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La A.S. Renzi fa un'offerta per il cartellino di Pisapia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-06-10

L’intervista del segretario del Partito Democratico al Corriere della Sera: voto nel 2018, colpa ai grillini per la legge elettorale, rilancio dell’alleanza con l’ex sindaco di Milano. E sui fuoriusciti PD…

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Matteo Renzi rilascia oggi un’intervista al Corriere della Sera dove torna sul patto rotto per la legge elettorale e torna a rimandare al 2018 la data delle elezioni. Poi, come se fosse al calciomercato, torna a parlare di un’alleanza con Giuliano Pisapia e si mostra persino possibilista su un’alleanza con i fuoriusciti del Partito Democratico.

La A.S. Renzi fa un’offerta per il cartellino di Pisapia

L’intervista di Aldo Cazzullo comincia con l’interpretazione renziana del patto rotto sulla legge elettorale a partire dall’ormai famosissima fotografia dei franchi tiratori. Il segretario del Partito Democratico addossa tutta la colpa al MoVimento 5 Stelle e glissa sui franchi tiratori del Partito Democratico:

La legge elettorale non si farà più?
«Mi pare difficile, se la legge che ha in teoria il consenso dell’80% dei parlamentari va sotto al primo passaggio a scrutinio segreto. Dopo l’appello del Capo dello Stato, il Pd ha provato seriamente a scrivere insieme le regole del gioco. È evidente chi è stato a far fallire tutto».
I 5 Stelle negano: sono sempre stati a favore dell’emendamento.
«Non prendiamoci in giro. In commissione avevano votato contro. O l’accordo vale per intero, o salta».
Ci sono stati anche franchi tiratori del Pd.
«Sei o sette su 300. I grillini si sono mostrati attendibili sulla legge elettorale come lo sono sui vaccini o sulle scie chimiche. E pensare che una parte della classe dirigente li considera interlocutori affidabili…».

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Il termine della votazione – a scrutinio segreto – sull’emendamento Biancofiore


In realtà le cose sono andate diversamente da come sostiene Renzi. In primo luogo non è vero che il MoVimento 5 Stelle ha tradito un patto stretto in commissione su quell’emendamento, come dimostrano i verbali della commissione stessa. Secondariamente Renzi sostiene che i franchi tiratori del PD siano stati sei o sette mentre Franco Bechis su Libero ne ha contati almeno 18. In ultimo, come abbiamo spiegato in più occasioni, la foto non può provare alcunché perché il voto è proseguito e nella continuazione in molti hanno cambiato il proprio voto (perché dalla foto si vede la netta preponderanza del rosso e in seguito l’emendamento è invece passato), non c’è alcuna certezza che in seguito i deputati nominati da Libero, in buona parte sostenitori della mozione Orlando, non abbiano successivamente cambiato il loro parere, votando secondo le indicazioni del gruppo. Nessuna di queste obiezioni di merito è stata fatta nell’intervista. 

Matteo Renzi e il voto nel 2018

È però assolutamente comprensibile che Renzi tenti di evitare l’argomento franchi tiratori del Partito Democratico perché una polemica interna su questo argomento metterebbe in difficoltà il partito all’interno e farebbe cadere l’argomento “colpa dei 5 Stelle”; la verità è che il PD ha deciso di far saltare l’accordo perché la sconfitta sull’emendamento che riguardava il Trentino Alto Adige non faceva presupporre niente di buono per i successivi voti segreti, ovvero quelli, ben più cogenti, del voto disgiunto e delle preferenze. Più interessante è quanto Renzi sostiene riguardo l’alleanza con Pisapia:

Comunque si voterà con il proporzionale. E lei avrà bisogno di alleati. Pisapia?
«Alla Camera il premio al 40% consente di tentare l’operazione maggioritaria, anche se non è facile. Con le forze alla sinistra del Pd siamo alleati in molti Comuni dove ora si vota. Pisapia ha fatto per cinque anni il sindaco di Milano con il contributo fondamentale del Pd. Noi ci siamo; vediamo che farà lui».
Anche se c’è D’Alema?
«D’Alema è uscito dal Pd contro di me; non credo adesso voglia fare coalizione. Comunque non dipende dalle persone ma dai contenuti: tagli all’Irpef, periferie, lotta alla povertà, Jobs Act. Non ho niente contro i fuoriusciti. Credo però che alcuni faranno fatica anche a tornare alle feste dell’Unità; perché la nostra gente ha vissuto come una ferita il fatto che se ne siano andati non sulla base di un’idea, come nella tradizione anche nobile della sinistra, ma sulla base di un atavico odio ad personam. Da ultimo mi sono sentito fare la morale perché non sostengo Gentiloni da gente che nel 2013 non l’avrebbe neanche candidato, e ora non gli vota la fiducia».


Nell’ordine, la questione della candidatura di Gentiloni è andata in maniera leggermente diversa da come racconta Renzi, anche se nei fatti è vero che l’attuale premier venne candidato nei posti riservati a Renzi da Pierluigi Bersani, che aveva vinto quelle primarie. Poi il segretario del PD torna a parlare dell’alleanza con Pisapia perché, se la legge elettorale non viene modificata, torna la possibilità di raggiungere il 40%: insomma, un accordo che si fonderebbe su un alto spirito di idealità. C’è da segnalare che ieri Pisapia non ha chiuso alla possibilità di allearsi con Renzi: “Se davvero vuole la coalizione di centrosinistra, faccia le primarie. Poi vediamo chi le vince”, ha spiegato il fondatore del Campo progressista, Giuliano Pisapia, intervenendo alla festa di Radio Popolare. Per l’ex sindaco di Milano, passare nuovamente dal voto degli iscritti è l’unico modo per suggellare un’alleanza. Ma la sfida delle primarie con Pisapia non sarebbe così facile come quella con Orlando ed Emiliano. Infine, Renzi parla degli ex PD usciti dal partito prima del Congresso, e – fateci caso – nell’intervista non dice che lui non li vorrebbe, ma che il popolo della sinistra non li accetterebbe dopo lo strappo e che sarebbe difficile per loro rientrare. Una porta non del tutto chiusa, insomma. Magari se chiedono scusa si può fare anche questo… D’altro canto anche Rosato qualche giorno fa aveva aperto a un’alleanza post-voto con D’Alema & Co.

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