primo romanzo autobiografico “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire”. Il tempo, però, lenisce le ferite e serve anche ai protagonisti per chiarirsi, scusarsi e ragionare da persone adulte affinché tutto ciò non si ripeta. Un caso che, dunque, si è esaurito molto tempo fa ma che oggi – proprio mentre il “Salone del libro di Torino 2022” è alle porte – è tornato in auge perché Striscia La Notizia ha deciso di realizzare un servizio su tutto ciò. Nonostante i chiarimenti e le scuse del passato.

Lagioia Melissa Panarello, il servizio di Striscia sulla frase sessista

Quella frase è stata scritta e detta e questo non può essere smentito dalla storia. Parole che hanno l’amaro sapore del sessismo e della volgarità:

“Con lei c’è una sola cosa da fare. La prendi. La metti a novanta appoggiata a un tavolo. Poi prendi Lolita di Nabokov. Strappi le pagine. Gliele infili una per una nel culo. Dopo un po’, per osmosi, qualcosa assimila per forza”.

E questo “giudizio” di Nicola Lagioia su Melissa Panarello fu anche oggetto di un post sul blog della giovane scrittrice in un articolo dall’emblematico titolo “Linciando Melissa” in cui venivano riportate tutte le parole negative (anche insulti) pronunciate da altri scrittori contro di lei.

Poi, dopo molti anni, è arrivata Striscia La Notizia che alla vigilia dell’inizio del Salone del Libro di Torino – di cui Nicola Lagioia è direttore – ha deciso di realizzare un servizio e di mandarlo in onda raccogliendo lo sdegno di alcune altre scrittrici e di donne del mondo della politica sempre molto attente al fenomeno degli episodi sessisti e di odio contro le altre donne. E, infatti, tra le intervistate dal programma satirico di Canale 5 troviamo Chiara Gamberale, Lidia Ravera, Simonetta Agnello Hornby e Laura Boldrini.

La risposta della scrittrice a Striscia

La diretta interessata non ha voluto replicare davanti alle telecamere di Striscia e dell’inviata. Secondo il programma satirico del pre-serale di Canale 5, questo “no comment” è figlio di una collaborazione che Melissa Panarello ha con la moglie di Nicola Lagioia (Chiara Tagliaferri) in un podcast che sarà presentato proprio al Salone del Libro di Torino. Ma la scrittrice e autrice di quel best seller nel 2003 che portò a numerose critiche, ha voluto smentire questa narrazione spiegando sui social cosa è realmente accaduto:

“Un anno fa una giornalista di Mediaset non meglio identificata contatta il mio agente per chiedergli se può farmi un’intervista sul sessismo nel mondo editoriale. Chiedo qual è la testata: Striscia la Notizia. Rifiuto garbatamente. Mesi più tardi, al termine di una mia presentazione al Salone del libro, vengo avvicinata da una troupe televisiva che mi chiede un’intervista. Non ho nulla in contrario, sono lì per promuovere il mio libro. La prima domanda che mi viene posta è se penso che nell’editoria ci sia sessismo: certo, dico, come in tutti i campi. E lei si è mai sentita discriminata? Chiede la giornalista. No, io non mi sono mai sentita discriminata perché ho sempre fatto quel che ho voluto e non ho ricevuto veti di nessun tipo. Neanche quando Nicola Lagioia le ha rivolto quella frase sessista vent’anni fa? Incalza lei. A quel punto chiedo con chi sto parlando, perché sento puzza di zolfo. Era Striscia la Notizia. Mi arrabbio furiosamente, perché io avevo rifiutato di parlare con quella testata. Mi scanso, dico che non voglio andare oltre e loro insistono, nel modo che tutti conosciamo: un agguato, bello e buono. Mi inseguono e mi braccano, una cosa violenta tanto quanto una battuta sessista. Ripeto loro che non mi pare il caso di parlare di sessismo con una trasmissione che ne è l’emblema, e scappo. Dopo essere fuggita da questa cosa orrenda, capisco cosa succederà: tutto verrà usato contro di me (oltre che contro Nicola, è chiaro, che cercano di colpire persino da un sondaggio farlocco). Diranno che non voglio parlare perché non voglio espormi, perché di mezzo c’è il direttore del Salone e perché sono sua amica e amica della moglie Chiara, con cui ho pure scritto un podcast. Lo so che lo faranno, perché quando cresci a pane e pop sai come funziona. Ieri hanno mandato in onda quel servizio tenuto nel cassetto per mesi, pronto da sfornare al momento più opportuno e non sapevo che avessero intercettato Chiara Gamberale, Laura Boldrini, Lidia Ravera per chiedere cosa ne pensavano di quella brutta e stupida frase: ovviamente ne pensavano il peggio. Delle mie battute tengono solo quella in cui dico che non mi sono mai sentita discriminata e la giornalista, con la faccia da furba, solletica le menti perverse dei telespettatori: Non ti sei mai sentita discriminata perché guai a pestare i piedi al direttore del Salone del libro e perché hai scritto un podcast con sua moglie? Usano verso di me vocaboli adatti a descrivere un’associazione a delinquere, parlano di omertà, di figuraccia, di opportunismo. Insomma: una violenza. I punti sono due: 1) Io non ho parlato perché non volevo parlare con Striscia. Ci fosse stato qualcun altro al posto loro lo avrei fatto senza problemi 2) che è il punto più importante: dopo quella frase, che ripeto è stata detta venti anni fa, io e Nicola abbiamo passato un anno o al massimo due a bisticciare, e poi a un certo punto abbiamo smesso perché fra le persone succede questo: si dicono sciocchezze, ci si fa anche del male, poi però si chiede scusa, l’altro capisce che le scuse sono sincere e si va avanti, e così io e lui abbiamo un rapporto di amicizia, stima e affetto, che oggi non metto in discussione (e soprattutto oggi, visti i feroci e ignobili attacchi). Mi rendo conto che a uno che scrive “Spero che con i soldi che guadagni ti ci comprerai le medicine” sotto la foto in cui abbraccio mio figlio di due anni questo concetto non riesca a passare, ma io so che è così. Usare il femminismo come arma per colpire è una cosa che solo chi è profondamente misogino può fare. Volete parlare di sessismo? Parliamone. Vengo sotto casa vostra e vi aspetto. Col microfono”.

Il caso Nicola Lagioia Melissa Panarello, dunque, si era chiuso diversi anni fa. I due avevano litigato, poi si erano chiariti con le scuse dello scrittore alla scrittrice. E quest’ultima sostiene che quello di Striscia La Notizia sia stato un agguato e il servizio trasmesso sia stato confezionato cancellando alcune frasi che avrebbero dato una connotazione differente alle parole pronunciate dalle altre donne intervistate. E lo spiega anche Chiara Gamberale:

“Mio malgrado mi ritrovo a partecipare a qualcosa che da sempre con tutta me stessa condanno, un linciaggio a freddo che in questo caso fra l’altro mi sembra davvero solo strumentale a non so che cosa: mi dispiace che non sia stato riportato tutto il mio lungo intervento, preso fra l’altro al volo mentre stavo per parlare a un convegno a Milano (non a Torino), e non mi dispiace perché Nicola Lagioia è “il direttore della più importante kermesse culturale d’Italia”, ma perché è un amico caro e una persona bella. Che, come tutti, lontano lontano nel tempo, può avere sbagliato, ma come pochi con tutta la sua vita e il suo lavoro dimostra quanto è a prescindere d’accordo con quello che di ovvio questo servizio sostiene”.

Ha senso, dunque, andare a rimestare in frasi pronunciate 20 anni fa per confezionare un servizio e mandarlo in onda? Ovviamente ci sarebbe stato spazio per un’analisi qualora i due protagonisti di tutto ciò non si fossero mai chiariti e la persona che ha pronunciato quella frase (che ribadiamo essere sessista e volgare) non avesse chiesto scusa. Ma i due avevano già seppellito l’ascia di guerra chiarendosi. Anni fa. Quasi venti anni fa.

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