La Lega di Schrödinger che è contemporaneamente dentro e fuori dall’euro

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-19

Ogni volta che qualcuno nella Lega fa una dichiarazione sull’euro i giorni successivi vedono andare in scena lo spettacolo di altri leghisti che dicono l’esatto contrario dando ovviamente la colpa ai giornalisti che inventano virgolettati o estrapolano frasi dal loro contesto. Perché la Lega ha così paura di uscire-non uscire dall’euro?

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«La questione Euro non è in discussione. Non è possibile che un paese esca dall’Euro. Che poi ci siano da mettere a posto altre cose, assolutamente sì». Così parlò Massimo Garavaglia, deputato della Lega ed ex viceministro dell’Economia del Conte 1 che  poco fa all’interno di Radio anch’io ha ribadito l’ennesima posizione della Lega sull’uscita dell’Italia dalla moneta unica. Si tratta della quarta dichiarazione sul tema di un esponente della Lega su un’eventuale italexit.

La Lega di Schrödinger che è contemporaneamente dentro e fuori dall’euro

Il balletto sull’uscita dall’Euro o dall’Unione Europa è una delle specialità della casa. Ogni tanto succede che qualcuno dica che non è più in discussione, e il giorno dopo arriva puntualmente una smentita da parte di chi invece ritiene sia ancora un tema centrale per la Lega. E così via fino a che il “dibattito”, tutto a colpi di dichiarazioni e interviste sui giornali, si affievolisce. Qualche giorno fa era stato il numero due della Lega Giancarlo Giorgetti a dire che l’uscita dall’Euro non era più una priorità: «No. Noi non vogliamo uscire. Ma non siamo più i soli a dire che molto deve cambiare. Per due ragioni: i trattati sono stati scritti in un’altra era geologica; l’epoca Merkel si avvia a conclusione».

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Il giorno dopo ci aveva pensato Matteo Salvini a mettere le cose di nuovo in chiaro dicendo «O l’Europa cambia o non ha più senso di esistere. Gli inglesi hanno dimostrato che volere è potere. O si sta dentro cambiando le regole oppure come ha detto un pescatore che ho incontrato ‘ragazzi allora facciamo gli inglesi’. O regole cambiano o è inutile stare in una gabbia che ti strangola» e dando così il proverbiale contentino ai no-euro duri e puri del suo partito che come al solito erano in subbuglioEd infatti sarà poi il senatore Alberto Bagnai a trovare la sintesi hegeliana tra le due ipotetiche posizioni dicendo in un’intervista rilasciata il 17 febbraio che non esiste nessun duello dentro alla Lega e che chi mette in giro certe notizie ha tutto l’interesse a spaccare la Lega e «a farci litigare con Fratelli d’Italia».

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Insomma è tutta colpa della stampa, dei giornalisti e dei giornaloni che continuano ad inventare notizie inesistenti. Eppure le dichiarazioni di Garavaglia e Giorgetti sembrano essere molto vicine a quelle di quel Salvini che in un’intervista ad Annalisa Chirico disse cose come «l’euro è la moneta che c’è e nessuno la mette in discussione adesso anche perché farlo da soli sarebbe un enorme problema» e anche «siamo in questo contesto e rimaniamo in questo contesto. Non penso ad Italexit per intenderci»E la stessa cosa la disse pure un’euroscettica DOC come l’europarlamentare Francesca Donato e prima ancora Massimilano Romeo.

I no euro della Lega alle prese con le dichiarazioni di Giorgetti, Salvini e Garavaglia

E Alberto Bagnai e Claudio Borghi? Durante una presentazione del libro di Bruno Vespa Salvini disse «Alberto Bagnai e Claudio Borghi hanno entrambi idee condivise da tanti economisti e premi Nobel, ma nessuno di noi mette in discussione l’appartenenza all’Unione europea e non sono immaginabili scelte unilaterali sulla moneta, anche se non c’è dubbio che l’euro abbia favorito la Germania e danneggiato l’Italia. Stiamo cambiando le regole mettendo al centro il concetto di sovranità nazionale».

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Carta canta, dice il vecchio adagio. E i No-Euro della Lega picchiettano il dito sul programma di governo della Lega per le politiche del 2018 nel quale – come abbiamo scritto più volte – si chiede il ritorno allo stato delle cose precedente al trattato di Maastricht, ovvero il trattato istitutivo dell’Unione Europea. Un modo per dire che non è l’Italia a dover uscire dall’euro ma semmai è tutta l’Unione Europea a dover abbandonare il trattato di Maastricht. Una richiesta legittima, ma che non tiene conto che la modifica unilaterale dei trattati non è contemplata. E che quindi suona un po’ come la classica supercazzola.

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Naturalmente si può continuare a sostenere questa necessità, che è un po’ come dire che si vuole cambiare l’Europa dall’interno invece che uscirne (ma questo lo vogliono fare tutti). Ma bisogna anche avere il coraggio di dire che alle ultime europee (maggio 2019) la Lega non ha presentato un programma (nel senso che non esiste un programma scritto e consultabile) e non ha mai detto che il piano era quello di tornare ad un’Europa pre-Maastricht, Salvini ha fatto invece altre promesse, assai vaghe e lontane dai “progetti concreti” di riforma. Come minimo questo deve avere una qualche forma di significato politico. E si può anche dire che è colpa dei giornali che seminano zizzania. Quando però a precisa domanda Ma nel team dell’economia della Lega ci sono ancora Borghi e Bagnai, fautori dell’uscita dall’euro. Tenete il piede in due staffe? Giorgetti risponde «Io sono il responsabile degli Esteri della Lega. E se dico che non usciamo, non usciamo. Punto». Quando quell’intervista e quel virgolettato non vengono smentite è sempre più difficile parlare di trappolone dei giornali che pur di vendere qualche copia si inventano delle non-notizie.

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Non resta che far altro quindi che prendersela con Di Martedì che ha osato elencare cosa succederebbe in caso di uscita unilaterale – che abbiamo imparato che nemmeno i No-Euro della Lega vogliono visto che si deve “tornare allo stato pre-Maastricht” – dalla moneta unica con un ritorno alla Lira. Sono fatti noti, ampiamente discussi, ai quali finora prestigiosi no-euristi hanno opposto fumosi “piani B”.  Oppure quella genialata dei Mini-Bot (curiosamente anche su quelli Giorgetti aveva bonariamente preso in giro il collega Borghi). Perfino l’onorevole Claudio Borghi ebbe a scrivere che per un paese dell’area euro l’uscita dalla UE avrebbe significato il default. Oggi invece sono i giornalisti – al solito – a mentire. Non resta allora che consolarci con la spiegazione classica: fa tutto parte del grande piano per uscire dall’Euro. Oppure molto più prosaicamente, quando la Lega è all’opposizione lancia due messaggi: uno per rassicurare tutti quegli imprenditori che l’uscita dall’euro non la vogliono ma che vogliono votare per Salvini. L’altro per tenere a bada gli elettori no-euro. Ognuno poi sente solo quello che gli interessa. E guai a discuterne, l’eurista ci ascolta.

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