La truffa della figlia del cardinal Ruini

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-01-20

Una fantomatica agenzia che avrebbe risolto il problema dei debiti per bollette non pagate o con Equitalia che operava a Roma: la titolare sosteneva di avere parentele quantomeno illustri anche se illegittime

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La storia la racconta oggi il Corriere della Sera Roma, e riguarda una fantomatica agenzia che avrebbe risolto il problema dei debiti per bollette non pagate o con Equitalia che operava a Roma: la titolare sosteneva di avere parentele quantomeno illustri anche se illegittime. Con il cardinal Ruini:

Ad attribuirsi il legame di sangue con l’ex presidente della Conferenza Episcopale Italiana è stata Barbara Pompei, sotto processo con l’accusa di truffa e falso in atto pubblico. Secondo la procura, i soldi consegnati da chi si è rivolto alla sua agenzia per ottenere considerevoli sconti anche su multe di Equitalia, telefono e gas sono spariti.

Sul banco degli imputati siede anche Paola Acquaviva, che deve difendersi dalle stesse contestazioni. Le somme sottratte alle sette vittime – assistite come parti civili dall’avvocato Vincenzo Comi – arriva a sfiorare i 10mila euro. Una cifra considerevole, considerando che le persone rivoltesi alle due imputate, tra il novembre del 2015 e il marzo del 2016, sono tutte in serie difficoltà finanziarie. Infatti il presupposto essenziale, sbandierato sul sito dell’agenzia, per bussare alla porta delle imputate è la certificazione di una crisi economica.

due milioni ruini
Corriere della Sera, 31 gennaio 2016

A risolverla a quel punto sarà la società in via Ponte della Catena, quartiere Centocelle, che si chiama «Centro nazionale del lavoro ufficio del Vaticano»_

«È la Santa Sede giuravano le due donne – ad ispirare l’iniziativa». Anzi, loro reclamizzano che il vero «regista» fosse proprio Ruini, vicario del Santo Padre per la diocesi di Roma tra il 1991 e il 2008. Come hanno riferito le vittime al pm Louella Santini, a riceverle è sempre stata Pompei. Che al primo colloquio teneva a precisare – secondo le testimonianze rese in aula – la sua parentela: «Sono la figlia illegittima di Ruini». Poi spiegava che per accedere agli sconti bisognava lasciare metà della somma da pagare. Ma nessuno, per l’accusa, ha mai sistemato le pendenze.

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