Attualità
La storia dello stupro di gruppo al centro sociale di Parma
neXtQuotidiano 15/03/2015
Cinque ragazzi accusati di violenza sessuale nei confronti di una ragazza al Collettivo Raf di via Testi: Libero chiede «l’aggiornamento dell’album di famiglia della sinistra». WTF?
Insieme a quella di David Raggi, un altro episodio di cronaca oggi è in risalto sui giornali di destra per strumentalizzazioni politiche. Quello di un presunto stupro di cui sono accusati cinque ragazzi di Parma in un centro sociale a Parma ai danni di una giovane all’epoca diciottenne. I fatti risalgono al 2010: i cinque ragazzi, che erano anch’essi maggiorenni all’epoca dei fatti, avrebbero stuprato la ragazza nell’allora sede del collettivo Raf in via Testi. A riportare per prima i fatti è stata la Gazzetta di Parma: il Giudice per le indagini preliminari ha infatti respinto l’arresto per i cinque ragazzi chiesto dal pubblico ministero Giuseppe Amara, ritenendo che il tempo trascorso fosse idoneo ad affievolire l’urgenza della misura.
LA STORIA DELLO STUPRO DI GRUPPO AL RAF DI VIA TESTI
La vittima non denunciò l’episodio, che sarebbe emerso grazie a una soffiata anonima. La ragazza frequentava spesso i componenti del collettivo e la loro sede, dove quella sera era in programma una festa. Ma lì, secondo la ricostruzione degli investigatori, sarebbe stata drogata a sua insaputa, poi sarebbero cominciate le violenze, a turno, forse riprese con un cellulare da uno dei presenti. Il mattino dopo la giovane si sarebbe risvegliata nel locale di via Testi con i vestiti strappati e tracce dei rapporti subiti, sarebbe uscita e con difficoltà avrebbe raggiunto la stazione ferroviaria per fare ritorno a casa. Oggi Libero racconta la storia, con la particolarità di definire la ragazza “un’adolescente” nel titolo di prima pagina, per poi invece definirla “appena diciottenne” nell’articolo (ma Libero è quello delle lezioni porno all’asilo di Trieste, bisogna avere pazienza):
Quel che è sicuro è che la vittima non ha mai sporto denuncia, tant’è vero che la vicenda sembra essere emersa soltanto in seguito a una delazione anonima. Secondo quanto riferito ieri dal quotidiano La Gazzetta di Parma, i cinque indagati avrebbero infierito con particolare brutalità sulla ragazza (la quale era forse stata drogata a sua insaputa) al termine di una festa svoltasi nei locali della Raf: locali che la vittima era solita frequentare, il che autorizza a ritenere che conoscesse bene coloro che si sarebbero poi rivelati i suoi aguzzini. Quando il mattino dopo si è risvegliata, pur essendo pienamente consapevole di quanto capitatole, la giovane si sarebbe diretta verso la stazione ferroviaria per fare ritorno a casa propria, nel Mantovano.
Casapound, invece, accusa direttamente Pizzarotti di aver «coccolato mostri»:
La storia ha assunto subito i connotati della polemica politica. «Se dovesse essere confermata la tesi dell’accusa per i cinque aguzzini la pena deve essere esemplare. E questi sarebbero i pacifici e democratici giovani di sinistra?», si domanda Fabio Rainieri, segretario nazionale della Lega Nord Emilia, che sollecita la sinistra a prendere una posizione. E la forzista Francesca Gambarini chiede di fare chiarezza su «quanto accade all’interno di queste realtà, da sempre ostili alle forze dell’ordine. In nome dell’ideologia occupano stabili illegalmente e non permettono a chi la pensa diversamente di manifestare il proprio pensiero. Se non hanno nulla da nascondere, aprano le porte alle autorità competenti».
QUESTIONI POLITICHE ED ELETTORALI
La vicenda è stata sin da subito strumentalizzata per fini politici. Secondo un quotidiano on line di destra, «ne risulterebbe un quadro inquietante, uno sfondo marcio di droga ed efferata violenza dietro le quinte di uno dei tanti gruppuscoli antifascisti della Penisola». Su Twitter c’è chi lega i fatti a un centro sociale da aprire al sud, con una logica un po’ contorta:
Mentre Casapound rievoca i bei tempi dei traditori del 1943, come se a essere accusati degli stupri fossero i partigiani:
Mentre Libero chiede un aggiornamento dell’album di famiglia della sinistra (e chissà cosa c’entra):
Finora, invece, non sono giunte dichiarazioni da parte di nessun esponente del centrosinistra. Una prudenza anche giustificabile, visto che prossimamente dovrà essere celebrato un regolare processo, ma è indubbio che gli indizi, nella circostanza, oltre a essere numerosi appaiono decisamente solidi, per cui sarebbe opportuno che il mondo progressista iniziasse a fare i conti con l’eventualità che, in uno dei sempre molto celebrati centri sociali «rossi» del nostro Paese, sia stata esercitata una delle forme di violenza più infami: la violenza sessuale di un branco di maschi nei confronti di una giovane donna indifesa. «È ora che anche la sinistra prenda una posizione», hanno proseguito Ranieri e Fiazza, «un conto è la battaglia ideologica, ben altre e differenti cose sono l’aggressione e lo stupro».
Dispiacerà a parecchi, ma è in effetti probabile che sia giunto il momento di procedere a un ulteriore aggiornamento dell’album di famiglia della sinistra. E quelle da inserire, purtroppo, non sono esattamente belle fotografie.
Il fenomeno della strumentalizzazione politica delle notizie di cronaca raggiunge così nuove vette di ridicolo.