La stepchild adoption per due mamme romane

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-03-13

Una nuova sentenza del Tribunale civile di Roma ha sancito il diritto al riconoscimento per una coppia di mamme romane che hanno avuto una figlia grazie alla fecondazione eterologa. Il PG ha rinunciato al ricorso in Cassazione

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Una nuova sentenza del Tribunale civile di Roma ha riconosciuto la stepchild adoption per una coppia di mamme romane che hanno avuto una figlia grazie alla fecondazione eterologa. La vicenda riguarda una coppia di donne, una giornalista e una scrittrice.

La stepchild adoption per due mamme romane

“Vivevo nel terrore che mi potesse accadere qualcosa o che potesse accadere qualcosa a nostra figlia. Vivevo nel terrore di non essere in grado di fare nulla: adesso, con questa sentenza, per quanto non si tratti di un’adozione piena, per quanto si sia dovuto ricorrere ad avvocati e tribunali per vedere riconosciuto un diritto fondamentale, adesso dopo quatro anni, posso finalmente respirare”, ha detto Rory Cappelli, giornalista, mamma non biologica commentando la sentenza. “La bambina che ho cullato, consolato, che ho visto crescere, che ha imparato a parlare anche assieme a me, che ho curato quando era malata – ha aggiunto Rory Cappelli in un comunicato diffuso dall’associazione Famiglie Arcobaleno -, che mi ha fatto commuovere perché con le sue manine mi faceva una carezza, la bambina che mi ha sempre chiamato mamma, adesso la mamma, l’altra mamma, ce l’ha per davvero, anche per lo Stato. Potrò stracciare la delega che mi permette di andare a prenderla a scuola. Potrò rifare i documenti, metterci anche il mio nome e partire con lei. Potrò esserle accanto senza che nessuno si possa domandare chi sono”. L’avvocato Titti Carrano, che assiste le due donne, ha fatto sapere che il pg del Tribunale dei minori ha deciso di non fare ricorso in Cassazione: un caso inedito: la sentenza di primo grado era “arrivata nel settembre del 2015 e depositata nell’ottobre successivo. Il procuratore generale del tribunale dei Minori aveva, però, fatto ricorso in appello ed oggi la vicenda giunge alla sua conclusione definitiva. Viene riconosciuta l’adozione di una bambina da parte della compagna attuale della sua madre biologica”.

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Cos’è la Stepchild Adoption: i precedenti (Corriere della Sera, 2 marzo 2016)

Marilena Grassadonia, presidente dell’associazione Famiglie Arcobaleno, ha mostrato soddisfazione per la sentenza: “Un nuovo passo in avanti, ma non dimentichiamo che la mancanza di una legge chiara che disciplini la genitorialità omosessuale nel nostro Paese impedisce a molti bambini nella stessa situazione di vedersi riconosciuti i loro diritti. Si sta creando nel Paese una situazione ‘a macchia di leopardo’ che non è degna di un Paese civile”. “Segnaliamo in particolare – prosegue Grassadonia – che in alcuni tribunali la situazione e’ bloccata da lunghissimi mesi e nessuna sentenza e’ mai stata emessa. La politica non dovrebbe ignorare che l’indeterminatezza delle leggi sta costringendo le nostre famiglie a una battaglia nei tribunali lunga e difficile per arrivare a ottenere tutele che la nostra Costituzione, come spiegato dalla Cassazione, già ci riconosce”.

Cos’è la stepchild adoption?

In poche parole la stepchild adoption è il riconoscimento, da parte di uno dei due coniugi, dei figli del coniuge (stepchild in inglese significa figliastro). In sostanza se i due contraenti l’Unione Civile (chiamarlo matrimonio sembra eccessivo ad alcuni) hanno dei figli la legge dà la possibilità di includerli nel nuovo nucleo familiare. Si tratta quindi di un’adozione sì, ma del figlio (o dei figli) del partner che smette così di essere “il partner” e diventa genitore (anche se non a tutti gli effetti). Questa eventualità è già prevista per le coppie eterosessuali dall’articolo 44 comma b della legge 184/83 del 4 maggio 1983 recante la Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori. In particolare l’art. 44 prevede che I minori possono essere adottati anche dal coniuge nel caso in cui il minore sia figlio anche adottivo dell’altro coniuge. Ed infatti il disegno di legge sulle Unioni Civili va a modificare proprio l’art.44; all’articolo 5 della legge di regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze si legge:

(Modifiche alla legge 4 maggio 1983 n. 184)
1. All’articolo 44 lettera b) della legge 4 maggio 1983, n. 184 dopo la parola «coniuge» sono inserite le parole «o dalla parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso».

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Non risulta che questa eventualità abbia aperto le porte all’utero in affitto per le coppie eterosessuali (che sono la maggioranza delle coppie che ricorrono all’utero in affitto). E soprattutto c’è da sottolineare che la pratica dell’utero in affitto è espressamente vietata dalla legge 40 sulla fecondazione assistita. Insomma la stepchild adoption serve allo scopo di tutelare i bambini che ci sono già, che sono già figli di uno dei due genitori che così avrebbero la possibilità di essere riconosciuti dinnanzi alla legge anche dal partner. Coloro che sono contrari alla stepchild adoption propendono per la soluzione dell’affido temporaneo che è una situazione ancora più precaria con la quale al compimento del diciottesimo anno d’età figlio e genitore per la legge ritornano ad essere due estranei senza alcun legame o vincolo familiare. Va notato che già di per sé la soluzione prospettata dall’Art. 5 della legge sulle unioni civili introduce una forma di genitorialità che molti definiscono “debole” perché è sottoposto (in virtù dell’Art. 55 della 184/83) alla disciplina dell’art. 300 del Codice Civile che dice che:

L’adottato conserva tutti i diritti e i doveri verso la sua famiglia di origine [315 ss.], salve le eccezioni stabilite dalla legge [87 n. 6, 7, 8, 9].
L’adozione non induce alcun rapporto civile tra l’adottante e la famiglia dell’adottato, né tra l’adottato e i parenti dell’adottante (1), salve le eccezioni stabilite dalla legge [468] (2).

La stepchild adoption non è una norma che legittima l’utero in affitto, anche perché questi bambini potrebbero anche essere venuti al mondo in maniera naturale. È stata pensare, invece, per tutelare soprattutto i bambini che vivono queste situazioni. La norma ha già tutte le tutele del caso per i minori e semplicemente prende atto che il concetto di famiglia può essere declinato in molti modi. Ci sono eterosessuali che hanno diverse famiglie, con figli da donne diverse, ci sono genitori omosessuali che hanno figli naturali nati da precedenti relazioni. Così come ci sono coppie etero e omo che non vogliono avere figli e coppie eterosessuali che purtroppo non ne possono avere. Ricordiamo che il modello di famiglia “naturale” composto da padre, madre e uno o più bambini non è un modello universale (cosa che invece l’aggettivo naturale farebbe supporrre). In altre parti del Mondo, in altre culture, in altre epoche esistono e sono esistite diverse forme di famiglia, ad esempio quella in cui è il fratello della madre (ovvero lo zio) a svolgere il ruolo sociale di “padre” mentre il padre biologico ha un ruolo diverso da quello della nostra società. Insomma l’importante non è stabilire cosa sia la famiglia ma capire che ci sono molti modi, legittimi, con cui le persone fanno la famiglia. E chi ha a cuore il benessere dei bambini dovrebbe essere il primo a capire che la stepchild adoption non è un attacco alla famiglia e che ha a che fare con qualcosa di più ampio delle Unioni Civili tra persone dello stesso sesso.

Leggi sull’argomento: Perché la Stepchild Adoption non c’entra nulla con le unioni civili

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