La vera bocciatura di Marianna Madia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-04-02

Il professor Perotti su Repubblica: il suo non è un capolavoro scientifico, ma il problema è un altro: la fulminea carriera di alcune donne del PD

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Su Repubblica di oggi il professor Roberto Perotti parla del caso di Marianna Madia e delle accuse di plagio nella sua tesi sollevate dal Fatto Quotidiano in questi giorni. Perotti spiega che le accuse di aver “copiato” sono troppo severe nel caso del lavoro della ministra:

Nella tesi di Madia, tutti gli articoli da cui sono copiate delle parti vengono citati nel testo e nella bibliografia; d’altra parte, non tutte le parti copiate sono attribuite singolarmente. Per fare un esempio, un articolo di Madsen ampiamente ripreso viene citato solo due volte, ed in contesti ben lontani dalle parti copiate. Allo stesso tempo, una lettura integrale mostra che c’è uno sforzo di originalità nella ossatura della tesi: se avesse voluto evitare di lavorare, l’autrice avrebbe potuto copiare anche la sostanza.

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Marianna Madia e le fonti della tesi “copincollata” (foto da: Facebook)

È interessante notare che il severissimo professor Perotti non nasconde che quello di Marianna Madia non sia un capolavoro scientifico, criticando nel merito il lavoro e il suo metodo:

Il primo lavoro usa una metodologia econometrica già nota, ma la estende e la usa per investigare una domanda nuova e con dati diversi: una pratica comune e perfettamente accettabile. Nel presentare la metodologia, l’autrice cita gli autori originali due volte, ma avrebbe potuto essere più esplicita nel far capire al lettore che certe formule (e la loro spiegazione) erano derivate interamente da un altro lavoro. La prima parte del secondo lavoro consiste di un parallelo tra i mercati del lavoro italiano e danese.
Qui si concentra la maggior parte delle copiature: interi paragrafi presi da pubblicazioni non accademiche sui due mercati del lavoro. Questa è la parte più inspiegabile e ingiustificabile, anche perché non se ne capisce il motivo: sarebbe bastato un pomeriggio di lavoro per fare le cose correttamente. La seconda parte consiste in un esperimento economico di verifica dell’argomento principale. In un esperimento economico si chiede a degli studenti di prendere certe decisioni in un contesto economico simulato, e seguendo istruzioni precise.
Queste istruzioni seguono spesso protocolli in parte standardizzati, con variazioni più o meno significative rispetto ad esperimenti già condotti. Il lavoro della tesi modifica appunto un protocollo esistente, e ne riporta interi passaggi. Detto questo, nessuno dei due capitoli è un capolavoro scientifico. Nessuno è scritto bene. Ma questo è vero per decine di altre tesi, in tutte le università italiane; e nessuno nasce imparato.

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Alcune delle parti della tesi di Madia accusate di copincolla dal Fatto

Il punto però, secondo Perotti, è un altro e riguarda non solo Marianna Madia ma anche altre “donne del PD”, la cui fulminea quanto sospetta carriera ha alimentato l’ostilità nei loro confronti:

Parlate con la gente, ed emergerà una diffusissima indignazione per quella che è percepita come una carriera fulminea senza alcun apparente merito né competenza specifica. Berlusconi era convinto che bisognasse farla finita con i politici grigi e parrucconi, e riempì le liste e i talk show di giovani senza esperienza ma di bella presenza, convinto di poter vendere anche l’aria fritta purché ben infiocchettata. Il Pd lo ha ingenuamente scimmiottato. Le donne del Pd, soprattutto, dovrebbero chiedersi se vogliono continuare ad avallare con il loro silenzio una pratica di cui tanti parlano di nascosto ma che nessuno osa criticare in pubblico per paura di apparire sessista: ai talk show, nelle liste e nel governo, se possibile meglio mandare donne giovani e di bella presenza.
Ma a pagare questa pratica sono, inevitabilmente, le donne stesse, su cui si addensano sospetti di favoritismo anche quando sono brave. La stessa Madia potrebbe essere semplicemente vittima della inevitabile reazione a questo marketing infantile e scriteriato. Più che dalle virgolette mancanti, gli italiani sono offesi da quella «meravigliosa inesperienza» che i capi del partito le permisero di sbandierare senza ritegno quando la nominarono capolista nel 2008 e ministra nel 2014.

Leggi sull’argomento: La storia di Marianna e della tesi copincollata

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