Attualità
La vera storia dei numeri romani da cancellare nelle strade di Roma
neXtQuotidiano 24/07/2015
Chi ha deciso di cambiare i nomi delle strade di Roma togliendo i numeri romani, che oggi improvvisamente tutti amano? Marino? Dopo la tassa sui condizionatori e il proliferare dei velociraptor nelle periferie, il perfidone ha fatto anche questa?
Quel cattivone di Ignazio Marino ne ha combinata un’altra. Come ha raccontato il Messaggero, il perfido Marino «ha “licenziato” i numeri romani: dalle targhe alle bollette, addio alle tradizionali cifre dell’Impero», e ciò, come potete immaginare, causerà una serie di incredibili svantaggi ai romani, da oggi costretti a leggere “venti” invece del caratteristico “XX…e che cazzo vòr dì? Ah, giusto: venti” quando passano per via XX settembre. Ignazio “Crudelia DeMon” Marino ha infatti deciso d’imperio di rendere invivibile la città ai romani dopo avergli tassato i condizionatori e lasciato la periferia della Capitale in balìa dei velociraptor. Non è una vergogna?
LA VERA STORIA DEI NUMERI ROMANI CANCELLATI NELLE STRADE DI ROMA
L’articolo del quotidiano però ha qualcosa di strano. Comincia infatti così: «Di cosa si tratta? Di una piccola, grande svolta toponomastica, e se vogliamo culturale, per l’Urbe. Il provvedimento richiesto dall’Istat – e fatto proprio dalla giunta del chirurgo dem – serve a semplificare le cose, teoricamente». Ohibò, e adesso che c’entra l’Istat? Marino si è comprato pure quella? Dopo una piccola ricerca scopriamo infatti che l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato sul suo sito questa delibera dell’Istat: «PRECISAZIONI RELATIVE ALL’ATTIVITA’ DI INSERIMENTO E VALIDAZIONE DEI DATI TOPONOMASTICI (STRADARI E NUMERI CIVICI) IN ANSC, TRAMITE L’UTILIZZO DEL “PORTALE PER I COMUNI”». Lì si parla dei numeri romani, e si spiega:
Per le aree di circolazione che riportano date complete espresse con giorni, mesi e anno in numeri arabi, nella denominazione il giorno e l’anno sono registrati attraverso la numerazione naturale (1, 2, 3, ecc.), mentre il mese con caratteri alfabetici (gennaio, febbraio, ecc.). Es. VIA 18 AGOSTO 1944.
Per le aree di circolazione che riportano date o parte di esse espresse in numeri romani, nella denominazione i numeri vanno esplicitati: in lettere se è assente l’anno, ad es. Viale IV Novembre è scritto VIALE QUATTRO NOVEMBRE; in cifre se è presente anche l’anno, ad es. Via XVIII Agosto 1944 è registrato come VIA 18 AGOSTO 1944. Il mese è sempre scritto con caratteri alfabetici.
Per le aree di circolazione che riportano date composte solo da giorni e mese, nella denominazione il numero va esplicitato in lettere: ad es. Via 25 Aprile è scritto VIA VENTICINQUE APRILE.
Per le aree di circolazione che riportano date composte solo da mese e anno, nella denominazione il mese va esplicitato in lettere e l’anno in numeri arabi: ad es. VIA MAGGIO 1898.
Per le aree di circolazione che riportano la contrazione dell’anno (con o senza apostrofo), nella denominazione l’anno va esplicitato in cifre e in forma estesa, ad es. Via Italia ’61 è scritto VIA ITALIA 1861. L’unico caso escluso è la denominazione riferita a RAGAZZI DEL 99 il cui anno è scritto in forma abbreviata ma senza apostrofo.
E ADESSO CAMBIAMO I NOMI DELLE STRADE? E CHI PAGA? E GLI ZINGARI? EH? EH? EH?
Quindi, direte voi, adesso che l’Istat ha imposto al comune di cambiare le strade, chi paga? E gli immigrati che prendono 30mila euro al mese? No, calmatevi. La stessa circolare spiega a pagina 6 (o, se preferite, a pagina VI):
Per favorire i Comuni nello svolgimento delle attività richieste dalla circolare Istat n. 912/2014/P si indicano, di seguito, ulteriori chiarimenti in merito alle regole di standardizzazione ed alla corretta modalità di inserimento delle informazioni nello stradario comunale.
Il Comune deve deliberare le nuove denominazioni delle aree di circolazione in modo esteso, completo, distanziando le parole con un solo spazio e in caratteri maiuscoli (Esempio: VIALE ALESSANDRO MANZONI). Inoltre, le denominazioni inserite non dovranno contenere abbreviazioni, elementi puntati, segni di punteggiatura, evitando errori di ortografia o refusi di battitura.
Qualora il Comune rispetti le indicazioni suddette, si avrà una perfetta coincidenza tra la denominazione presente in delibera e quella presente nello stradario comunale, in caso contrario, l’adeguamento alle modalità tecniche indicate per la standardizzazione e la normalizzazione della “denominazione estesa”:
non rendono necessaria la sostituzione della cartellonistica stradale o delle targhe indicanti le denominazioni già deliberate non in forma standard. Tuttavia, nei casi in cui, per i più svariati motivi, sia necessario sostituire la preesistente cartellonistica, nelle nuove targhe deve essere indicata la “dizione estesa” dell’area di circolazione, anche se sintatticamente diversa da quella deliberata dal Comune;
non comportano la sostituzione delle carte di identità ai cittadini se non su richiesta. Alla scadenza naturale delle stesse, le nuove dovranno invece riportare l’indirizzo scritto in forma completa ed estesa.
Al fine di standardizzare le denominazioni deliberate dai Comuni, ciascun Comune deve provvedere, con una o più delibere anche di carattere cumulativo, ad adeguare le denominazioni esistenti già deliberate alle regole tecniche indicate dall’Istat, entro l’entrata in vigore di ANNCSU previsto dall’art. 3, del decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179. Le delibere relative alle nuove aree di circolazione o alla modifica della denominazione delle aree già esistenti devono necessariamente rispettare le regole tecniche sopraindicate.
Ogni variazione della toponomastica stradale o una revisione della numerazione (es. Via Giuseppe Verdi che diventa Via Giuseppe Mazzini) possono essere disposte d’ufficio in conseguenza di modifiche alla viabilità o al tessuto urbanistico. Tali modifiche devono comportare l’aggiornamento dell’informazione nei vari servizi del Comune (anagrafe, tributi, edilizia, urbanistica, ecc.). In questo caso l’avvio del procedimento è comunicato agli interessati ai sensi della Legge 7 agosto 1990, n. 241 e modifiche successive. Le stesse considerazioni di cui sopra sono valide per tutti i documenti ufficiali in uso presso il Comune che contengano dati toponomastici.
Insomma, a quanto pare non c’è da sostituire la cartellonistica da oggi e per sempre, rendendo impossibile la vita dei romani che da quel momento rischiano di perdersi per Roma. Le nuove aree rispetteranno la nuova dicitura, le vecchie si adegueranno soltanto quando ci sarà da sostituire una targa (campa cavallo…). Il tutto a causa di una decisione dell’Istat valida in tutti i comuni italiani. Quel Diabolik di Marino l’ha fatta franca un’altra volta. Ma in ogni caso non ha un alibi per l’11 settembre. Grrr, maledetto Ginko!
Foto da Twitter