La rivolta nel centro di accoglienza di Cona

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-01-03

Una ragazza muore nel Centro dopo aver atteso per ore l’ambulanza. I migranti per protesta bloccano gli operatori nella struttura. Intorno alle 2 li rilasciano. E sui social network parte il pogrom. La notizia non è la morte della donna ma la conseguente rivolta: «Morire in un centro d’accoglienza ci sta, ribellarsi proprio no. Buongiorno Italia»

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Rivolta nel centro di prima accoglienza di Cona, in provincia di Venezia, dove alcuni migranti hanno bloccato all’interno della struttura 25 operatori che si occupano dei richiedenti asilo per alcune ore. Solo l’intervento dei carabinieri e della polizia ha consentito di riportare la calma. Intorno alle 2, secondo quanto si apprende da RaiNews24, gli operatori sono stati fatti uscire. La rivolta sarebbe scoppiata in seguito alla morte di una ragazza della Costa d’Avorio all’interno del centro. Alcuni migranti, lamentando ritardi nei soccorsi, avrebbero dato inizio alla protesta che si è protratta per diverse ore, arrivando a bruciare alcuni scaffali. La struttura di Cona, e’ una ex base missilistica e oggi ospita circa un migliaio di migranti.

Sandrine Bakayoko e la rivolta nel centro di accoglienza di Cona

La ragazza si chiamava Sandrine Bakayoko, aveva 25 anni e veniva dalla Costa d’Avorio. Era arrivata in italia il 30 agosto 2016 ed era ospitata nel centro di prima accoglienza di Cona in attesa di avere una risposta alla sua richiesta d’asilo. Il malore finito in tragedia. «Un malore che non le ha lasciato scampo — spiegano dalla Cooperativa — si è sentita male la mattina mentre era in bagno e non si è più ripresa». La giovane donna si sarebbe sentita male in doccia intorno alle 7 e l’ambulanza che l’ha portata via intorno alle 15 non sarebbe riuscita a salvarla. «La prima ambulanza non ha potuto portarla via ed è dovuta arrivare una seconda ambulanza ma per lei era troppo tardi. La ragazza è morta 5 minuti dopo essere partita con la seconda ambulanza», dice uno dei profughi al Corriere della Sera. Al 118 hanno risposto a una richiesta di intervento proveniente da Cona alle 12.50, un’ambulanza è arrivata sul posto dieci minuti dopo e la donna era ancora nel locale adibito alle docce. Successivamente è arrivata una seconda ambulanza con medico a bordo. Ma la ragazza era ormai morta. All’arrivo i sanitari l’hanno trovata riversa in bagno priva di conoscenza. Subito sono iniziate le manovre rianimatorie e il trasporto al Pronto Soccorso piovese, dove però è arrivata priva di vita.
centro prima accoglienza cona sandrine bakayoko

Le fake news sul centro di accoglienza di Cona

In una nota diramata in serata dalla prefettura si legge che «alle ore 12.48 è giunta alla Centrale Operativa del Suem 118 di Padova una richiesta di soccorso per una giovane donna (25 anni) di nazionalità della Costa d’Avorio, trovata dal compagno riversa in bagno priva di conoscenza, presso il Centro di Accoglienza e Assistenza di cittadini stranieri richiedenti la protezione internazionale, sito in località Conetta del Comune di Cona. Stante la gravità della situazione, la Centrale Operativa attivava, sia l’equipaggio dell’ambulanza di stazionamento nel Comune di Cavarzere, sia l’automedica dell’Ospedale “Immacolata Concezione” di Piove di Sacco. I sanitari giunti tempestivamente sul posto, hanno prontamente iniziato le manovre rianimatorie e trasportato la donna al Pronto Soccorso piovese, dove, purtroppo è arrivata priva di vita. Poiché non è nota la dinamica dei fatti accaduti all’interno del Centro di Accoglienza prima del sopraggiungere del personale sanitario e, al fine di accertare le cause del decesso, la salma rimane a disposizione dell’Autorità Giudiziaria». La notizia ha cominciato a girare nella notte, ma già stamattina sui social network si parla della rivolta senza però segnalare che è stata scatenata dalla morte di una ragazza, ma si parla solo di generiche proteste di insoddisfatti:


Insomma, la situazione è esattamente questa:
centro prima accoglienza cona sandrine bakayoko 0

Il centro di prima accoglienza di Conetta

Il centro di prima accoglienza di Conetta era stato già al centro di polemiche per le condizioni della struttura. È gestito dalla cooperativa Ecofficina. Nel gennaio 2016 si era verificata un’altra protesta con «una lunga serie di lamentele sulle loro condizioni di vita: freddo, soprattutto durante la notte, mancanza di acqua calda per lavarsi, scarsità di docce e servizi igienici, cibo insufficiente e nessun cambio di vestiti disponibile, carenza di medicinali e di assistenza medica». Una delegazione dell’Associazione Giuristi Democratici nell’aprile scorso aveva visitato il centro e diramato un comunicato sulle condizioni dei profughi:

All’interno della base, riferisce una degli avvocati della delegazione, vengono rispettati i parametri imposti dalla Prefettura, ma questo non basta a rendere le condizioni accettabili per la permanenza, che è sempre più prolungata per gli ospiti del centro.
I delegati riferiscono che le stanze sono piccole, con tre letti a castello e una finestrella ciascuna, non ci sono altri arredamenti, armadi o sedie dove sistemare le proprie cose. La struttura muraria in generale è degradata e la parte migliore paradossalmente è quella dei tendoni, dove vivono comunque in centinaia.
I servizi non hanno neanche la parvenza di essere decenti e un avvocato dei delegati commenta facendo un paragone con i campi profughi che ha visto in Turchia: sono meglio organizzati del c.a.s. veneto.
Non ci sono spazi dedicati alla vita collettiva e la cooperativa non offre attività ricreative o educative. Ancora più importanti se si pensa alla collocazione del centro d’accoglienza: la zona, infatti, è isolata e lontano da tutto e i ragazzi vivono in una condizione di isolamento forzato anche potendo uscire dalla base.
“Quello dell’ex base di Conetta è un chiaro esempio di accoglienza disfunzionale, sia per gli ospiti che per gli abitanti ospitanti”, dichiara Luana Zanella, esponente dei Verdi.
A dimostrazione di quanto siano difficili le condizioni di vita, la delegazione ha avuto anche notizia di molti ricoveri psichiatrici e addirittura di due T.S.O.. La permanenza nel centro porta i soggetti più deboli all’esasperazione e questa notizia fa pensare che anche l’assistenza medica e psicologica sia estremamente carente.
Nonostante le promesse del Prefetto Cuttaia, che qualche mese fa dichiarava la diminuzione degli ospiti, e le smentite sulle cattive condizioni di vita, il centro continua ad essere un ammasso indegno di persone e le condizioni non sono migliorate, anzi.
È inaccettabile che esseri umani in fuga da situazioni spaventose e con trascorsi traumatici siano costretti a vivere in un posto come Cona, senza un’accoglienza degna e percorsi d’integrazione adeguati. Finché la gestione sarà questa l’accoglienza invece di essere un diritto sarà più che altro una violazione.

Proprio ieri il neo prefetto di Venezia, Carlo Boffi, anche nel suo ruolo di cooridnatore regionale delle prefettura, aveva spiegato che “Conetta deve sostenere un peso rilevante, per cui spero di riuscire ad alleggerire la presenza in questa zona, vedendo se e’ possibile una distribuzione diversa”. Quello delle migrazioni, ha aggiunto, “e’ il problema dei problemi, per l’Italia e l’Unione europea, un fenomeno biblico estremamente complesso, anche perche’ il nostro Paese ha il problema di essere una piattaforma sul mare e quindi non si possono tecnicamente chiudere le nostre frontiere. E il problema vero e’ quello legato al rimpatrio delle persone irregolarmente presenti sul territorio, essendo necessari degli accordi internazionali specifici”.

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