Attualità
La marijuana a chilometro zero
neXtQuotidiano 09/10/2016
Nel 2016 i sequestri di piante sono triplicati rispetto all’anno scorso. Le cosche fanno crescere le piante sul territorio che controllano
La Stampa racconta oggi in un articolo a firma di Gabriele Martini dell’incremento registrato dalla Direzione centrale dei servizi antidroga del ministero dell’Interni dei sequestri di marijuana coltivata in territorio italiano. Il primato è a Trapani con oltre 26mila piante sequestrate da gennaio ad agosto. Poi ci sono Napoli, Siracusa, Reggio Calabria e Catanzaro. Spesso la marijuana cresce su terreni demaniali, si comincia a seminare a inizio aprile e dopo due mesi le piante sono pronte per il primo raccolto, che va essiccato per venti giorni prima di essere pronto per la vendita.
Solo il valore delle piantagioni sequestrate quest’anno si aggira sul miliardo di euro. Ma per ogni campo di marijuana scoperto dalle forze dell’ordine, almeno altri dieci sfuggono ai controlli. La Direzione Nazionale Antimafia, nell’ultima relazione annuale al Parlamento, stima che il quantitativo sequestrato di cannabis sia di almeno 10/20 volte inferiore a quello consumato. L’inchiesta “Monte Reale”, conclusa martedì scorso con 16 persone arrestate nel Palermitano, ha svelato come i boss di San Giuseppe Jato avessero investito nella marijuana per sopperire alla crisi di liquidità. «La piantiamo sotto le prugne», assicuravano gli agronomi di Cosa nostra intercettati al telefono. Al Sud, in questa stagione, si va avanti al ritmo di quasi un blitz al giorno. Sicilia, Calabria, Sardegna e Puglia: il 29 settembre i carabinieri scoprivano centinaia di piante di cannabis tra i vigneti a Cerignola. Poca cosa rispetto alle 180mila sequestrate tre giorni prima nelle campagne foggiane, dove i narcos locali avevano destinato sei ettari alla coltivazione di cannabis.
L’intenzione è quindi quella di intensificare la marijuana prodotta a chilometro zero per sopperire alle difficoltà generate dall’Albania, dove le autorità combattono l’importazione illegale di cannabis da Tirana, primo fornitore per tanti anni dei “consumatori” italiani.