Il video di Pelazza sulle armi all'ISIS è falso?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-10-07

La Procura di Sarajevo sostiene che i due uomini che appaiono nel servizio del programma di Italia Uno non sono trafficanti ma due tossicodipendenti. Che alla polizia hanno confessato di essere stati pagati da per interpretare la parte. Ma Luigi Pelazza, autore del servizio, ribadisce: è tutto vero

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Domenica 2 ottobre le Iene hanno mandato in onda un servizio di Luigi Pelazza che da Sarajevo spiegava in che modo le armi utilizzate dai terroristi dell’ISIS per gli attentati compiuti sul territorio dell’Unione Europea riescono ad arrivare in Europa senza essere intercettate dalle forze dell’ordine. L’inchiesta di Pelazza però, tra AK47, fucili di precisione e bombe a mano è troppo bella per essere vera secondo la Procura di Sarajevo che ha identificato i due contatti bosniaci che hanno procurato le armi a Pelazza.
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Ho fatto due etti di AK 47, lascio?

Sulla provenienza delle armi utilizzate per gli attacchi di Parigi e di Bruxelles da qualche tempo si sospetta possano essere arrivate dai paesi dell’ex-Jugoslavia; lo scriveva Ludovic Lamant su questo pezzo pubblicato in Italia da Internazionale. Ma è un sospetto dovuto soprattutto al fatto che dopo la disgregazione della Jugoslavia quelle aree sono diventate uno dei centri del mercato illegale delle armi, questo perché ogni volta che finisce un conflitto le armi utilizzate vengono generalmente rivendute altrove. Non ci sono però studi a riguardo e nemmeno gli inquirenti belgi hanno determinato l’esatta provenienza delle armi utilizzate per gli attentati portati a termine dai cittadini belgi in Francia. Luigi Pelazza era riuscito invece a trovare il contatto di alcuni individui che si erano offerti di fare da intermediari. I due “contatti” di Pelazza sarebbero andati dal trafficante di armi e sarebbero tornati con la merce da far provare alla Iena in incognito che avrebbe potuto decidere se acquistarla o meno in tutta sicurezza, garantendo l’anonimato del venditore. La telecamera nascosta delle Iene ci mostra le fasi di acquisto di un Ak-47, di qualche centinaio di munizioni per un prezzo stracciato: 600 euro. Pelazza infatti aveva lasciato intendere di voler acquistare un vero e proprio arsenale quindi i venditori gli hanno subito applicato lo sconto da grossisti. Il trafficante spiega infatti che il prezzo al dettaglio del Kalashnikov è di 2.500-3.000 euro. Come lo sa? «Ne ho venduto un sacco in Olanda», dichiara con malcelato orgoglio.
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Pensate che coincidenza, giusto qualche settimana fa aveva portato “in Europa” due furgoni con 100 AK 47. A saperlo prima Pelazza si risparmiava il viaggio. In Olanda poi le armi vengono vendute un po’ a tutti: turchi, marocchini, africani; insomma terroristi e trafficanti di droga (che viene usata per pagare i Kalashnikov). Il genio del crimine scovato dal Pelazza poi riporta la droga in Bosnia come se niente fosse (il che non ha molto senso visto che è più redditizio spacciarla in Europa).

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“Esperti” trafficanti maneggiano armi cariche con la nonchalance di un novellino

Ma il Pelazza è proprio fortunato, il suo amico gli trova anche una glock, una pistola spesso mostrata nei video del gruppo Stato Islamico (te vedi che fortuna) e addirittura un fucile da cecchino “di quelli usati nella guerra” (dai tristemente noti cecchini di Sarajevo) che però sembra più che altro un Mauser K98, usato in tutt’altra guerra. Serve altro? Magari una bomba a mano, una cosa da borsetta.
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Terroristi per caso

La Procura di Sarajevo però ha preso sul serio il servizio delle Iene e ha rapidamente identificato i due uomini Davor Jarcevic e Nermin Sejdic che appaiono nel servizio del programma di Italia Uno. Non si tratta di trafficanti ma di due tossicodipendenti registrati, persone estremamente indigenti che alla polizia hanno confessato di essere stati pagati da Luigi Pelazza per interpretare la parte dei trafficanti di armi. La polizia ha anche identificato e ritrovato alcune delle armi che si vedono nel servizio e poiché il servizio tv ha danneggiato l’immagine della Bosnia Erzegovina, per ciò che riguarda la lotta al terrorismo, la Procura ha informato della vicenda le competenti autorità italiane per ulteriori procedimenti.
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Qualcuno su Facebook si era accorto che nemmeno i trafficanti sembravano sapere come tenere in mano un’arma. Interrogato da East Journal sulla vicenda che in Bosnia sta creando parecchio scalpore Pelazza ha confermato che quello che si vede nel video è tutto vero e ha spiegato che ha cinque ore di girato che dimostrano il contrario:

Abbiamo in totale cinque ore di registrazione, e diremo chiaramente che siamo pronti a mandare il tutto alla Procura della Repubblica bosniaca, se ce ne farà richiesta. Quelle cinque ore sono la testimonianza del fatto che non è una messinscena. Se lo fosse stata, allora avremmo dovuto concordare ogni parola detta in quelle cinque ore, ed è inverosimile.

Oppure in quelle cinque ore di filmato tutti stanno recitando a braccio. Ma per Pelazza a mentire sarebbero quindi i due “trafficanti“, ovviamente allo scopo di evitarsi un’accusa più pesante come quella di traffico d’armi internazionale.

Certo, evidentemente lo hanno detto per scagionarsi. E manderemo il prossimo video senza copertura, così tutti potranno vedere di che si tratta. Accadde già anni fa in Perù, anche in quel caso delle persone arrestate dissero di essere state pagate per farlo. Noi gli facemmo vedere l’intero girato e tutto si chiarì. La domanda è come fa un Pm a prendere per vera una dichiarazione rilasciata così, senza ulteriori prove? Almeno prima si chiedano informazioni anche a noi, si facciano le debite verifiche, si visioni l’intera registrazione

Il riferimento è ad un servizio che andò in onda nel 2010 che le autorità peruviane sostennero all’epoca essere un falso. Domenica prossima le Iene manderanno in onda la seconda parte dell’inchiesta di Pelazza, per dimostrare che invece è tutto vero.

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