Fatti
La grande cagnara di Sinistra Italiana su Roma
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2015-11-09
Fassina auspica il sostegno del nuovo partito al candidato 5 Stelle di Roma. Zaccagnini, ex grillino transitato in SEL, fa sapere che la sua è una posizione personale. SEL Roma invece ci starebbe. D’Attore intanto candida direttamente Fassina sindaco. Ed è soltanto il primo giorno!
È appena nata e già è d’accordo su tutto. È stata presentata ieri al Teatro Quirino la Sinistra Italiana, e oggi l’intervento ad Agorà di Stefano Fassina, che ha prefigurato la possibilità di un’alleanza con il MoVimento 5 Stelle, ha movimentato una giornata politica morta. «Con il Pd di Renzi siamo alternativi. Ma non perché ci sta antipatico Renzi, con loro c’è un confronto ma c’è anche una competizione. E non precludo neanche la possibilità di sostenere un candidato del Movimento 5stelle se sul piano programmatico è più compatibile con la nostra idea di sviluppo di una città. Vogliamo stare sui programmi», ha detto Fassina. «Salvini e Berlusconi sono i nostri principali avversari e ieri a Bologna dovrebbe essersi capito perché. Noi vogliamo portare al voto un pezzo largo di popolo democratico che in questo anno e mezzo è stato abbandonato dal Pd».
La grande ammucchiata della Sinistra Italiana
La parte divertente della storia è che Adriano Zaccagnini, tra gli aderenti alla nuova formazione di Fassina e fuoriuscito grillino, non ha gradito molto. «Sostenere il M5S a Roma al secondo turno non è la posizione concordata da Sinistra Italiana. Sinistra Italiana avrà un suo candidato sindaco e punta a vincere. Ora non parliamo di alleanze. Stare sui programmi è certamente quello che più ci interessa e alcune posizioni del M5s sono vicine alle nostre, ma non bisogna dimenticare, in una città come Roma, che il M5s, se è a quelle percentuali, vuol dire che incorpora in sè una parte consistente della destra e anche di CasaPound. Il m5s è la cosa grigia e al suo interno c’è del nero”, ha fatto sapere dopo. “L’antifascismo rimane per Si (Sinistra Italiana) un caposaldo, cosa che nessuno può rimettere in discussione. Possiamo invece discutere col M5S partendo da un riconoscimento comune che mi pare al momento non ci sia, ma che continueremo a cercare. Senza un ragionamento condiviso in Sinistra Italiana e nel processo costituente con Possibile, questa rimane la personale posizione di Fassina e non un orizzonte condiviso della Sinistra“, spiega il deputato. “Preferirei che Fassina non si sovraesponesse al gioco della personalizzazione della politica, autocandidarsi a Roma e offrire il suo pacchetto di voti al m5s apre le stesse contraddizioni che critica nel Pd dell’uomo solo al comando. Lo sta cominciando a fare anche lui. Il Pd è in una fase di crisi, ma anche di trasformazione e grande opportunità per modificare alcune delle politiche che impone al paese e che non condividiamo. Il nostro compito come Sinistra è quello di condizionare o ricostruire il campo del centrosinistra e non di frammentarlo rischiando di aiutare la destra, in qualsiasi partito o movimento si annidi. Il profilo di autonomia programmatica che stiamo costruendo ci aiuterà certamente in questo”, conclude Zaccagnini. E Pippo Civati? Facendo sapere che non aderirà a SI, dice che l’ideona tutto sommato non è male: “Ragionamento suggestivo. Temo che a Roma pensino di vincere da soli, quindi non credo che si verificherà. A Roma, se giocassero un leader nazionale, i 5 Stelle vincerebbero a mani basse. Potrebbero avere paura di vincere a Roma. Puntano tutto sul 2018, senza confrontarsi con nessuno di noi perché vogliono fare ‘all in’ sul 2018. Secondo me – conclude – non è molto responsabile”.
“Fassina ha descritto un fatto oggettivo: è già successo che elettori di sinistra al ballottaggio abbiano autonomamente deciso di votare un candidato 5 Stelle perché quello renziano considerato troppo di destra…”, ha invece fatto sapere all’ADNKRonos Alfredo D’Attorre sulla possibilità di appoggio ai 5 Stelle. Detto questo “noi puntiamo sui nostri candidati e se a Roma riusciamo a mettere in campo una candidatura credibile, vicina alle periferie e al mondo del lavoro, come quella di Stefano Fassina, sono convinto che potremmo essere noi ad andare al ballottaggio”. Il segretario romano di SEL Paolo Cento ha apprezzato l’uscita di Fassina: «Sono pronto a incontrare pubblicamente il M5s, a discutere di programmi in una assemblea pubblica, via streaming. E’ un interlocutore serio con cui discutere, ma vanno create le condizioni, che ora non ci sono: uno degli obiettivi è contrastare il ritorno della destra. Se la provocazione di Fassina serve a ‘stanare’ il M5s su una discussione pubblica, io sono pronto; Sel e M5s sono state le uniche forze politiche che non hanno firmato l’autoscioglimento del Consiglio per garantire la trasparenza di questa crisi politica». Ma secondo Cento ora la sinistra deve pensare a «un proprio candidato laico, popolare e di sinistra che parli a un campo vasto», con l’obiettivo di raggiungere il ballottaggio. A quel punto, se le condizioni saranno quelle auspicate, sarebbe possibile un patto in funzione anti-destre con i pentastellati ma «solo se c’è un accordo di reciprocità, che è sostanziale».
La banalità del Valium
Ovviamente i grillini hanno chiuso subito il discorso: “Il Movimento 5 Stelle concorrerà con una unica lista, non faremo ammucchiate o alleanze, neanche con Fassina. Le alleanze non fanno parte della nostra indole. Se Fassina dice che è pronto a sostenere il M5s noi siamo contenti che ci sia un riconoscimento del nostro lavoro, ma è una posizione che assume lui. Conosce benissimo, come tutti, le regole del Movimento Cinque Stelle”. E la consultazione online dei 5 Stelle avrà come candidati i consiglieri comunali e municipali (una di queste ha già vinto a Milano). Dal gran numero di parole spese si capisce che Fassina poteva intendere un appoggio al ballottaggio al candidato grillino in funzione anti-destra, e quindi forse la polemica è partita con il piede sbagliato. Anche perché se si comincia una discussione sul secondo turno già prima del primo turno significa dire ai propri elettori che si candiderà un candidato di bandiera. E così si brucia anche la possibilità di candidare Ignazio Marino, che in città, secondo quanto rivelavano i sondaggi, ha ancora un buon 10% di sostenitori. Il che potrebbe significare, a tanti mesi dal voto, un buon punto di partenza. Ma Sinistra Italiana ha già cominciato a litigare. Come nella migliore tradizione.